domenica 4 giugno 2017

Australia la festa che divide il paese

Quando si vuole distruggere una cultura, noi bianchi siamo i campioni! È il 1788 e nella baia di Sidney una flotta britannica approda, sbarcando 1400 persone metà delle quali detenuti inglesi per fondare una colonia penale. Dopo la guerra di indipendenza americana, i britannici necessitavano di un posto dove relegare i criminali e così i colonizzatori e i loro tribunali considerarono l'Australia terra nullius, funzione giuridica usata per giustificare il furto della terra aborigena. E se quel 26 gennaio 1788 è diventato, per i bianchi australiani l'inizio della loro storia, per gli aborigeni è il giorno del lutto. I coloni bianchi avvelenarono i pozzi e massacrarono impunemente uomini, donne e bambini. La lotta dei nativi durò 150 anni e alla fine dovettero cedere perché il tentativo di sterminio da parte dei colonizzatori diventò la politica ufficiale del governo! Gli aborigeni furono costretti ad abbandonare la loro terra e vivere confinati in missioni e riserve tanto che, fino al 1969 i loro figli, le così dette «generazioni rubate», furono regolarmente sottratti alle famiglie nel tentativo di estinguere il popolo aborigeno. L'elemento più pericoloso di questo progetto era la disumanizzazione e il tentativo di distruggere la loro cultura; una civiltà considerata la più antica del mondo con circa 330 lingue diverse. Il tempo ha sottratto loro gran parte dell'antico idioma tanto che, a oggi, i bambini soprattutto, ne parlano solo 13. Ancora oggi, però, le conseguenze di quell'infame esproprio si pagano tanto che c'è un enorme tasso di delinquenza e di carcerazioni. Il frutto di quel fatidico 1788, il 26 di gennaio, per i nativi australiani rappresenta la celebrazione di un genocidio di stato e, in mancanza di una resa dei conti con il passato, una riconciliazione è impossibile. Per i nativi sia Indiani che Australiani, ci sarà mai giustizia?
Caterina dalle Ave

(Rocca 1 giugno)