lunedì 5 giugno 2017

Corea del Sud, è primavera a Seul?

Le votazioni presidenziali del 9 maggio in Corea del Sud, anticipate a seguito dell'impeachment della presidente Park Geum-hye, hanno dato la vittoria a Moon Jae-in. Leader del partito democratico, 64 anni, ex avvocato dei diritti umani, ha vinto con il 41% dei voti in un'elezione con un numero quasi record di votanti, 77%. Alla cerimonia del giuramento ha annunciato una prima svolta che sarebbe pronto ad andare a Pyongyang, nella capitale della Nord Corea, «dimenticando» che la capitale ripetutamente ha minacciato di ridurre in cenere Seul. Questa la frase: «Farò tutto quello che posso per costruire la pace nella penisola coreana. Se necessario volerò a Washington immediatamente. Andrò anche a Pechino e Tokyo e perfino a Pyongyang, con le giuste circostanze». Oltre alla politica economica interna e alla lotta alla corruzione, Moon, infatti, si trova all'estero ad affrontare la sfida missilistica e nucleare del Nord Corea. Ha detto di voler rivendicare per Seul un ruolo politico-diplomatico più attivo tra Stati Uniti e Cina. «Io penso che Washington cerchi di esercitare una forte pressione su Pyongyang per portarla al tavolo negoziale e credo che noi sudcoreani dovremmo prendere la guida di questo nuovo flusso di eventi, non possiamo restare a guardare», ha anche aggiunto. Sarà cruciale il rapporto che Moon saprà instaurare con Trump. Il presidente americano ha chiesto a Seul di pagare il conto dell'ombrello protettivo Usa: un miliardo di dollari per il Thaad, il sistema antimissile appena installato a Sud di Seul e molto controverso.
Anna Portoghese

(Rocca 1 giugno)