lunedì 26 giugno 2017

Africa
Investimenti e alleanze ecco il piano del G20. Berlino in prima linea

«Chiamiamolo Piano Merkel, non Piano Marshall» sorride Alassane Ouattara, il presidente della Costa D'Avorio, e qualche timido applauso si leva dalla platea del G20 per l'Africa. L'iniziativa berlinese dimostra la serietà d'intenti del governo tedesco, che ha voluto porre lo sviluppo in Africa al centro della propria presidenza del summit dei Grandi. In piena sintonia, ha ricordato ieri Paolo Gentiloni, con il G7 italiano. Non c'è argomento su cui Berlino e Roma siano più concordi: aiutare un continente in crescita demografica esponenziale - entro il 2050 la popolazione sarà raddoppiata a 2,5 miliardi - significa anche prevenire migrazioni di massa verso l'Europa. Soprattutto perché è una popolazione giovane: «ricordiamoci - ha detto Merkel - che l'età media in Germania è 43 anni, in Niger o in Mali è 15».
Per la cancelliera «servono iniziative che parlino non tanto dell'Africa ma con l'Africa». E «se c'è troppa disperazione in Africa, è ovvio che i giovani si cercano un'alternativa». Le ha fatto eco Gentiloni — era a Berlino per la concomitante presidenza italiana del G7 — che ha messo in evidenza come «per affrontare con efficacia il problema delle migrazioni occorra sostenere uno sviluppo duraturo e stimolare gli investimenti nei Paesi d'origine». Anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato da Berlino come lo sforzo sia di «renderla la principale destinazione delle partnership bilaterali».
D'altra parte, come ricorda l'organizzazione umanitaria One, proprio l'invecchiamento rapido delle società europee creerà un crescente fabbisogno di forza lavoro. Entro il 2050, per scongiurare il collasso economico, l'Europa avrà bisogno di 100 milioni di migranti, circa 2,5 milioni all'anno. L'Africa va vista anche come un'opportunità.
Soprattutto, anche le organizzazioni umanitarie ammettono ormai che la chiave per il futuro dell'Africa è il coinvolgimento dei privati. Come ha riconosciuto il presidente del Ruanda Paul Kagame, «se gli aiuti tradizionali sono utili, non potranno mai essere sufficienti per uno sviluppo duraturo». E dunque il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha spiegato come «il "Compact con l'Africa punti sulla responsabilità dei singoli Paesi africani: sono loro a decidere con quali partner collaborare e sono loro a dover creare le condizioni per attrarre investimenti privati».
Scopo dell'iniziativa è quello di favorire una collaborazione più stretta anche tra le istituzioni presenti in Africa come il Fmi o la Banca mondiale, perché aiutino a disegnare le riforme che creino un ambiente più favorevole agli investimenti — quelle fiscali, della giustizia o quelle per favorire le energie rinnovabili o sviluppare le economie digitali, solo per fare qualche esempio. E Christine Lagarde, sempre dal palco berlinese del G20 per l'Africa, ha raccontato che «in base alla mia esperienza di 25 anni nel settore privato posso dire che se un investitore sa che ci sono regole, c'è certezza del diritto, e non c'è corruzione, gli investimenti arrivano».
Tonia Mastrobuoni

(la Repubblica 13 giugno)