giovedì 27 luglio 2017

Tornare a pensare

Quando si avvicina l'aria di elezioni si accentuano i "passaggi" da un partito all'altro. La "mobilità" parlamentare si accentua e ognuno trova il modo di "giustificare la sua scelta".
Fin qui siamo in piena "tradizione" italiana. Ma, in questo contesto italiano, europeo e mondiale, dove tutto si dissolve nell'obbedienza al dio del mercato e delle armi, la discussione sulla democrazia, a mio avviso, è diventata puro esercizio retorico.
Io propongo di privilegiare l'orizzonte personale e ripartire da una domanda: "Che cosa vuol dire oggi qui essere un cittadino democratico? Virtù, valori, impegni".
È il "soggetto democratico" che sta languendo, che si sta sgretolando. Sento il bisogno di un percorso verso le "dieci tavole della democrazia" come percorso che parta da ogni singolo cittadino/a. Non è più una società democratica, ormai disciolta nella crescita delle disuguaglianze e dell'individualismo esasperato, ad escludere i cittadini alla democrazia.
Oggi è prioritario, senza trascurare le istituzioni, lavorare alla formazione di persone democratiche, a partire dai luoghi della quotidiana convivenza. Ho usato la parola "formazione" non a caso perché ritengo che il lavoro di costruzione della persona resti più che mai disatteso, ma assolutamente centrale.
E qui nessuno si può sottrarre: siamo tutti in formazione permanente, ma tutti in qualche misura, siamo dei formatori. Paradossalmente il crescente individualismo ha rimosso in larga misura la responsabilità di crescere come persone relazionate.
Senza questa assunzione di responsabilità personale manca il fondamento, a mio avviso, di una democrazia reale.
Franco Barbero