domenica 13 agosto 2017

UNA MIA CONSIDERAZIONE ESPRESSA AL PARROCO

Caro don Luigi Davanzo,

spero si sia ripreso dallo choc dopo aver scoperto dietro l'altare due gay che si baciavano, anzi che si “sbaciucchiavano”. Ho letto i due articoli del Gazzettino circa l'episodio svoltosi nella chiesa parrocchiale di Colfosco ove lei è parroco. Le cronache “scandalizzate” e rozze di Angela Pederiva e di Luca Anzanello non mi hanno stupito più di tanto. Sono scritti in cui si mescolano pregiudizio, ignoranza, banalità. Sembrano “cronache paesane” di tre secoli fa.
Ma sono invece stato colpito dalle sue dichiarazioni e da quelle del vescovo.
E' grave, molto grave, che né lei né il vescovo, abbiate saputo vedere in questo comportamento la possibilità di un gesto di amore di due ragazzi.
Per riprendere il linguaggio del Gazzettino, siete voi le “due povere persone di cui avere compassione” perché, almeno in questo caso, accecati dal pregiudizio e dal moralismo, avete subito visto un “fattaccio”, una “voglia di ostentare”, una “intrusione”, un comportamento degno di denuncia...
E' grave, molto grave per un prete e per un vescovo non capire l'amore, vedere lo scandalo e il peccato, dove invece, si vivono semplicemente i doni più belli che Dio ha fatto alle Sue creature.
Oggi il dono dell'omosessualità, ancora largamente incompreso nella società e soprattutto emarginato dalle gerarchie ecclesiastiche, ci interpella come pastori delle comunità cristiane.
Dal mondo della cultura, dell'antropologia e della psicoanalisi giungono da decenni segnali di liberazione dagli stereotipi del passato. Molti studiosi di scienze bibliche, a livello esegetico ed ermeneutico, hanno compiuto una vera rivoluzione per smantellare le letture fondamentalistiche della Bibbia e per una rilettura dei contesti. Sono comparse in tutte le aree linguistiche produzioni teologiche consistenti. Nuove elaborazioni di teologia morale risultano davvero chiarificatrici e liberanti.
Vi scrivo perché temo che voi, con la vostra mentalità, che ripete gli squallidi documenti vaticani, con linguaggi falsamente tolleranti, siate dei veri diffusori del pregiudizio e così allontaniate per la nostra chiesa i tempi in cui sappia convertirsi all'accoglienza cessando di essere, per gay-lesbiche-separati-divorziati, la “chiesa buttafuori”.
Ovviamente molti gay ora finalmente sanno che Dio benedice dove le gerarchie maledicono, ma per altri l'emarginazione ecclesiale rappresenta ancora un'occasione di allontanamento dalla fede perché non si sono ancora liberati completamente dal bisogno del riconoscimento ufficiale.
Ben altre sono le “profanazioni” della chiesa e soprattutto della fede. Spesso le nostre chiese sono profanate da una predicazione moralistica, patriarcale, omofobica, amica dei ricchi, complice delle ingiustizie.
Non facciamo ridere: baciarsi amorosamente in chiesa da qualcuno può essere forse giudicato inopportuno, ma ….dov'è la profanazione?
Questi due giovani avevano creduto di potersi sentire sicuri nella “casa di Dio” e, invece, hanno dolorosamente scoperto di trovarsi nella “casa del parroco”.
Perché non avete gridato alla profanazione quando il cardinal Ruini ha benedetto la “missione” militare di occupazione dell'Iraq? Perché non gridate alla profanazione quando tante aree della nostra chiesa fanno soldi con perfidi concordati con gli sfruttatori che spesso sono i nostri insigni “benefattori”? Lei ha l'età per ricordare le fotografie del sanguinario dittatore Pinochet che riceve la comunione. Sono ben altri gli scandali, caro confratello...
Sarebbe bello che lei, davanti alle parole così semplici ed espressive che i due ragazzi le hanno rivolto, avesse aperto un dialogo con loro sull'amore, sulla bellezza del volersi bene.
Sarebbe stato bello che lei avesse ascoltato quel “ci vogliamo bene ...non stiamo facendo niente di male” con un cuore libero dagli stereotipi.
Ma noi preti...sappiamo ancora ascoltare? Anziché “urlare che se ne andassero” e “tirarli giù di forza” non sarebbe stato meglio cercare di capire il senso dei loro gesti e delle loro parole? Perché lei non ha accettato l'abbraccio che uno dei due ragazzi le ha proposto? Forse che gli uomini e le donne che si abbracciano non ci regalano un segno limpido ed affettuoso del loro affetto, un desiderio di amicizia?
Posso a fatica capire le deplorevoli parole del vescovo. I vescovi, si sa, sono in stragrande maggioranza dei caporali di giornata, dei funzionari, dei manager, tutti in riga e incapaci di un pensiero libero e autonomo. Oggi i vescovi per lo più sono ridotti a megafoni del papa, ripetitori dei documenti vaticani.
Ma noi preti, che siamo ogni giorno a contatto diretto con la gente e non abbiamo preoccupazioni di carriera, come possiamo ancora mantenere simili chiusure? Conosco centinaia di preti che accolgono e accompagnano con grande competenza teologica e con squisita sensibilità umana e pastorale gay e lesbiche credenti nei loro amori. Essi hanno capito che non ci sono amori di serie A e amori di serie B.
La questione vera è se si ama, non come si ama. Ogni vero amore sta sotto il sorriso di Dio. Benedico Dio perché incontro molti confratelli che si aprono a questa prospettiva nella preghiera, nel dialogo, nell'ascolto umile delle persone, nel rinnovato impegno di un aggiornamento biblico e teologico serio e assiduo.
Auguro anche a lei, caro signor parroco, di ripensare questa intera vicenda. Quarantuno anni fa, all'inizio del mio ministero, avevo anch'io le stesse reazioni. Poi... alcuni studi in Italia e all'estero e soprattutto molti e molti dialoghi con gay e lesbiche mi hanno “convertito” ad una visione nuova. E' stato impegnativo anche per me, ma oggi ringrazio con convinzione i gay e le lesbiche perché mi hanno aiutato a capire e a vivere un po' più radicalmente il messaggio di Gesù.
La saluto con affetto.
don Franco Barbero