giovedì 15 giugno 2017

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


Non si mangia Gesù: si vuole interiorizzare il suo messaggio
Giovanni cap. 6, vs. 51 - 58
51 Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo. 52 I Giudei dunque disputavano fra di loro, dicendo: Come mai può costui darci a mangiare la sua carne? 53 Perciò Gesù disse loro: In verità, in verità io vi dico che se non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui. 57 Come il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a cagion del Padre, così chi mi mangia vivrà anch'egli a cagion di me. 58 Questo è il pane che è disceso dal cielo; non qual era quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno.

La chiesa cattolica inventò la festa del Corpus Domini ("Corpo del Signore") nel tredicesimo secolo. Essa fu celebrata la prima volta nella diocesi di Liegi nel 1246. Papa Urbano IV, già autorevole esponente del clero di Liegi, nel 1264 la estese a tutta la chiesa e ne stabilì la celebrazione il giovedì dopo l'ottava di Pentecoste.
Da pochi anni la festa viene celebrata la domenica successiva.
E' interessante notare che il papa, nel decreto di erezione di tale festa, scrisse che essa veniva istituita "per confondere le infedeltà e l'insania degli eretici".
Ma quasi nessuno diede retta a papa Urbano e nel 1314 dovette intervenire di autorità Papa Clemente V per fare applicare tale decreto. Qualche decennio dopo nacque la "solenne processione" del Corpus Domini.
Su questa festa, nata in aperta polemica con chiunque manifestasse un pensiero diverso dalla gerarchia romana (basta poco a volte per essere definiti e squalificati a volte come eretici!), non si è mai spenta la disputa nelle chiese cristiane e anche all'interno della stessa chiesa cattolica.
E' comprensibile che anche questo passaggio del "mangiare il pane" all'adorazione dell'ostia santa (come si diceva) abbia suscitato nelle chiese e tra i teologi molte perplessità e molte opposizioni.
La Scrittura, infatti, non dice mai di adorare il pane Eucaristico, ma di mangiarlo.
Così pure come si potevano costringere i cattolici a credere in una presenza "reale" di Gesù, fisica e oggettiva, mentre per secoli era stata diffusissima l'interpretazione simbolica di "questo è il mio corpo" e "questo è il mio sangue?
Le decisione gerarchiche già allora non parvero convincenti e nei secoli le parole bibliche sono sempre più apparse suscettibili di altre interpretazioni.
Oggi la teologia eucaristica, cioè il modo di comprendere la cena del Signore o Eucarestia, è molto variegata anche dentro la chiesa Cattolica.
Questa molteplicità è certamente un grande bene perchè rispecchia le molteplici interpretazioni che della cena eucaristica sono avvenute nelle chiese cristiane, nelle ricerche bibliche e teologiche di questi venti secoli.
Questa libertà di scegliere tra diverse interpretazioni s'aggiunge ad un altro fatto molto positivo.
Infatti la molteplicità delle interpretazioni teologiche coesiste felicemente con alcuni elementi che convergono in unità, anzi consolidano la nostra unità di fede.

Diverse Interpretazioni
Molti cattolici, più vicini alle posizioni che la gerarchia andò precisando e fissando con ripetuti documenti, pensando che "nel Santissimo Sacramento dell'Eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero".
In tale presenza "reale" Cristo tutto intero si fa presente.
"Cristo è tutto e integro presente in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo" (dal catechismo della Chiesa Cattolica).
"Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo" (ivi pag. 366).
Questo ci veniva insegnato un tempo nel catechismo. Oggi questa interpretazione fisicista viene largamente abbandonata negli studi biblici delle chiese cristiane. A me è assolutamente estranea.
Oggi, accanto a questa, c'è l''interpretazione diversa, simbolica
Molti cattolici e non, leggono in questo invito di Gesù a mangiare il suo corpo e a bere il suo sangue, la possibilità che ci è offerta di entrare in profonda comunione di pensieri e di vita con Gesù, di esperimentare la sua presenza nel nostro cammino, di ispirarci a lui nelle nostre scelte.
Questo mangiare il corpo e bere il sangue non indicano carne e sangue da macelleria, ma il dono e l'impegno di legare la nostra vita a quella di Gesù.
Quel pezzo di pane rimane pane; così pure il vino. In questa prospettiva teologica è centrale vedere che significato ha, nel disegno di Dio, quel pane condiviso, quel pane mangiato dopo aver benedetto Dio che ce l'ha donato, quel pane che Gesù nella sua quotidianità spezzava con vicini e lontani, con i perduti e i peccatori, con pagani e prostitute.
Se non si legge in questo spezzare il pane al cospetto di Dio qualcosa che imprime una nuova direzione alla nostra vita quotidiana, allora il rischio è di trastullarci in cerimonie evasive.
Dio, attraverso l'opera e il messaggio di Gesù, forse non ha interesse a cambiare la "sostanza" del pane e del vino.
Quello che deve cambiare è la "sostanza" della nostra vita. In questa prospettiva non esiste nessuna parola magica, potente o sacerdotale che trasformi un pezzo di pane, ma ci si affida, come Gesù, all'amore e alla parola di Dio che può lentamente cambiare le nostre vite.

Un sentiero che cresce
Ecco dove, aldilà delle diverse interpretazioni teologiche molti cristiani/e stanno addentrandosi in un cammino comune.
Essi celebrano l'Eucarestia (che nei primi secoli poteva essere presieduta da un uomo o da una donna) per lodare Dio dei beni che da Lui ricevono, per fare memoria della vita di Gesù, per imparare a condividere, a rompere l'egoismo dei nostri cenacoli chiusi, per ricordare che non possiamo vivere in pace finché il mondo è una macchina per escludere più che un luogo per accogliere, che non possiamo accumulare se "spezziamo e dividiamo questo pane".
La comunità cristiana che celebra l'eucarestia vuole pregare Dio perché dia ai fratelli e alle sorelle la forza di continuare nella vita di ogni giorno il cammino di Gesù.
Che senso ha dividerci tra di noi quando ci unisce un nucleo di fede così consistente?
Ecco perché io, se sono cattolico, ora finalmente posso, qualora se ne presenti l'occasione, partecipare con gioia all'eucarestia in una parrocchia che ha sensibilità diverse dalla mia, in una comunità di base, in una chiesa protestante. Può presiedere l'assemblea
un uomo o una donna, ma è essenziale che la piccola o grande assemblea, radunata nel nome di Gesù, possa ascoltare la Parola di Dio e ricevere il "cibo" che dà la forza per amare di più, per condividere più profondamente le gioie, le speranze, le sofferenze e le povertà dei vicini e dei lontani.
Caro Dio,
sarebbe troppo semplice se "fare la comunione" significasse ciucciarsi un'ostia contenente Gesù.
Sarebbe una digestione da nulla. Ben altra cosa è mangiare quel pane che è simbolo della vita e delle scelte di Gesù.
Aiutaci a dare il vero significato all'eucarestia e soprattutto a trasformare in vita quotidiana il messaggio del profeta di Nazareth che Tu hai regalato al mondo e a ciascuno/a di noi.