Corso
Biblico. Torino, 15.12.2017.
I°
libro di Samuele.
(Appunti
presi durante la conferenza di don Franco Barbero).
La
sezione del primo libro di Samuele che va dal capitolo 8 al 15 tratta
della istituzione della monarchia in Israele e della proclamazione di
Saul come primo re. Si tratta di un capitolo tragico della storia di
Israele, un momento di transizione dall'epoca dei Giudici a quella
della monarchia, in cui si manifestano tutte le contraddizioni della
storia e i mali che conseguono all'esercizio del potere politico.
Viene qui evidenziato il lato tragico del potere, che viene colto nel
suo aspetto negativo di abuso da parte di chi lo possiede, con
conseguente trasgressione del patto con Dio, infedeltà alle promesse
fatte e idolatria. E' una storia di contraddizioni, di re benedetti
da Dio alla loro proclamazione, a partire da Saul, ma che cadranno
nelle peggiori nefandezze nell'esercizio del loro potere. Saul è la
prima di queste figure di infedeltà, è un personaggio tragico;
qualche commentatore sostiene che il redattore abbia calcato la mano
nell'evidenziare le infedeltà di Saul per mettere in evidenza la
figura di Davide, che viene ricordato soprattutto come un re giusto,
ma che non manca pure lui di difetti, come la storia successiva
evidenzierà.
Il
capitolo 8 contiene uno straordinario dialogo a tre: Samuele
interloquisce con Dio da una parte e con il popolo dall'altra:
quest'ultimo chiede insistentemente di avere un re, cioè un potere
forte che lo governi; Samuele fa resistenza evidenziando tutti i mali
che il potere monarchico comporta (8, 11-18) ed elenca i “diritti
del re “ che sarà chiamato a regnare, che in realtà sono
prevaricazioni ed abusi; si noti che queste pagine sono state scritte
nel periodo dell'esilio, quando già i fatti che qui vengono esposti
come una profezia erano già accaduti: si tratta di una coraggiosa
rilettura della storia di Israele e delle sue deviazioni. E qual'è
l'atteggiamento di Dio di fronte alla richiesta di avere un re? Dio
qui pare quasi rassegnato all'infedeltà del popolo (“Come hanno
fatto dal giorno in cui li ho fatti salire dall'Egitto fino a oggi,
abbandonano me per seguire altri dei...” (8,8). La richiesta di
avere un re appare come una sfiducia nella sovranità di Dio. E
tuttavia , come commenta Brueggemann, Dio non approva la scelta del
popolo, ma lo lascia libero di decidere e non impedisce al popolo di
fare la scelta sbagliata. C'è quasi un ritirarsi di Dio di fronte al
perseverare nell'errore.
Inizia
così la ricerca del re, che (capitolo 9) avviene come spesso nella
Bibbia, in modo inaspettato: Saul viene mandato dal padre a cercare
delle asine smarrite (che simboleggiano lo smarrimento di Saul e la
sua carenza nell'assumere la dimensione profetica) e nel suo
peregrinare giunge nella città in cui Samuele sta per celebrare un
sacrificio cui segue un banchetto. Saul incontra Samuele che lo
invita al posto d'onore del banchetto e, il giorno dopo (capitolo 10)
lo consacra re.
E'
un inizio trionfale: Saul viene presentato come l'uomo più prestante
e bello tra gli Israeliti (9,2), viene indicato da Dio a Samuele come
il salvatore del popolo (9,16), viene unto re (10,1) ed infine
riempito dello Spirito del Signore e trasformato in un altro uomo
(10, 6 e sgg.; riecheggia qui la parola di Ezechiele sul cuore
nuovo); a questa narrazione se ne aggiunge un'altra (cap. 10, 17 e
sgg.) che evidentemente attinge ad una tradizione diversa che in
parte contraddice la prima. Da notare come l'indicazione che conduce
a Samuele proviene da un servo di Saul e come la ricerca del nuovo re
si intrecci con la ricerca delle asine smarrite. Dio si rivela
attraverso le figure che appaiono più insignificanti agli occhi del
mondo (e lo stesso Saul appartiene alla più piccola famiglia della
più piccola tribù di Israele: 9, 21). Ma già vi sono segni
contraddittori: alcuni “uomini perversi” dubitano che Saul possa
salvare Israele (10, 27).
Il
capitolo 11 segna una fase positiva della storia di Saul: il Signore
interviene per proteggerlo (11.6) ed egli ottiene una grande vittoria
sugli Ammoniti ed è proclamato re (11,15); ma anche qui non mancano
gli elementi contradditori: dal popolo sorge una voce di
contestazione sulla regalità di Saul.
Il
capitolo 12 contiene il discorso di commiato di Samuele e ripercorre
le tappe principali della storia di Israele nel quale emergono tutte
le contraddizioni delle vicende umane: Samuele dice ciò che pensa, e
cioè che l'aver voluto un re è un male, perchè il Signore è il
vero re di Israele (11,12). Tuttavia egli prende atto della realtà
ed ammette che anche la monarchia può avere aspetti positivi, a
condizione che il popolo ed il re rimangano fedeli al Signore
(11,14). Si tratta di una grande pagina in cui si esprime il cuore
dell'ebraismo ed emerge tutta la fragilità dell'essere umano e tutta
la precarietà della sua capacità di essere fedele. Da un lato c'è
un Dio che ama la sua creazione ma fatica ad accettarne i limiti, è
tentato di annientarla, ma poi prevale l'amore; dall'altra c'è
l'uomo che promette di essere fedele, ma si dimentica presto del bene
ricevuto e ricade nell'idolatria. E' una pagina di grande coraggio
dell'ebraismo nel riconoscere i propri errori e le proprie fragilità.
E' una pagina di attualità: anche oggi non siamo immuni dalle
idolatrie, anzi si può parlare di un monoteismo idolatrico, quando
si pongono, magari in nome di Dio, al di sopra di tutto cose come il
mercato, il denaro oppure se stessi.
Dal
capitolo 13 iniziano le trasgressioni: Saul si sostituisce a Samuele,
che tarda ad arrivare, nella celebrazione del sacrificio (13, 9) e
commette quello che potremmo chiamare un abuso di potere. I capitoli
14 e 15 descrivono l'ascesa di Gionata, il figlio di Saul, ma inizia
la decadenza che si manifesta nella confusione che regna tra il
popolo (14,20); Saul sconfigge gli Amaleciti, ma trasgredisce il
comando del Signore di sterminare i nemici e distruggere tutto il
bottino; per compiacere il popolo sceglie di offrire il meglio del
bottino in sacrificio (15,9). Saul riconosce il suo peccato (15,24)
ma Dio in questo caso non risponde: è un momento oscuro della storia
di Israele. Qui appare un Dio crudele e vendicativo e l'episodio va
contestualizzato: Amalek è il nome dello smarrimento di Israele che
non capisce di essere dentro ad un progetto di instaurazione di una
economia di giustizia e la monarchia di Saul non agisce secondo
questo progetto, ma rischia il fallimento per apostasia. Resta la
voce di Samuele che (15,22) dichiara “...obbedire è meglio del
sacrificio” e condanna il culto esterno non accompagnato
dall'obbedienza ai comandi del Signore.
Guido Allice