martedì 18 luglio 2017

Salmo 121:

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode di Israele.
Il Signore è il tuo custode,
Il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Il Signore ti custodirà da ogni male,
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.


Siamo evidentemente di fronte ad un salmo fatto per alimentare la fiducia: "Pare di sentire le voci dei pellegrini che si incoraggiano reciprocamente con propositi di fede e di speranza a meglio comprendere l'azione protettrice di Jahweh nei confronti di Israele e di ogni israelita in tutte le vicissitudini, pubbliche e private, dell'esistenza" (Kirkpatrick).
Il salmo è costruito come un dialogo, come un canto alternato a due voci. Ma potrebbe semplicemente trattarsi di un dialogo "chiacchierato" strada facendo mentre si punta verso Gerusalemme oppure di un quadretto familiare in cui ci si interroga sul prossimo pellegrinaggio di qualche membro della famiglia.
Qualche studioso ha voluto vedervi un dialogo tra un gruppo di pellegrini e un gruppo di sacerdoti o leviti. Condivido (senza negate l'apporto delle altre interpretazioni) la posizione dell'esegeta Gianfranco Ravasi: "Siamo di fronte ad un dialogo del fedele con la propria anima, ad un monologo interiore". Si tratta della confessione di fede di un credente che si fida di Dio-Jahweh, si abbandona a lui, sa di poter contare sulla presenza di quel Dio che e "custode", "aiuto" sentinella che non si addormenta. C'è un viaggio, impervio e difficile, ma ancor più marcata è la presenza del "custode", della "sentinella", dell'aiuto.

Alcune annotazioni
1) Il verbo "smr" (custodire) si trova sei volte nel salmo. Dire che Jahweh "custodisce" o fa il "custode" significa proseguire tutto il filone biblico della "sentinella divina". Questa marcatissima ripetizione non è casuale. Bisogna confessare l'opera di Dio molte volte per credere in Lui appassionatamente, con tutto il cuore. Si tratta di una confessione ripetuta, proprio perché non si tratta di parole dette senza partecipazione del cuore, ma di qualcosa che sale dal più profondo, dall'intimità.
2) Il verbo al futuro, cioè la confessione di fede orientata al futuro, non è irrilevante: Dio non è il custode di un giorno o la sentinella di una notte. La sua opera è "da ora in eterno", come recita il versetto 8. Israele (e il singolo credente) possono fare affidamento. Dio accompagna nel tempo; anzi...ci accoglierà oltre il tempo.
3) La figura del Dio "custode" percorre tutta la simbologia teologica delle scritture d'Israele (Sal. 17, 8; 25, 20; 34, 21; 41, 3; 86, 2; 97, 10; 116, 6; 140, 5; 146, 9; Gn. 28, 15; Nm. 6, 24; Ger. 1, 12; 31, 10) e trova ampio spazio nelle scritture cristiane.
In ogni caso, si noti che Jahweh è il "custode di Israele" ma anche il custode di ogni singolo credente. Come non pensare al "pastore di Israele" del salmo 80, 2? Come non pensare al salmo che, parlando al nostro cuore, ci sussurra che "Jahweh è il mio pastore?"
4) Altra parola chiave del salmo si trova nei primi tre versetti: "aiuto". Il credente si interroga: "Il mio aiuto da dove verrà?". Puoi rivolgerti a tutte le realtà, a tutte le persone, ma l'aiuto vero, decisivo, "salvifico" viene solo da Jahweh. La maturità del credente che "alza gli occhi" consiste proprio nel riconoscere che il suo aiuto si trova in Jahweh. Durante il nostro pellegrinaggio, proprio come l'israelita fiducioso, possiamo alzare i nostri occhi "verso i monti", per incrociare gli occhi di Dio. Sì, quando stiamo camminando verso i monti, verso le alture, verso la collina di Sion...è davvero salutare poter alzare gli occhi verso Jahweh.
5) "Non lascerà vacillare il tuo piede": durante un viaggio vacillare, scivolare, rotolare è persino facile. È facilissimo trovarsi col sedere per terra. Per nostra fortuna, ci dicono i versetti 3 e 4, il custode non si addormenta. Questa "insonne" ed affettuosa vigilanza del custode ci viene ribadita per ben tre volte. Il salmista volutamente dice, ripete e ridice. Il nostro Dio ha le Sue "insonnie". Sono insonnie amorose verso le donne e gli uomini che hanno i piedi vacillanti. Se ci capita di addormentarci durante il cammino..., c'è ancora speranza: il nostro "custode" veglia!
6) Ma non sempre la presenza del custode-sentinella-pastore si manifesta nello stesso modo. A volte Jahweh manifesta il suo amore in modo forte e quasi visibile "alla destra" del credente: "La destra è la posizione del protettore che, avendo il protetto alla sua sinistra, può con la destra libera impugnare la spada per difendere l'amico" (Gianfranco Ravasi). Altre volte Dio ci sta vicino con una presenza impercettibile, discreta: "Jahweh è la tua ombra". Sì, una presenza che crea un'ombra, un riparo contro l'arsura e le arsure della vita. In un viaggio da pellegrini di quei tempi il pericolo di un'insolazione era possibile.
Il figlio della sunanita, "uscito per andare dal padre tra i mietitori, appena arrivato si mise a gridare: 'La mia testa! La mia testa!"' (2 Re 4, 18). Basta un colpo di sole per farci venire meno le forze (Giona 4, 8)! Quante "insolazioni" possiamo prenderci nel pellegrinaggio della vita! Signore, Ti ringrazio perché qualche volta mi hai fatto un po' di ombra, sei stato la mia ombra, quando impietosi raggi di sole hanno illuminato troppo le mie zone non illuminate o quando hanno "bruciato" le mie forze. Signore, dammi di tanto in tanto qualche momento di ombra perché possa riposare... "all'ombra delle tue ali". Possa io riconoscerTi anche quando sei una brezza leggera o un'ombra fugace.
7) Il simbolismo straripa in questo salmo: "Un altro paradigma simbolico e quello spazio-temporale, colto nel suo dinamismo ritmico". "Giorno e notte", "sole e luna", "entrare e uscire", "ora e sempre": tutte le dimensioni dello spazio e del tempo stanno nell'ambito dell'azione di Dio. La nostra esistenza quotidiana, in questo incalzante susseguirsi di "entrate" e di "uscite", si svolge al cospetto di Dio. Voglio prenderne coscienza e dare spazio al Suo agire nel mondo, in me, in noi?

Per la ricerca di gruppo
a) Acquisite alcune informazioni, occorre "gustare" il salmo in tutta la sua valenza di pace, di ristoro, di ricerca della presenza amorosa di Dio. Non è tutta qui la fede, ma questa costituisce una dimensione preziosa.
b) I particolari sono le tracce rivelatrici della profondità e della capacità di suscitare fiducia che possiamo trovare in questa deliziosa lirica della sentinella divina.
c) Come ben sappiamo, un salmo è preghiera. Solo quando diventa "mia" preghiera, solo quando lo immergo nelle acque profonde del mio cuore, il salmo può sbocciare, come un fiore. Nella preghiera avviene il definitivo svelamento del senso della Scrittura.

Franco Barbero