martedì 8 agosto 2017

LA GRANDE FINZIONE

Ora sempre più spesso teologi cattolici e protestanti parlano con enfasi del "Gesù storico". Riconoscono ampie tracce dell'ebraismo nel suo linguaggio e nella cultura con cui viene espresso il suo messaggio.
Così fiorisce una grande corona di citazioni della Bibbia ebraica e con questo si crede di aver situato Gesù nel suo ebraismo. Ma questo tipo di "citazionismo" ebraico, non soddisfa, a livello di metodo, la ricerca del Gesù storico.
Infatti, questo linguaggio e questo accostamento all'ebraismo  non impediscono che Gesù venga tranquillamente ricondotto nell'alveo della dogmatica cristologica ufficiale e così si vorrebbe dimostrare la compatibilità del Gesù storico con le formulazioni di Nicea e Calcedonia.
E' il rigore del metodo storico-critico ad impedire questa strumentalizzazione evidente.
La ricerca verso la verità storica su Gesù di Nazareth costituisce un punto di partenza solido per la fede cristiana e per il dialogo con l'ebraismo.
Così avviene che dal Gesù storico simili teologi passano tranquillamente al dogma trinitario. E nessuno li disturba finché ricamano attorno a queste formule magiche che ti mantengono la cattedra, lo stipendio e l'onorabilità dentro l'istituzione ecclesiastica. 
Mai Gesù di Nazareth, nel suo radicale monoteimo, avrebbe potuto entrare in sintonia con questo pensiero. 
Esiste una rigorosa ricerca che ricolloca Gesù ebreo nel suo tempo, nella sua cultura e nella sua fede in Dio, ma queste straordinarie acquisizioni non entrano nel catechismo e nella
predicazione.
Franco Barbero