lunedì 13 agosto 2018

L'ULTIMA DELLE FESTIVITÀ PAGANE

Nell'antica Roma portavano il nome di feriae i giorni consacrati agli dèi, e come tali interdetti allo svolgimento delle attività ordinarie. Cicerone spiegava anzi, più precisamente, che durante le feriae i liberi dovevano astenersi dalle liti e dalle dispute, gli schiavi dal lavoro e dalle fatiche. Nei giorni dedicati agli dèi, le feriae, si svolgevano sacrifici, banchetti, si celebravano ludi: insomma, si faceva festa. Ma allora perché in italiano "feriale" indica l'opposto, ossia il carattere non festivo, lavorativo, di una giornata, in opposizione a quello festivo? I cammini delle parole spesso sono tortuosi, e anche in questo caso è così. Accade infatti che i cristiani, per evitare i nomi "pagani" dei giorni, li ridefinirono chiamandoli con il nome di feria (festa, in quanto dedicata a un santo) seguita da un ordinale, dal lunedì al venerdì: secunda feria, tertia feria, e così via, uso che il portoghese conserva ancora. L'aggettivo "feriale" deriva dunque da "feria" nel senso di giorno della settimana, non da quello di festa: per cui in italiano feriale indica il giorno non festivo.
Quanto al Ferragosto, il nome deriva dalle feriae Augusti istituite da Augusto nel 18 a. C. L'intento politico di questa scelta è evidente: un giorno dedicato agli dèi, come tutte le feriae, ma intitolato all'imperatore, mandava un messaggio discutibile. Originariamente la festa era collocata il primo del mese, cioè alle kalendae di Agosto, fu la Chiesa a spostarla al 15 per farla coincidere con la festività dell'Assunta. Per quanto in parte cristianizzata, per via dello spostamento della data, il Ferragosto, erede delle Feriae Augusti, è dunque l'unica festa "pagana" che resiste, e bene, nel nostro calendario. Con la speranza che gli italiani, per questo giorno, si astengano da liti e dispute, come prevedeva l'uso antico.
(Maurizio Bettini, Repubblica, 15/08/2016)