La simbolica trinitaria: Dio ci spinge oltre tutte le barriere
Giovanni 3,16-18
16
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma
perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato
condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di
Dio.
Il messaggio del Vangelo di oggi deve prescindere dal versetto 18 che, se fosse stato pronunciato da Gesù, sarebbe inconcepibile. Esso è il prodotto teologico violento ed ideologico dell'ultimo redattore del Vangelo di Giovanni, che tentò di espellere dalla comunità quei fratelli e quelle sorelle che continuavano a sentirsi completamente ebrei, sia pure discepoli di Gesù.
Un dogma senza fondamento
Quando
arriva la festa della “Santissima Trinità” i liturgisti vanno in
grande affanno a cercare nella Bibbia dei testi che enuncino la
dottrina ecclesiastica.
Il
loro affanno è comprensibile perché nei due testamenti non c’è
nessuna traccia della Trinità: “Nel Nuovo Testamento non c’è
traccia dell’affermazione secondo il quale ci sarebbero tre persone
in un unico Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo” ( M.E.
Boismard). Oggi è affermazione condivisa da centinaia di teologi e
teologhe cattoliche che il Nuovo Testamento, nel suo insieme, non
contempla nessuna dottrina della Trinità nel senso di tre persone o
ipostasi di Dio. Anche i linguaggi triadici, che servono ad esprimere
l’azione salvifica di Dio attraverso Gesù e il soffio-spirito del
Suo amore, non hanno nulla in comune con il dogma trinitario così
come venne definito nel 381 e ripetuto per secoli nei nostri trattati
teologici.
Quando un simbolo diventa dogma
Come
si arrivò alla definizione del Concilio di Costantinopoli? La
dottrina trinitaria, che nei secoli è stata costantemente
problematizzata e anche apertamente negata, è stata formulata solo
nel corso di lunghi e faticosi sforzi intellettuali e, almeno in
parte, per imposizione perentoria dell’imperatore romano… “….
La dottrina della Trinità è il risultato della riflessione
teologica nell’orizzonte concettuale e nel sistema terminologico
del pensiero neoplatonico del lV secolo…. Tramontata la cultura
ellenistica, tutte le formulazioni della dottrina della Trinità
perdono la loro plausibilità…” ( Helmut Fischer, I cristiani
hanno un solo Dio o tre? pag113 Edizioni Claudiana).
Pochi sanno che il dogma trinitario fu imposto con la violenza e in queste lotte, caddero migliaia di teste, soprattutto "antitrinitarie", perché gli alfieri della "verità" pensavano che la fede consistesse nella "fotografia di Dio e nella delirante teologia della descrizione della vita interna della famiglia trinitaria!.
E allora?
E
allora buttiamo via la dottrina trinitaria come un solo blocco, come
un inutile “arnese” teologico?
La
fede cristiana non comporta di credere nel dogma trinitario, ma di
credere in Dio. Si può liberamente aderire alla formulazione
trinitaria , ma essa non è vincolante, non è costitutiva della
fede. Io credo in Dio, nel Suo “mistero” che nessuna
“definizione” racchiude e comprende.
Il
nazareno non era certo trinitario…..come ci documentano centinaia
di studi sul “Gesù ebreo”. Non confesso la mia fede in un Dio
trinità,ma nel Dio vivo di cui ci ha dato testimonianza Gesù di
Nazaret: “ La dottrina della Trinità non può neanche
rappresentare una conoscenza essenziale per la salvezza, perché
altrimenti a tutte le generazioni cristiane anteriori al 381 d.C.
sarebbe mancato qualcosa di essenziale…” ( H. Fischer). Questa
libertà dalle metafore e dai simboli antichi non significa affatto
noncuranza o disprezzo. “ Il fatto è che ogni generazione riceve
il compito di riformulare la comprensione cristiana di Dio
nell’orizzonte concettuale del suo tempo…” ( Fischer).
Oggi
molti teologi e molti cristiani, sentono l’esigenza di “dire Dio”
in linguaggi che parlino all’uomo e alla donna di questo tempo in
un rinnovato e serrato confronto con i dati biblici.
La simbolica trinitaria
Come
ho scritto in molte pagine de “Il vento di Dio” e “L’ultima
ruota del carro” e “Olio per la lampada” (pagg 120-145),se il
linguaggio triadico (Padre- Figlio- Spirito Santo) viene compreso
nella sua valenza simbolica può essere prezioso e stimolante. Esso
può, in coerenza profonda con il dato biblico, parlarci di un Dio
che è fonte di vita, originante, sorgivo (Padre-Madre); di un Dio
che non è chiuso in sé, solipsista, distaccato, ma epifanico, che
ci viene incontro, che si rivela (ecco la metafora del Figlio);di un
Dio che è soffio caldo che sospinge verso l’amore e la giustizia
(ecco l’immagine dello Spirito).
Questa
simbologia trinitaria, che non contrasta il messaggio biblico, mi
aiuta ad accostarmi in punta dei piedi al mistero di Dio, a
riconoscere la Sua presenza nella vita dell’uomo Gesù di Nazaret e
nel soffio vivificante che attraversa tutta la creazione e penetra
nei nostri cuori.
Come
molti teologi e teologhe hanno egregiamente illustrato, questa
simbolica trinitaria ci parla di un Dio che non è chiuso nella sua
monarchica torre d’avorio: Dio è per noi relazione, dialogo,
sorgività inesauribile, amore che trabocca. Non si tratta di
fabbricarci una nuova carta di identità di Dio , ma di scoprirne ed
assecondarne l’azione. Si tratta di capire che questo Dio ci spinge ad uscire dal solipsismo, a vivere il noi delle relazioni, a spendere la vita nell'amore.
Ti prego
O
Dio, vento di vita, Tu continui a parlare al mondo e ai nostri cuori
attraverso Gesù, il poeta e il profeta di Nazaret che ha incarnato
il Tuo sogno. Soffio di amore e abbraccio avvolgente per ogni
creatura, io adoro il Tuo mistero e cerco di scoprire la Tua presenza
amorosa che non conosce frontiere.