I
fatti sono ormai accertati da tempo in ogni loro aspetto: dal 21 al
26 maggio del 1937 i militari italiani in Etiopia, comandati dal gen.
Pietro Maletti, sterminarono tra 1800 e 2200 monaci, diaconi e
pellegrini riuniti per la festa più importante dell'anno, quella di
S. Michele, nel più famoso santuario del paese, quello di Debré
Libanòs a nordovest di Addis Abeba.
Era la vendetta per il
precedente attentato al generale Graziani e coincideva con la volontà
di sterminare il cuore della Chiesa copta etiopica che solidarizzava
con la popolazione contro l'invasione del loro paese da parte
dell'esercito italiano, iniziata nell'ottobre 1935 e conclusasi nel
maggio successivo.
La conquista dell'unico stato africano che non
fosse allora soggetto al dominio coloniale era stata realizzata con
i metodi più brutali, usando, tra l'altro, i gas asfissianti.
La
strage fa parte in Etiopia della memoria del popolo ma è stata
ignorata, allora e in seguito, nel nostro paese fino a quando ne
scrisse Angelo Del Boca. In seguito TV2000, in modo meritorio,
realizzò e poi trasmise nel maggio del 2016 un docu-film di un'ora
di straordinario interesse su tutta la vicenda, senza reticenza
alcuna. Questo filmato è ora integralmente visibile su Youtube.
Avvicinandosi
gli ottanta anni dal massacro Andrea Riccardi ne ha scritto sul
“Corriere” del 6 marzo (e prima ancora Gianantonio Stella il 18
febbraio sempre sul “Corriere” e , in seguito, l'Avvenire il 12
maggio) chiedendo “gesti concreti” perché la strage non rimanga
confinata nei libri di storia e la coscienza civile e cristiana del
nostro paese faccia i conti con essa. Meglio tardi che mai.
Vittorio
Bellavite (da Il Foglio n. 443 - Torino)