domenica 25 giugno 2017

Gli albini: una delle comunità più minacciate

QUI NON C'È afro-complottismo che tenga: un conto è mettere in discussione il ruolo di una Corte penale internazionale che vede solo crimini e «criminali» africani, un altro è arricciare il naso di fronte alle campagne contro le mutilazioni genitali femminili, le persecuzioni del mondo Lgbt, la censura dei rapper e quant'altro, per restare ad alcune delle questioni che le Nazioni unite hanno incluso tra i propri crucci. Vicende che restano realtà horror quotidiana anche in quei paesi che si sono dotati di una Costituzione imbottita di diritti, come il Sudafrica.
ALLO STESSO MODO, una cosa è denunciare i guasti delle «missioni di pace» sponsorizzate dall'Onu, altra cosa è fare spallucce di fronte ai rischi cui sono continuamente esposti milioni di albini in Africa. Uno stigma, appunto, come se non bastassero le condizioni naturali a dannare la vita di chi viene colpito (un bambino ogni 1000/1500 nelle zone a più alta incidenza) da questa alterazione genetica che comporta de-pigmentazione più o meno severa, ipersensibilità ai raggi solari e gravi problemi alla vista.
AGGIUNGETE UN DESTINO di abbandoni e discriminazioni, violenze psichiche e fisiche, superstizioni tossiche che sfociano spesso in amputazioni e «omicidi rituali», con annesso traffico di organi ritenuti in grado di trasmettere poteri «magici», per ottenere l'insieme che rende gli albini i soggetti più vulnerabili e sotto attacco di tutto il continente.
Difficile ignorare i rapporti (da ultimi quelli Onu) e i racconti che arrivano da questo o quel paese (26 quelli rappresentati nella Pan-African Albino Alliance nata a Dar es salaam nel 2015). Impossibile non riconoscere che le cose cambiano parecchio in base al luogo in cui si ha la fortuna o la sfortuna di nascere albini.
Mario Boccitto

(Il Manifesto 13 giugno)