giovedì 15 novembre 2018

Chiamparino "Se Salvini sacrifica la Torino-Lione ce la paghiamo noi"

È prematuro" quantificare gli effetti di uno stop alla Tav Torino-Lione. Lo afferma Giovanni Tria alla Camera, nel giorno in cui Danilo Toninelli assicura che le riserve saranno sciolte "per Natale" e Luigi Di Maio promette che i soldi tolti saranno dati alla nuova metro di Torino. In risposta al ministro dell'Economia i deputati di Forza Italia protestano in aula sventolando i cartelli "Sì Tav. Ladri di futuro. Ladri di lavoro".

Come fare la Tav? «Rispettare gli impegni presi dal Parlamento e dall'Italia con i trattati internazionali sottoscritti dai governi e dal presidente della Repubblica». Se il Parlamento cambia idea? «Faremo un referendum in Piemonte come forma di pressione». Se anche la pressione non funzionasse? «Per noi quell'opera è vitale. Di fronte a una situazione estrema studieremo il modo per pagarcela noi, magari con l'aiuto delle altre Regioni coinvolte dal tracciato est-ovest: Friuli, Veneto, Lombardia». Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, e più che mai determinato e non esclude, come scelta estrema, l'autofinanziamento regionale.
Chiamparino, il patto Lega-5S sembra avere come merce di scambio la Tav. Salvini si adegua a bloccare l'opera per salvare il governo. Come reagirete?
«Sono stato uno dei primi ad avvertire questo pericolo. Una parte del governo è sempre stata contraria a tutte le grandi opere. L'altra, quella leghista, si è sempre detta favorevole. Ma quando Salvini elenca le opere da fare assolutamente, arriva alla Torino-Lione e la salta».
Voi siete l'unica Regione di centrosinistra. Vi penalizzano per questo?«Non credo. Chiara Appendino è dei Cinque stelle ma le Olimpiadi le ha perse lo stesso».
Di Maio dice che i 5S non sono contrari all'alta velocità e sostiene la Napoli-Bari.«Sa qual è la differenza tra un propagandista e uno statista? Che il propagandista fa solo ciò che serve al suo collegio elettorale. Lo statista pensa al Paese; Di Malo è del primo genere. Con la sua logica ognuno si fa l'alta velocità che va bene a casa sua».
Insomma, come va a finire?
«Ci sono tre scenari. Il primo è il più logico: il Parlamento ha votato, l'Italia ha sottoscritto gli accordi con Francia ed Europa, il Cipe ha deliberato, Telt, la società che realizza il tunnel, va avanti come previsto. Non bisogna perdere tempo. Entro il 2019 il programma prevede lavori per 2 miliardi di euro. Se invece il governo, per ragioni di equilibrio interno, ferma Telt impedendo che faccia gli appalti, lanceremo un referendum in primavera per far pronunciare i piemontesi».
A che cosa servirebbe?
«Il referendum servirebbe a far pressione sul Parlamento che, per bloccare l'opera, deve votare una legge che cancella i trattati internazionali».
Gli altri due scenari?
«Il primo è uno scenario ragionevole. Si lasciano concludere i lavori del tunnel internazionale, che sono già molto avanti, e si discute sulla tratta italiana : come migliorarla, come risparmiare, quali modifiche apportare».
Ma i 5S sono contrari a tutta l'opera…
«Chi arriva al governo non può far finta che prima non sia successo nulla. Un politico contrario può anche dire: "Se dovessi decidere da zero non la farei. Ma a questo punto non posso tornare indietro". Così è successo per il Tap, così è successo all'Ilva».
Il terzo scenario?
«Vogliano forme di autonomia regionale? Benissimo. C'è una proposta di Forza Italia che verrà discussa nei prossimi giorni in Consiglio regionale. La faccio mia con un'aggiunta. La proposta suggerisce che il Piemonte, se non c'è altra strada, possa subentrare per la parte italiana della spesa, circa 2,5 miliardi in vent'anni. Io dico che potrebbero farlo tutte le Regioni interessate dal tracciato».
Una Tav del Nord?
«Il titolare del contratto non può che essere lo Stato. Del resto, è  un'opera internazionale. Ma si possono studiare forme di intervento economico e di compensazione, ad esempio modificando le concessioni autostradali».
Tutto possibile. Ma Di Maio promette che i soldi risparmiati sulla Tav serviranno al trasporto locale. Lei è contrario?
«Io sono contrario alla demagogia di bassa lega. Da decenni ascoltiamo queste teorie che mettono un'opera contro l'altra. Il risultato è che non abbiamo né le grandi né le piccole opere. Siamo un paese senza infrastrutture e senza metropolitane. Siamo il  fanalino di coda dell'Europa. Sogniamo la crescita e chiudiamo i cantieri».
Paolo Griseri

(la Repubblica 1 novembre)