venerdì 14 luglio 2017

Morti violente in Camerun: un vescovo e due sacerdoti

Yaoundé-ADISTA. Inquietante, spaventoso quello che sta succedendo nella Chiesa cattolica del Camerun. Sono tre gli ecclesiastici morti di morte violenta da metà maggio: in ordine temporale, p. Armel Djama, direttore del piccolo seminarlo di Saint-André di Bafia, a nord della capitale; mons. Jean-Marie Benôit Balla, vescovo dl Bafia; p. Augustin Ndi, in località Nguti, Dipartimento di Koupé Manengoumba, nel sud-ovest del Paese. Il primo è stato trovato suicida (ma la dinamica non è affatto chiara) nella sua abitazione. P. Ndi è stato ucciso da una o più persone che hanno sfondato la porta della sua casa.
Per quanto riguarda il vescovo, prende sempre più corpo la tesi che non di suicidio si tratti, ma di assassinio. Delle circostanze della sua scomparsa si hanno maggiori notizie che della morte degli altri due sacerdoti. Era la mattina del 31 maggio quando l'automobile di proprietà della diocesi,
una Land bianca Toyota, è stata trovata sul ponte "dell'infanzia" che attraversa il fiume Sanaga, a Ebebda. Nessuna traccia del guidatore. Su uno dei sedili, i documenti della macchina e quelli personali del vescovo e, seminascosto fra questi, un foglio con l'intestazione della diocesi e la firma di Bala sul quale compariva un brevissimo messaggio: «Sono in acqua». I collaboratori del vescovo non hanno avuto alcun dubbio: "la scrittura è la sua", hanno constatato, ma l'ipotesi del suicidio, se è apparsa loro come la più evidente, è anche sembrata la meno realistica. Assicurano che non aveva preoccupazioni di alcun tipo e fisicamente, a quanto sanno, era in ottima forma, pur se, secondo p. Remy Ngomo, appariva «molto preoccupato e sofferente», «devastato» per il suicidio di p. Armel Djama.
Nato nel 1959, mons. Balla, dal 2003 a capo della diocesi di Balla (circa 300mila abitanti, per due terzi cattolici), secondo il confratello arcivescovo dl Bamenda, mons. Cornelius Esua Fontem, intervistato il 4 giugno da camer.be, era «un uomo pio, discreto, attento e competente. (...). Un uomo siffatto non si butta a fiume».
Il corpo di mons. Balla è stato ripescato nel Sanaga il 2 giugno. In attesa che le indagini facciano luce sul grave episodio, «i camerunensi di tutte le religioni», leggiamo sul sito africano Koaci.com (5/6/17), «evocano la tesi dell'assassinio», tesi privilegiata anche dalla «gerarchia della Chiesa» locale. D'altronde, secondo il direttore del quotidiano L'Anecdote intervistato da Radio France Internationale, l'autopsia avrebbe evidenziato che il monsignore è stato evirato, ma sono indiscrezioni, e presenta fratture ad un braccio e ad una gamba. Fra i particolari che comunque contrastano con la tesi del suicidio, il fatto che indossasse i sandali al contrario e che, essendo un ottimo nuotatore, forse avrebbe scelto un modo più "sicuro" per togliersi la vita.
P. Garcia Fernando, superiore provinciale dei Saveriani in Camerun, raggiunto al telefono da Vatican Insider (8/6), ha commentato: «Non ho mai creduto che Balla si sia tolto la vita», «evento estremo per chiunque, tanto più per un vescovo. Mi è subito sembrata una manovra atta a screditare la Chiesa», come «anche nel caso della morte di p. Jean Armel», per il quale «si è fatto immediatamente riferimento al suicidio». In realtà, «una delle suore in servizio lì», ha riferito ancora, «mi ha detto che la sera prima, padre Jean ha avuto un forte malore. Nel suo caso, sono certo si sia trattato di morte naturale. Nel caso del vescovo di Balla, invece, possiamo parlare senza dubbio di omicidio».
Quali le ipotesi per una simile situazione di violenza? «Io credo più alla pista interna alla Chiesa cattolica e alle sue connessioni con gruppi di potere al governo», ha confidato a Vatican Insider un giornalista camerunense che preferisce mantenere l'anonimato per ragioni di sicurezza. «C'è molta tensione al momento nel nostro Paese e posso dirle con certezza che siamo di fronte a vere e proprie faide all'interno della Chiesa e tra la Chiesa e il potere politico. Secondo me, i motivi alla base dell'omicidio di Balla, vanno ricercati in quegli ambienti».
Eletta Cucuzza

(Adista 22, 17 giugno 2017)