sabato 10 giugno 2017

COMMENTO ALLA LETTURA DI DOMENICA 11 GIUGNO

La simbolica trinitaria: Dio ci spinge oltre tutte le barriere
Giovanni 3,16-18
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

Il messaggio del Vangelo di oggi deve prescindere dal versetto 18 che, se fosse stato pronunciato da Gesù, sarebbe inconcepibile. Esso è il prodotto teologico violento ed ideologico dell'ultimo redattore del Vangelo di Giovanni, che tentò di espellere dalla comunità quei fratelli e quelle sorelle che continuavano a sentirsi completamente ebrei, sia pure discepoli di Gesù.
Un dogma senza fondamento
Quando arriva la festa della “Santissima Trinità” i liturgisti vanno in grande affanno a cercare nella Bibbia dei testi che enuncino la dottrina ecclesiastica.
Il loro affanno è comprensibile perché nei due testamenti non c’è nessuna traccia della Trinità: “Nel Nuovo Testamento non c’è traccia dell’affermazione secondo il quale ci sarebbero tre persone in un unico Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo” ( M.E. Boismard). Oggi è affermazione condivisa da centinaia di teologi e teologhe cattoliche che il Nuovo Testamento, nel suo insieme, non contempla nessuna dottrina della Trinità nel senso di tre persone o ipostasi di Dio. Anche i linguaggi triadici, che servono ad esprimere l’azione salvifica di Dio attraverso Gesù e il soffio-spirito del Suo amore, non hanno nulla in comune con il dogma trinitario così come venne definito nel 381 e ripetuto per secoli nei nostri trattati teologici.
Quando un simbolo diventa dogma
Come si arrivò alla definizione del Concilio di Costantinopoli? La dottrina trinitaria, che nei secoli è stata costantemente problematizzata e anche apertamente negata, è stata formulata solo nel corso di lunghi e faticosi sforzi intellettuali e, almeno in parte, per imposizione perentoria dell’imperatore romano… “…. La dottrina della Trinità è il risultato della riflessione teologica nell’orizzonte concettuale e nel sistema terminologico del pensiero neoplatonico del lV secolo…. Tramontata la cultura ellenistica, tutte le formulazioni della dottrina della Trinità perdono la loro plausibilità…” ( Helmut Fischer, I cristiani hanno un solo Dio o tre? pag113 Edizioni Claudiana).
Pochi sanno che il dogma trinitario fu imposto con la violenza e in queste lotte, caddero migliaia di teste, soprattutto "antitrinitarie", perché gli alfieri della "verità" pensavano che la fede consistesse nella "fotografia di Dio e nella delirante teologia della descrizione della vita interna della famiglia trinitaria!.

E allora?
E allora buttiamo via la dottrina trinitaria come un solo blocco, come un inutile “arnese” teologico?
La fede cristiana non comporta di credere nel dogma trinitario, ma di credere in Dio. Si può liberamente aderire alla formulazione trinitaria , ma essa non è vincolante, non è costitutiva della fede. Io credo in Dio, nel Suo “mistero” che nessuna “definizione” racchiude e comprende.
Il nazareno non era certo trinitario…..come ci documentano centinaia di studi sul “Gesù ebreo”. Non confesso la mia fede in un Dio trinità,ma nel Dio vivo di cui ci ha dato testimonianza Gesù di Nazaret: “ La dottrina della Trinità non può neanche rappresentare una conoscenza essenziale per la salvezza, perché altrimenti a tutte le generazioni cristiane anteriori al 381 d.C. sarebbe mancato qualcosa di essenziale…” ( H. Fischer). Questa libertà dalle metafore e dai simboli antichi non significa affatto noncuranza o disprezzo. “ Il fatto è che ogni generazione riceve il compito di riformulare la comprensione cristiana di Dio nell’orizzonte concettuale del suo tempo…” ( Fischer).
Oggi molti teologi e molti cristiani, sentono l’esigenza di “dire Dio” in linguaggi che parlino all’uomo e alla donna di questo tempo in un rinnovato e serrato confronto con i dati biblici.
La simbolica trinitaria
Come ho scritto in molte pagine de “Il vento di Dio” e “L’ultima ruota del carro” e “Olio per la lampada” (pagg 120-145),se il linguaggio triadico (Padre- Figlio- Spirito Santo) viene compreso nella sua valenza simbolica può essere prezioso e stimolante. Esso può, in coerenza profonda con il dato biblico, parlarci di un Dio che è fonte di vita, originante, sorgivo (Padre-Madre); di un Dio che non è chiuso in sé, solipsista, distaccato, ma epifanico, che ci viene incontro, che si rivela (ecco la metafora del Figlio);di un Dio che è soffio caldo che sospinge verso l’amore e la giustizia (ecco l’immagine dello Spirito).
Questa simbologia trinitaria, che non contrasta il messaggio biblico, mi aiuta ad accostarmi in punta dei piedi al mistero di Dio, a riconoscere la Sua presenza nella vita dell’uomo Gesù di Nazaret e nel soffio vivificante che attraversa tutta la creazione e penetra nei nostri cuori.
Come molti teologi e teologhe hanno egregiamente illustrato, questa simbolica trinitaria ci parla di un Dio che non è chiuso nella sua monarchica torre d’avorio: Dio è per noi relazione, dialogo, sorgività inesauribile, amore che trabocca. Non si tratta di fabbricarci una nuova carta di identità di Dio , ma di scoprirne ed assecondarne l’azione. Si tratta di capire che questo Dio ci spinge ad uscire dal solipsismo, a vivere il noi delle relazioni, a spendere la vita nell'amore.
Ti prego
O Dio, vento di vita, Tu continui a parlare al mondo e ai nostri cuori attraverso Gesù, il poeta e il profeta di Nazaret che ha incarnato il Tuo sogno. Soffio di amore e abbraccio avvolgente per ogni creatura, io adoro il Tuo mistero e cerco di scoprire la Tua presenza amorosa che non conosce frontiere.