venerdì 12 maggio 2017

LISBONA DIDOBBEDISCE ALLA TROIKA E VINCE

UN VIAGGIO IN PORTOGALLO, ricco di sorprese, mi riaccende la curiosità per la geografia: nelle carte e nei mappamondi è scritto il nostro destino?
Se anche voi amate Lisbona forse la vostra passione cominciò dalla letteratura: Antonio Tabucchi, Fernando Pessoa, José Saramago. Oppure per voi il colpo di fulmine ebbe inizio dal cinema, Lisbon Story di Wim Wenders (1994) o i capolavori di Manoel de Oliveira, che continuò a dirigere quasi fino alla morte a 106 anni (compreso l'ultimo film interpretato da Mastroianni, Viaggio all'inizio del mondo). Io avevo frequentato la capitale quando abitavo a Parigi. Mancavo da 18 anni. Una parte del suo fascino era legato all'atmosfera malinconica, come quella che emana dal fado, musica nata dai canti delle mogli nelle lunghe assenze dei naviganti. L'ho ritrovata gioiosa, ben restaurata, pulita, piena di ottimismo. L'occasione era un incontro coi lettori: i miei libri sono tradotti in portoghese, e la mia casa editrice locale, con l'Istituto italiano di Cultura e l'università economica Iseg, mi ha invitato a tenere delle conferenze. Il Portogallo fu uno dei paesi più duramente colpiti dalla crisi economica; dovette chiedere aiuto alla cosiddetta troika (Commissione europea, Bce, Fondo monetario) e quella impose la solita cura demenziale a base di feroci tagli su salari e pensioni. Due anni fa la sinistra vinse le elezioni e cominciò la terapia inversa, sfidando Berlino e Bruxelles. Forse oggi il Portogallo è l'unico paese dove la sinistra non è in crisi. In confronto alla disintegrazione o allo smarrimento dei vari partiti democratici e socialisti, dall'America all'Inghilterra, dall'Italia alla Francia, Lisbona è in controtendenza. La coalizione di socialisti comunisti e radicali al governo ha aumentato le pensioni minime e i salari più bassi. Ha ridotto le tasse sul ceto medio-basso e aumentato quelle sui ricchi. L'economia è ripartita, l'euforia è percepibile. L'aiutano afflussi esterni. Uno è il boom del turismo, anche per la paura di attentati che svuota le destinazioni nordafricane e mediorientali. Poi c'è la trovata singolare che è l'esenzione decennale dall'Irpef offerta ai pensionati europei che trasferiscono in Portogallo la residenza. Esenzione legale, consentita dall`Europa. La comunità italiana si sta allargando a vista d'occhio.

Altre cose mi hanno impressionato, accendendo una nuova passione per le carte geografiche. Il piccolo Portogallo (dieci milioni di abitanti) ha una cultura straordinariamente cosmopolita, una "testa globale", una classe dirigente di livello internazionale. Sono alcune delle eredità del suo impero, che cominciò a crescere mezzo millennio fa, quando navigatori portoghesi come Vasco da Gama e Bartolomeu Dias gareggiavano con i nostri nell'era delle grandi scoperte. Affacciato sull'Atlantico, il Portogallo era già pronto a sfruttare la grande svolta storica, lo spostamento del baricentro dal Mediterraneo ai vasti oceani. Come gli antichi fenici, i portoghesi furono grandi esploratori, mercanti, guerrieri. E missionari. L'impronta di quel minuscolo paese si estese a Goa in India e Macao in Cina. Conquistò territori giganteschi, dal Brasile all`Angola al Mozambico. Nonostante le turpitudini del colonialismo, i legami economici e culturali rimangono forti. I portoghesi sono tutt'altro che provinciali, essendo parte di un'area linguistica che ingloba il Brasile e pezzi d'Africa, e si sente a casa in Estremo Oriente. A New York un portoghese, Antonio Guterres, è il nuovo segretario generale dell'Onu dopo esserne stato l'alto commissario per i profughi. Nelle mappe c'è una vocazione: dai vicoli stretti e ripidi di Lisbona, i portoghesi da molte generazioni hanno imparato a spingere lo sguardo lontano.
Federico Rampini

(Il Sabato 29 aprile)