domenica 9 luglio 2017

“Conoscenza reciproca e valori condivisi. Così la comunità tiene lontani i terroristi”

Per la quarta volta tra i più rappresentativi esponenti torinesi delle religioni, con il costituzionalista, Andrea Giorgis, e, ieri, il direttone della «stampa», Maurizio Molinari, si sono ritrovati per ragionare su un tema caldo: quali mezzi siano utili per prevenire la radicalizzazione e l'estremismo. L'incontro, promosso dall'Anpi, è avvenuto in una moschea, la Taiba di Via Chivasso. Stiamo dimostrando con iniziative come l'Iftar dell'11 giugno, che ha aperto tutte le moschee della Città, che è possibile superare la non conoscenza gli uni degli altri, una delle ragioni che portano fanatismo e violenza. Contro il fanatismo è necessario dotarsi di anticorpi. L'obiettivo è realizzare una società dialogante», ha detto Brahim Baya, portavoce dell'Associazione islamica delle Alpi. L'imam Izzedin Elzix, presidente dell'Ucoii, ha ricordato i passi fatti dall'Unione delle Comunità islamiche in Italia: sermoni in italiano, corsi per imam, dialogo interreligioso. «Nel 2006 - ha ricordato - abbiamo scritto un documento contro il terrorismo in cui si dichiarava che è la negazione della fede. Abbiamo invitato le nostre comunità a non dare aiuto logistico o economico a chi può essere legato al terrorismo, a denunciare. È stato un cammino lungo, senza nasconderci che nell'ambito dell'Islam in Italia c'è un pluralismo che spesso anche lo Stato non vuole vedere. Noi vogliamo essere "italiani di fede islamica", svincolati dai diversi paesi d'origine, vogliamo "leggere il Corano nel 2017"». Ancora: «La Costituzione italiana mette tutti in una condizione di parità, ma manca ancora una legge che regoli i luoghi di culto musulmani, manca l'intesa con lo Stato». Elzir ha poi ricordato i 17 ministri di culto che da sei mesi vanno nelle carceri italiane perché «gli attentatori hanno frequentato le carceri, non le moschee». Il pastore Paolo Ribet ha sottolineato, come don Fredo Olivero e Abdellah Labdidi, di Partecipazione e spiritualità musulmana, le responsabilità di chi lavora nei media: «Bisogna aiutare le persone a vincere la paura». Il direttore Molinari, riflettendo sui cambiamenti nel nostro Paese, ha ricordato che «la società che accoglie deve essere consapevole che la sua identità cambierà» e che «le società chiuse sono perdenti. Cittadini italiani per nascita e per scelta devono avere gli stessi diritti. In cambio, chi è arrivato deve avere assoluto rispetto della legge della sua nuova terra».

Maria Teresa Martinengo


(La Stampa 30 giugno)