Che
cosa fanno qui i lavoratori stranieri? Anche se è solo l'egoismo a
riempire il cuore di chi non vorrebbe più vederli, costringiamo
questo incosciente assurdo a rendersi conto di quello che sta
dicendo. Costringiamolo a vedere tutti i lavori manuali ingrati che
pochissimi, da noi, accettano ancora di svolgere e senza i quali il
carbone mancherebbe, i lavori sulle strade sarebbero ancor più in
ritardo e tanti altri comforts di noi privilegiati sarebbero
compromessi.
Che cosa fanno qui? Ci permettono semplicemente di poter
disporre di quello che costituisce il nostro orgoglio . Sappiamo
almeno non essere ingrati. Ma quello che fanno qui, è ben più
importante! Essi lottano, spesso con privazioni incredibili per i
nostri cuori di bambini viziati, perché lontano da qui una sposa,
dei bambini, dei genitori anziani possono semplicemente mangiare,
vestirsi e vivere.
Non sono affatto dei santi, più perfetti degli
altri, ma la quasi totalità di loro dà almeno questo esempio:
l'esempio del compimento coraggioso del primo dei doveri: mettere le
proprie forze al servizio dei membri più deboli della loro famiglia.
Facciamo in modo che, migliorando la loro qualifica professionale e
l'alfabetizzazione, possano diventare presto capaci di portare un
valido contributo al progresso tecnico del loro paese di origine.
Facciamo in modo infine che loro e i loro paesi d'origine possano
essere meno poveri, dato che è proprio la loro miseria che ci rende
più difficile l'amarli. Il problema dei lavoratori stranieri è
tutto qui. E', in ultima analisi, il problema della nostra onestà di
uomini.
Abbé
Pierre