mercoledì 5 luglio 2017

COMMENTOALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 9 LUGLIO

Dio ci vuole più liberi e felici

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".
Matteo11, 25-30

 
 Esattamente il rovescio 
Gesù, nel suo viaggio verso Gerusalemme, si sente incompreso ed ostacolato. La similitudine dei bambini capricciosi e l'invettiva contro le "città" inaccoglienti come Coracin, Betsaida e Cafarnao segnalano le difficoltà e le opposizioni che il messaggio di Gesù incontra giorno dopo giorno.
Ma c'è il rovescio della medaglia che Matteo e Luca (in un contesto diverso) ci documentano.
Gesù compie una constatazione: i piccoli, addirittura gli infanti, capiscono ed accolgono il suo messaggio, mentre i sapienti e gli intelligenti non capiscono, restano ciechi e sordi.
Il linguaggio di Gesù è forte: è Dio stesso che nasconde ai sapienti e agli "intellettuali" per svelare ai piccoli. "Così, o Padre, ti è piaciuto".
Gesù conosceva le scritture che più volte avevano ribadito lo stesso concetto: "Perirà la sapienza dei sapienti e si eclisserà l'intelligenza degli intelligenti" (Isaia 29,14).
Di questo fatto Gesù ringrazia Dio e, nel testo parallelo del Vangelo di Luca, leggiamo che Gesù addirittura, prima di pronunciare queste parole, "esultò nello Spirito Santo" (Luca 10,21).
Dunque tutto è esattamente rovesciato: gli infanti capiscono e coloro che sono i cervelloni, i dispensatori del potere e del sapere sono incapaci di comprendere.
Succedeva al tempo di Gesù e succede ancora oggi. Chi è pieno di sè, dei suoi soldi, delle sue certezze e delle sue sicurezze è come imprigionato in un mondo di "cose" che gli impediscono di guardare la realtà con gli occhi "ingenui" di un bambino.
Oggi la profezia di un mondo nuovo, la "sapienza che grida nelle piazze" viene da chi nella chiesa e nella società sta "ai piani inferiori" o si è completamente collocato dalla parte dei più deboli.
Sono le "periferie", i "sotterranei della storia" gli spazi dai quali giunge il grido che invoca il cambiamento.
Altrove si disquisisce all'infinito di una continua crescita tecnologica, finanziaria, economica e consumistica.
Si studiano i mezzi per rilanciare i mercati, ma solo chi condivide la sorte, lo spazio e la condizione dei marginali, sposta l'accento e pone al centro la condivisione.
E il futuro del pianeta non è una crescita economica e produttiva infinita, ma una crescita nell'umanizzazione, nella cura del creato, nella condivisione.........

Affaticati e gravati...........
I tre ultimi versetti esprimono bene con quali occhi e con quali sentimenti Gesù guardava gli abitanti dei villaggi che attraversava.
Lungo i piccoli sentieri vedeva ciechi, storpi, mendicanti, uomini e donne ricurvi, stremati dalla fatica.
La loro vita era inoltre "gravata" da un cumulo di prescrizioni, di rituali e di imposizioni legalistiche da non lasciare vivere in pace. Gesù conosceva bene quelli che "sedevano in cattedra: dicono e non fanno. Di fatto legano dei pesi insopportabili e li mettono sulle spalle della gente, ma loro non li vogliono muovere neppure con il dito" ( Matteo 23, 3-4 e Luca 11,46).
Gesù che è "umile fin nel cuore" si sente in perfetta sintonia.
L'espressione greca è deliziosa, efficace: "tapeinòs te cardìa".
Gesù si sente anche lui un "tapino", un uomo debole che conosce la fatica di vivere dai giorni in cui aveva lavorato nella bottega di Giuseppe.
Egli vuole che questa gente gravata e affaticata trovi una pausa, trovi riposo.
Non si può vivere da uomini liberi, da donne libere sotto il giogo pesante di una fatica disumanizzante e d'un legalismo schiavizzante.
Gesù pensa ad un regno di Dio che è già in atto, da subito, da questo villaggio, da questa persona in carne ed ossa.
Egli non pensa illusoriamente a mettere in moto una rivoluzione sociale e religiosa e sa bene che solo Dio porterà a compimento totale il suo regno.
Ma per il Nazareno oggi bisogna dare corpo al regno di Dio, attuarlo ovunque si può.
Questo brano non poteva che suonare come una sfida ai signorotti locali della terra e agli osservanti religiosi che, come si legge in Matteo 23,4: "legano pesanti carichi e li pongono sulle spalle degli uomini, ma essi non vogliono smuoverli neppure con un  dito".
Allo stesso tempo entrava nel cuore di quegli abitanti dei villaggi come un invito a prendere sul serio la loro dignità, il loro diritto a lottare per una vita più serena, liberata dai fardelli inutili ed insopportabili.
Gesù, in una parola, dichiarava che i fardelli insopportabili non ce li mette Dio sulle spalle,
O ce li impongono con l'oppressione oppure siamo noi stessi che non ce li scrolliamo di dosso.
La strada che Gesù indica è un giogo soave, un peso leggero.
Il sogno di Dio è una creazione riconciliata, una "umanità più umanizzata" un cammino più felice. Il contrario è: ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri.

Ti prego, o Dio
Spesso anch'io conosco l'affanno e la fatica.
Qualche volta mi succede perchè mi carico da solo di pesi eccessivi.
Ma ogni giorno vedo una umanità affaticata e gravata da mille pesi: turni di lavoro stressanti, pendolarismo, precarietà, problemi di salute, sofferenze di ogni genere, ristrettezze, miseria, insicurezze, emarginazioni, violenza................
Aiutami a fare la mia piccola parte perchè cresca la pratica della condivisione che rende i pesi più leggeri e il giogo più soave..............
Tu, o Dio, sei amico della vita e non ti dai pace fino al giorno in cui ci sarà una terra "altra", un mondo "altro" in cui cresca la giustizia.