Caro
don Luigi Davanzo,
spero
si sia ripreso dallo choc dopo aver scoperto dietro l'altare due gay
che si baciavano, anzi che si “sbaciucchiavano”. Ho letto i due
articoli del Gazzettino circa l'episodio svoltosi nella chiesa
parrocchiale di Colfosco ove lei è parroco. Le cronache
“scandalizzate” e rozze di Angela Pederiva e di Luca
Anzanello non mi hanno stupito più di tanto. Sono scritti in cui
si mescolano pregiudizio, ignoranza, banalità. Sembrano “cronache
paesane” di tre secoli fa.
Ma
sono invece stato colpito dalle sue dichiarazioni e da quelle del
vescovo.
E'
grave, molto grave, che né lei né il vescovo, abbiate saputo vedere
in questo comportamento la possibilità di un gesto di amore di due
ragazzi.
Per riprendere il linguaggio del Gazzettino, siete
voi le “due povere persone di cui avere compassione” perché,
almeno in questo caso, accecati dal pregiudizio e dal moralismo,
avete subito visto un “fattaccio”, una “voglia di ostentare”,
una “intrusione”, un comportamento degno di denuncia...
E' grave,
molto grave per un prete e per un vescovo non capire l'amore, vedere
lo scandalo e il peccato, dove invece, si vivono semplicemente i doni
più belli che Dio ha fatto alle Sue creature.
Oggi il dono
dell'omosessualità, ancora largamente incompreso nella società e
soprattutto emarginato dalle gerarchie ecclesiastiche, ci interpella
come pastori delle comunità cristiane.
Dal mondo della cultura,
dell'antropologia e della psicoanalisi giungono da decenni segnali
di liberazione dagli stereotipi del passato. Molti studiosi di
scienze bibliche, a livello esegetico ed ermeneutico, hanno compiuto
una vera rivoluzione per smantellare le letture fondamentalistiche
della Bibbia e per una rilettura dei contesti. Sono comparse in tutte
le aree linguistiche produzioni teologiche consistenti. Nuove
elaborazioni di teologia morale risultano davvero chiarificatrici e
liberanti.
Vi
scrivo perché temo che voi, con la vostra mentalità, che ripete gli
squallidi documenti vaticani, con linguaggi falsamente tolleranti,
siate dei veri diffusori del pregiudizio e così allontaniate per la
nostra chiesa i tempi in cui sappia convertirsi all'accoglienza
cessando di essere, per gay-lesbiche-separati-divorziati, la “chiesa
buttafuori”.
Ovviamente molti gay ora finalmente sanno che Dio
benedice dove le gerarchie maledicono, ma per altri l'emarginazione
ecclesiale rappresenta ancora un'occasione di allontanamento dalla
fede perché non si sono ancora liberati completamente dal bisogno
del riconoscimento ufficiale.
Ben
altre sono le “profanazioni” della chiesa e soprattutto della
fede. Spesso le nostre chiese sono profanate da una predicazione
moralistica, patriarcale, omofobica, amica dei ricchi, complice delle
ingiustizie.
Non facciamo ridere: baciarsi amorosamente in chiesa da
qualcuno può essere forse giudicato inopportuno, ma ….dov'è la
profanazione?
Questi due giovani avevano creduto di potersi sentire
sicuri nella “casa di Dio” e, invece, hanno dolorosamente
scoperto di trovarsi nella “casa del parroco”.
Perché non avete
gridato alla profanazione quando il cardinal Ruini ha benedetto la
“missione” militare di occupazione dell'Iraq? Perché non gridate
alla profanazione quando tante aree della nostra chiesa fanno soldi
con perfidi concordati con gli sfruttatori che spesso sono i nostri
insigni “benefattori”? Lei ha l'età per ricordare le fotografie
del sanguinario dittatore Pinochet che riceve la comunione. Sono ben
altri gli scandali, caro confratello...
Sarebbe
bello che lei, davanti alle parole così semplici ed espressive che i
due ragazzi le hanno rivolto, avesse aperto un dialogo con loro
sull'amore, sulla bellezza del volersi bene.
Sarebbe stato bello che
lei avesse ascoltato quel “ci vogliamo bene ...non stiamo facendo
niente di male” con un cuore libero dagli stereotipi.
Ma noi
preti...sappiamo ancora ascoltare? Anziché “urlare che se ne
andassero” e “tirarli giù di forza” non sarebbe stato meglio
cercare di capire il senso dei loro gesti e delle loro parole? Perché
lei non ha accettato l'abbraccio che uno dei due ragazzi le ha
proposto? Forse che gli uomini e le donne che si abbracciano non ci
regalano un segno limpido ed affettuoso del loro affetto, un
desiderio di amicizia?
Posso
a fatica capire le deplorevoli parole del vescovo. I vescovi, si sa,
sono in stragrande maggioranza dei caporali di giornata, dei
funzionari, dei manager, tutti in riga e incapaci di un pensiero
libero e autonomo. Oggi i vescovi per lo più sono ridotti a megafoni
del papa, ripetitori dei documenti vaticani.
Ma noi preti, che siamo
ogni giorno a contatto diretto con la gente e non abbiamo
preoccupazioni di carriera, come possiamo ancora mantenere simili
chiusure? Conosco centinaia di preti che accolgono e accompagnano con
grande competenza teologica e con squisita sensibilità umana e
pastorale gay e lesbiche credenti nei loro amori. Essi hanno capito
che non ci sono amori di serie A e amori di serie B.
La
questione vera è se si ama, non come si ama.
Ogni vero amore sta sotto il sorriso di Dio. Benedico Dio perché
incontro molti confratelli che si aprono a questa prospettiva nella
preghiera, nel dialogo, nell'ascolto umile delle persone, nel
rinnovato impegno di un aggiornamento biblico e teologico serio e
assiduo.
Auguro
anche a lei, caro signor parroco, di ripensare questa intera vicenda.
Quarantuno anni fa, all'inizio del mio ministero, avevo anch'io le
stesse reazioni. Poi... alcuni studi in Italia e all'estero e
soprattutto molti e molti dialoghi con gay e lesbiche mi hanno
“convertito” ad una visione nuova. E' stato impegnativo anche
per me, ma oggi ringrazio con convinzione i gay e le lesbiche perché
mi hanno aiutato a capire e a vivere un po' più radicalmente il
messaggio di Gesù.
La
saluto con affetto.
don
Franco Barbero