venerdì 26 maggio 2017

“La democrazia non è una questione di leggi elettorali”

«Idioti di tutto il mondo unitevi. Chiamate pure "inutili" gli studi del latino e del greco. Non avete capito niente. Il pensiero classico oggi non è solo utile, è necessario per la nostra democrazia». In Sala Gialla è Cacciari show. Non vola una mosca anche perché il filosofo, appena prende parola, rimette subito al suo posto un importuno fotografo che lo sta deconcentrando: «Adesso ho iniziato a parlare io e smette lei, va bene?». La platea si gela. Si incolla ai seggiolini, occupati fino all'ultimo posto utile. Cacciari è al Salone del Libro per presentare «Ianus», il festival della Cultura classica che partirà a Torino dall'autunno, col sostegno di Treccani, e sarà un'immersione nella lingua e nel pensiero classico greco e latino per scoprirne la sorprendente attualità.
Cacciari si cala nella parte. Vola subito altissimo, salta qua e là, dal 430 a.C. all'Italia di oggi, che non ha mica ancora deciso se essere erede del demos dei greci, che riuniva cittadini della stessa terra con lo stesso sangue, o del populus dei latini, che fondava lo Stato sull'utilità, cioè sul patto di rispettare le stesse leggi. Le 600 persone restano appese alle parole del filosofo veneziano come davanti a un giallo di Netflix. Cacciari teatralizza, cita Tucidide e si immedesima in Pericle per spiegare alla folla perché della democrazia noi, in fondo, non abbiamo capito niente. «In che senso la democrazia ha ancora un senso? - instilla il dubbio -. Certo non perché siamo qui a disquisire della legge elettorale».
Vola al V secolo a.C. e, anche se le premesse sono chiare («I classici vanno rivitalizzati, sennò è come andare a trovare i parenti morti»), tradisce un velo di nostalgia per i «veri capi democratici» di allora. Arringa: «Gli ateniesi erano giustamente egemoni in Grecia perché erano tutti filosofi e amanti del bello». Qualcuno in sala si chiede se sia impazzito. Lui surfa sull'etimologia delle parole e svela la sua ricetta: «Gli ateniesi erano tutti philosofountes, dal calzolaio al politico, animati dalla curiosità di informarsi criticamente in prima persona. E amanti del bello, che non significa andare ai musei, ma produrre qualcosa di utile e bello per la propria comunità». In assenza di questo si resta «una moltitudine, come noi siamo, e non un popolo. La democrazia è poca cosa, anzi forse non ce ne facciamo nulla».
Letizia Tortello

(La Stampa 19 maggio)