mercoledì 3 gennaio 2018

UN AIUTO PER RICORDARE



Corso Biblico. Torino, 15.12.2017.
I° libro di Samuele.
(Appunti presi durante la conferenza di don Franco Barbero).
La sezione del primo libro di Samuele che va dal capitolo 8 al 15 tratta della istituzione della monarchia in Israele e della proclamazione di Saul come primo re. Si tratta di un capitolo tragico della storia di Israele, un momento di transizione dall'epoca dei Giudici a quella della monarchia, in cui si manifestano tutte le contraddizioni della storia e i mali che conseguono all'esercizio del potere politico. Viene qui evidenziato il lato tragico del potere, che viene colto nel suo aspetto negativo di abuso da parte di chi lo possiede, con conseguente trasgressione del patto con Dio, infedeltà alle promesse fatte e idolatria. E' una storia di contraddizioni, di re benedetti da Dio alla loro proclamazione, a partire da Saul, ma che cadranno nelle peggiori nefandezze nell'esercizio del loro potere. Saul è la prima di queste figure di infedeltà, è un personaggio tragico; qualche commentatore sostiene che il redattore abbia calcato la mano nell'evidenziare le infedeltà di Saul per mettere in evidenza la figura di Davide, che viene ricordato soprattutto come un re giusto, ma che non manca pure lui di difetti, come la storia successiva evidenzierà.
Il capitolo 8 contiene uno straordinario dialogo a tre: Samuele interloquisce con Dio da una parte e con il popolo dall'altra: quest'ultimo chiede insistentemente di avere un re, cioè un potere forte che lo governi; Samuele fa resistenza evidenziando tutti i mali che il potere monarchico comporta (8, 11-18) ed elenca i “diritti del re “ che sarà chiamato a regnare, che in realtà sono prevaricazioni ed abusi; si noti che queste pagine sono state scritte nel periodo dell'esilio, quando già i fatti che qui vengono esposti come una profezia erano già accaduti: si tratta di una coraggiosa rilettura della storia di Israele e delle sue deviazioni. E qual'è l'atteggiamento di Dio di fronte alla richiesta di avere un re? Dio qui pare quasi rassegnato all'infedeltà del popolo (“Come hanno fatto dal giorno in cui li ho fatti salire dall'Egitto fino a oggi, abbandonano me per seguire altri dei...” (8,8). La richiesta di avere un re appare come una sfiducia nella sovranità di Dio. E tuttavia , come commenta Brueggemann, Dio non approva la scelta del popolo, ma lo lascia libero di decidere e non impedisce al popolo di fare la scelta sbagliata. C'è quasi un ritirarsi di Dio di fronte al perseverare nell'errore.
Inizia così la ricerca del re, che (capitolo 9) avviene come spesso nella Bibbia, in modo inaspettato: Saul viene mandato dal padre a cercare delle asine smarrite (che simboleggiano lo smarrimento di Saul e la sua carenza nell'assumere la dimensione profetica) e nel suo peregrinare giunge nella città in cui Samuele sta per celebrare un sacrificio cui segue un banchetto. Saul incontra Samuele che lo invita al posto d'onore del banchetto e, il giorno dopo (capitolo 10) lo consacra re.
E' un inizio trionfale: Saul viene presentato come l'uomo più prestante e bello tra gli Israeliti (9,2), viene indicato da Dio a Samuele come il salvatore del popolo (9,16), viene unto re (10,1) ed infine riempito dello Spirito del Signore e trasformato in un altro uomo (10, 6 e sgg.; riecheggia qui la parola di Ezechiele sul cuore nuovo); a questa narrazione se ne aggiunge un'altra (cap. 10, 17 e sgg.) che evidentemente attinge ad una tradizione diversa che in parte contraddice la prima. Da notare come l'indicazione che conduce a Samuele proviene da un servo di Saul e come la ricerca del nuovo re si intrecci con la ricerca delle asine smarrite. Dio si rivela attraverso le figure che appaiono più insignificanti agli occhi del mondo (e lo stesso Saul appartiene alla più piccola famiglia della più piccola tribù di Israele: 9, 21). Ma già vi sono segni contraddittori: alcuni “uomini perversi” dubitano che Saul possa salvare Israele (10, 27).
Il capitolo 11 segna una fase positiva della storia di Saul: il Signore interviene per proteggerlo (11.6) ed egli ottiene una grande vittoria sugli Ammoniti ed è proclamato re (11,15); ma anche qui non mancano gli elementi contradditori: dal popolo sorge una voce di contestazione sulla regalità di Saul.
Il capitolo 12 contiene il discorso di commiato di Samuele e ripercorre le tappe principali della storia di Israele nel quale emergono tutte le contraddizioni delle vicende umane: Samuele dice ciò che pensa, e cioè che l'aver voluto un re è un male, perchè il Signore è il vero re di Israele (11,12). Tuttavia egli prende atto della realtà ed ammette che anche la monarchia può avere aspetti positivi, a condizione che il popolo ed il re rimangano fedeli al Signore (11,14). Si tratta di una grande pagina in cui si esprime il cuore dell'ebraismo ed emerge tutta la fragilità dell'essere umano e tutta la precarietà della sua capacità di essere fedele. Da un lato c'è un Dio che ama la sua creazione ma fatica ad accettarne i limiti, è tentato di annientarla, ma poi prevale l'amore; dall'altra c'è l'uomo che promette di essere fedele, ma si dimentica presto del bene ricevuto e ricade nell'idolatria. E' una pagina di grande coraggio dell'ebraismo nel riconoscere i propri errori e le proprie fragilità. E' una pagina di attualità: anche oggi non siamo immuni dalle idolatrie, anzi si può parlare di un monoteismo idolatrico, quando si pongono, magari in nome di Dio, al di sopra di tutto cose come il mercato, il denaro oppure se stessi.
Dal capitolo 13 iniziano le trasgressioni: Saul si sostituisce a Samuele, che tarda ad arrivare, nella celebrazione del sacrificio (13, 9) e commette quello che potremmo chiamare un abuso di potere. I capitoli 14 e 15 descrivono l'ascesa di Gionata, il figlio di Saul, ma inizia la decadenza che si manifesta nella confusione che regna tra il popolo (14,20); Saul sconfigge gli Amaleciti, ma trasgredisce il comando del Signore di sterminare i nemici e distruggere tutto il bottino; per compiacere il popolo sceglie di offrire il meglio del bottino in sacrificio (15,9). Saul riconosce il suo peccato (15,24) ma Dio in questo caso non risponde: è un momento oscuro della storia di Israele. Qui appare un Dio crudele e vendicativo e l'episodio va contestualizzato: Amalek è il nome dello smarrimento di Israele che non capisce di essere dentro ad un progetto di instaurazione di una economia di giustizia e la monarchia di Saul non agisce secondo questo progetto, ma rischia il fallimento per apostasia. Resta la voce di Samuele che (15,22) dichiara “...obbedire è meglio del sacrificio” e condanna il culto esterno non accompagnato dall'obbedienza ai comandi del Signore.
Guido Allice