domenica 4 giugno 2017

USA L'ASSOCIAZIONE DEI PRETI CATTOLICI BOCCIA IL DOCUMENTO VATICANO SU CLERO E OMOSESSUALITÀ

38934 TIFFIN-ADISTA. «Irrispettoso», «ambiguo», «insultante»: con questi termini l'Associazione dei preti cattolici statunitensi ha definito il recente documento della Congregazione per il clero su "Il dono della vocazione presbiterale" (Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis), pubblicato l'8 dicembre scorso, che, a proposito dell'omosessualità nel clero, afferma che chi si sente chiamato al sacerdozio ma è gay non potrà accedere al seminario (v. Adista Notizie n. 44/16).
In una dichiarazione resa pubblica il 19 aprile scorso, redatta dal consiglio direttivo, formato da 12 preti, l'associazione statunitense basata a Tiffin, Ohio, che raccoglie 1.200 presbiteri, afferma che «i termini "tendenze omosessuali" e "tendenze omosessuali profondamente radicate" sono ambigui e irrispettosi nei confronti della personalità di coloro che si identificano con un orientamento omosessuale». «Troviamo il documento anche infondato e insultante - proseguono i preti - perché implica che i preti ordinati che hanno un orientamento omosessuale e che si distinguono per il loro servizio alla Chiesa "si trovano in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne"». La dichiarazione dell'Associazione è stata inviata a tutti i vescovi degli Stati Uniti, alla Conferenza nazionale dei direttori diocesani per le vocazioni, alla Commissione episcopale per il clero, la vita consacrata e le vocazioni, al National Black Catholic Clergy Caucus e all'Associazione nazionale dei preti ispanici. «Sarebbe stato più rispettoso e inclusivo se il documento della Congregazione per il Clero - si legge - avesse affermato che le persone eterosessuali e omosessuali che vivono in castità possono essere ammesse al sacerdozio. La questione del discernimento riguarda il fatto se il candidato abbia integrato o meno la propria identità sessuale nella fede e nella spiritualità cristiane». Resta il fatto che il documento vaticano, benché approvato da papa Francesco, è uno schiaffo al suo messaggio per la pace 2017 e contraddice la dichiarazione della Commissione episcopale statunitense sul matrimonio e la famiglia del 1997 intitolata "Always Our Children".

Una nuova vecchia posizione
Le istruzioni vaticane cui il documento dei preti fa riferimento affrontano la questione della candidatura al sacerdozio di persone omosessuali laddove si parla delle condizioni psico-fisiche del futuro sacerdote, affermando che «occorre tenere conto degli orientamenti relativi al ricorso a esperti in scienze psicologiche, nonché della provenienza da altri seminari o istituti di formazione, e della eventuale presenza nel candidato di tendenze omosessuali». Il documento non fa che ripetere un'istruzione del 2005, firmata dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica sotto il pontificato di Ratzinger, dedicata ai "criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri" che, per l'appunto, già chiudeva la strada ai seminaristi gay (v. Adista Documenti n. 84/2005) ribadendo la posizione del Catechismo della Chiesa cattolica, che distingue tra atti omosessuali (intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale) e tendenze omosessuali (oggettivamente disordinate).
Ai fini dell'ammissione al seminario e al sacerdozio, sanciva il documento del 2005, questa distinzione però non serve: se è vero, infatti, che le persone che manifestano tale tendenza «devono essere accolte con rispetto e delicatezza», «la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall'ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate». «Qualora, invece - prosegue il documento del 2005, ora "copiato" integralmente a p. 83 - si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale». Peraltro, la nuova Ratio afferma che «in un rapporto di dialogo sincero e di reciproca fiducia, il seminarista è tenuto a manifestare ai formatori - al Vescovo, al Rettore, al Direttore Spirituale e agli altri educatori - eventuali dubbi o difficoltà in questo ambito». E poi, cita ancora le istruzioni del 2005: «Se un candidato pratica l'omosessualità o presenta tendenze omosessuali profondamente radicate, il suo direttore spirituale, così come il suo confessore,  hanno il dovere di dissuaderlo, in coscienza, dal procedere verso l'Ordinazione». In ogni caso, "sarebbe gravemente disonesto che un candidato occultasse la propria omosessualità per accedere, nonostante tutto, all'ordinazione». Il paragrafo si conclude ripetendo che "Compete alla Chiesa [...] discernere l'idoneità di colui che desidera entrare nel Seminario, accompagnarlo durante gli anni della formazione e chiamarlo agli Ordini sacri, se sia giudicato in possesso delle qualità richieste».
Il documento vaticano era stato già aspramente criticato da Francis DeBernardo, direttore esecutivo di New Ways Ministry, associazione che difende i diritti Lgbt: «Gli estensori del documento - scrive - sembrano chiudere gli occhi di fronte al fatto che migliaia e migliaia di uomini gay servono già fedelmente ed efficacemente il sacerdozio cattolico. Senza uomini gay, la Chiesa non sarebbe in grado di operare». Delusione era stata espressa anche da Marianne Duddy-Burke, direttrice di Dignity Usa: «La nuova istruzione e estremamente deludente nel suo approccio ai gay chiamati ad essere preti. Non è proprio ciò che ci si attendeva dal papa del "chi sono io per giudicare"». «Queste linee guida sono un grave insulto alle migliaia di uomini gay che hanno servito e continuano a servire la Chiesa con onore e impegno. Minano i loro decenni di impegno, e non riconoscono che Dio chiama al sacerdozio una grande varietà di persone». «Le autorità vaticane - aveva commentato David Clohessy, direttore della Snap (rete di vittime di abusi sessuali perpetrati dal clero) - riaffermano il loro cosiddetto divieto sui preti gay. Trasformare degli adulti in capri espiatori non protegge i minori. Il comportamento, e non l'orientamento, e ciò che conta. Metà dei nostri 20mila membri sono donne, abusate da preti, suore, vescovi e seminaristi». (ludovica eugenio)

(Adista Notizie, 29 aprile 2017)