lunedì 29 maggio 2017

"Il santo è di tutti ma in troppi lo strumentalizzano"

ROMA. «Oggi il francescanesimo affascina molte persone. E allora, per legittimarsi, si cerca di usare il nome del Santo di Assisi nelle occasioni più svariate». Così Pietro Messa dell'ordine dei frati Minori, preside della Scuola superiore di studi medievali e francescani della Pontificia università Antonianum, sulle dichiarazioni di Beppe Grillo sui 5 stelle «veri francescani».
Padre Pietro, cosa ne pensa della marcia dei 5Stelle e delle dichiarazioni del loro leader?
«Bisognerebbe forse chiederlo agli organizzatori della Marcia della Pace Perugia-Assisi, nata nel 1961 con Aldo Capitini, se il fatto che il M5S abbia scelto il loro stesso percorso venga percepito come un'usurpazione, o se si riconoscano in questa nuova marcia. San Francesco è di tutti: c'è chi lo rispetta e chi invece lo usa in diversi modi, dal turismo alle logiche di potere o di partito».
Ad esempio?
«Già i reali di Savoia, a metà '800, lo usarono per l'unificazione d'Italia. Coniarono l'espressione "Il più santo degli italiani, il più italiano dei santi" che poi fu ripresa anche da Mussolini nel centenario della morte del santo, nel 1926".
Ma se un politico oggi volesse rifarsi a San Francesco, cosa dovrebbe fare?
«Ci dovrebbe essere una cortesia nel linguaggio, evitando espressioni squalificanti, aggressive e insulti. Poi, un atteggiamento molto caro al poverello di Assisi è quello di essere "ministro", al servizio delle persone: dovrebbe prendersi cura delle famiglie bisognose, dell'ambiente, dell'economia, della concordia sociale. Sempre usando il metodo della cortesia».
Una visione reale oppure utopica?
«C'è stato Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, assiduo frequentatore di Assisi e altri santuari francescani, sottosegretario del ministero del Lavoro con Alcide De Gasperi. Ma anche Aldo Moro, che per un periodo a Roma era solito andare a messa alla Basilica di Sant'Antonio in via Merulana. Oggi c'è papa Francesco: anche se il suo è il più piccolo del mondo, come capo di Stato esercita la propria funzione politica in perfetta linea con il messaggio francescano».
Che relazione deve esserci tra politica e religione?
«È doveroso che i politici italiani abbiano uno sguardo verso l'aspetto religioso. Oggi la globalizzazione, il terrorismo islamico e l'interculturalità hanno ricadute sia sulla politica che sulla religione. D'altra parte, una religiosità matura non può non prendersi cura della realtà e della Politica con la P maiuscola. Una fusione che non deve, però, diventare confusione».
Camilla Orsini

(la Repubblica 22 maggio)