giovedì 2 agosto 2018

Di Stefano e le 18 domande sui "soldi rubati": "Non rinnego nulla"



Due sottosegretari M5S schierati contro Salvini, al fianco del ministro Bonafede e dei giudici della Cassazione finiti sotto l' attacco leghista.
«Le mie domande sulla truffa della Lega? Certo che restano valide, certo che ci credo. Però adesso, per serietà, cerco di parlare della materia di mia competenza». Manlio Di Stefano, oggi sottosegretario pentastellato agli Esteri, dosa moltissimo le parole. Ma era due anni fa quando, da deputato, ovviamente senza immaginare che sarebbe entrato in un governo a impetuosa trazione salviniana, Di Stefano sferrava via Facebook il suo argomentato attacco al leader leghista, con ben diciotto domande.
Interrogativi aspri, come questo. "Caro Salvini, perché non vi siete costituiti parte civile nel processo contro il vostro ex-tesoriere Belsito e Bossi per i reati di truffa ai danni dello Stato e riciclaggio dei rimborsi elettorali per oltre 40 milioni di euro?". Oppure: "A quanto si apprende dal processo Bossi/Belsito, nonostante sapeste di commettere una continuazione di reato, lei e Maroni, non solo non avete restituito i 40 milioni di euro, ma ne avreste incassati altri 14 direttamente sotto la vostra dirigenza. Pensa di restituire questi soldi rubati al popolo italiano?". Ventisei mesi dopo, Di Stefano prova ad aggirare l' ostacolo: «Guardi, sono in riunione». Ma non era lei che si lamentava di non ricevere risposte da Salvini, partendo dai soldi "rubati"? Rinnega? «No - replica a Repubblica - Non rinnego nulla, ci mancherebbe. Anzi, sono d' accordo con il ministro Bonafede: le sentenze si rispettano» .
Il suo dissenso si salda a quello di un suo omologo. L' altro sottosegretario M5S, all' Interno, "casa" del vicepremier leghista, Carlo Sibilia avverte: «Urlare alla magistratura politicizzata quando qualcosa non ci sta bene, ha un retrogusto berlusconiano che i cittadini vogliono dimenticare».
Conchita Sannino

(la Repubblica 6 luglio)