domenica 16 luglio 2017

ELOGIO DELLA FOLLIA
DURI E PURI

Non basta essere professori di matematica o mostri sacri della kultura televisiva per sentirsi autorizzati a sentenziare in materia teologica, così come non basta essere teologi per definire questioni di matematica o altre scienze: eppure ci sono personaggi duri e puri che in nome di una pretesa laicità (se non di laicismo, che non è la stessa cosa), avendo sentito parlare del processo a Giordano Bruno e a Galileo, si attengono ancora alla teologia controriformista del cardinale Bellarmino. Ma quante storie! Si sa che a quell'epoca la fede in "Dio Creatore" era sinonimo di fissismo, per cui chi non credeva che Adamo ed Eva fossero usciti tali e quali dalle "mani" di Dio veniva dichiarato eretico e meritava il rogo. Di conseguenza, i credenti di oggi presi in blocco devono essere dichiarati imbecilli o intellettualmente disonesti da chi - avendo una certa familiarità con il pallottoliere - si considera infallibile come... un papa. Proviamo a introdurre nelle loro teste (ma non solo le loro, mettiamoci pure dentro anche molte teste di quei "credenti non pensanti" noti a Carlo Maria Martini) la distinzione tra CREAZIONISMO FISSISTA e CREAZIONISMO EVOLUZIONISTA.
La nozione di creazione nella teologia biblica definisce il rapporto tra il "dio/adonai/Yhwh" degli ebrei (dunque di Jeoshua/Gesù) e il mondo (appunto, il "creato"): ne definisce il carattere di amore paterno e provvidenziale, in alternativa al rapporto autoritario e punitivo tipico delle religioni/culture delle monarchie monoteiste della Mezzaluna Fertile (dalla Mesopotamia all'Egitto): è una nozione non di carattere scientifico ma etico-spirituale. Con l'evolversi delle civiltà si sono evolute le nozioni tecnico-scientifiche e anche le scelte etico-spirituali dei popoli e dei singoli, fra cui l'idea del rapporto con il "divino". Il dio ellenistico di Omero o di Aristotele non è il "Padre nostro" dei saggi d`Israele di cui faceva parte il rabbi Jeoshua/Gesù di Nazaret.
Lo stesso nome di Dio nelle nostre lingue indo-europee deriva dallo Zeus/Giove greco-romano, che aveva soprattutto la funzione di tutelare la vita istituzionale e che l'imperatore identificava con se stesso; fece omaggio del proprio titolo di "Pontefice Massimo" al "capo" della comunità cristiana che veniva così integrata nella piramide del potere e da perseguitata diventava persecutrice. L'esatto opposto del "Padre nostro", che sarebbe stato impensabile come nume tutelare dell'esercito di Costantino e relativi successori. Ma Pietro deve avere il coraggio di affrontare le onde del dubbio per rassicurare la fede dei credenti.
Tutto ciò sarebbe argomento sufficiente per poter dialogare in termini evoluzionistici con gli "illuminati" di professione e magari dare loro l'impressione che un credente può non essere necessariamente un imbecille, pur restando un peccatore. Però...
Gianfranco Monaca

(Tempi di Fraternità, Giugno 2017)