domenica 13 gennaio 2019

Il movimento non blocca le trivelle. La rottura finale con gli ambientalisti

C'era una volta in cui Luigi Di Maio si precipitava in Basilicata a Tempa Rossa, da lui definita «l'epicentro di trivellopoli», per tuonare contro le trivelle e, a suo dire, gli affari del Pd con le compagnie petrolifere: «Il presidente del Consiglio [Renzi, nda.] ha detto che vuole querelarci su Trivellopoli. Presidente, siamo qui, iniziamo. Sarà un piacere sapere chi vi finanzia le campagne elettorali, e se la Total, l'Eni, la Shell, vi finanziano le campagne elettorali. Perché è quello il punto». Folle plaudenti attorno. C'era una volta in cui il Movimento prometteva: «Al governo bloccheremo immediatamente le trivellazioni». Poi sono andati al governo. E a quanto pare non le bloccano più.
Il 10 dicembre il ministero dell'ambiente ha emesso 18 pareri favorevoli di ottemperanza alla ricerca di idrocarburi, in sostanza confermando la valutazione di impatto ambientale - che fa eseguire le ricerche petrolifere e le trivellazioni, in particolare nel Mar Adriatico, e in aree delicate di Basilicata e Campania. Le trivellazioni erano state autorizzate da un parere della commissione tecnica ministeriale del 20 aprile 2017 (l'allora ministro dell'ambiente era Galletti), ma il fatto è che il Movimento giurava che appena arrivato nelle stanze dei bottoni le avrebbe fermate. Avevano cavalcato ogni protesta, quindi anche quella dei NoTriv, al grido di «blocchiamo tutto». Un po' come quando Di Battista diceva, su tutt'altra storia: «Con il governo del Movimento il Tap lo blocchiamo in due settimane, in due settimane!». Stesso copione sulle trivelle: autorizzate in precedenza (come è del tutto legittimo), tutt'altro che fermate dal Movimento.
Alla Camera il deputato grillino De Rosa, nell'aprile 2017, tuonò: «Vi eravate fatti belli dicendo che tutelavate i parchi contro le trivelle!», e concluse sarcastico: «Allora mettete il marchio del vostro distributore preferito accanto a quello del Pd! ». Il ministero dell'Ambiente Costa ieri ha precisato: «Lo ribadisco ancora una volta: quelle 18 verifiche di ottemperanza non sono provvedimenti che danno i permessi ad Agip e Eni per trivellare. Semplicemente perché quei permessi erano già stati dati quando io non ero ancora ministro ma ero "semplicemente" Generale dei Carabinieri Forestali». Ma i verdi attaccano. Angelo Bonelli ricorda che i 18 pareri di ottemperanza potevano benissimo non essere dati: «Peccato che questo atto dovuto, che doveva essere espresso entro trenta giorni, è stato dato dopo un anno e mezzo dal rilascio della Via con ben 18 pareri dati tutti lo stesso giorno». I verdi lamentano anche altro: «Nel frattempo la commissione tecnica Via del ministero ha dato ben 3 pareri favorevoli alla ricerca petrolifera, riformulata a novembre, che si trovano in Campania ("Monte Cavallo", "Pignola" e "La Cerasa"). Si è aperto così un nuovo tentativo di aggressione petrolifero in terra ferma su ben 347 chilometri quadrati».
Tra gli ambientalisti è molto dura anche una ex grillina impegnata da sempre, lei coerentemente, in battaglie verdi, Claudia Mannino. Parla di «ennesimo voltafaccia del Movimento sull'ambiente». Ne ricorda un altro: «La costituzione in giudizio alla Corte Costituzionale nel ricorso per conflitto di attribuzione tra Stato e Regione che la Basilicata (con l'appoggio dei Comitati NoTriv) ha sollevato proprio contro quel progetto di ricerca di idrocarburi, che è un regalo bello e buono alla società di ricerche petrolifere Rockhopper Exploration». Insomma, il Movimento si costituisce contro i NoTriv, il Popolo della Basilicata che li sosteneva a Tempa Rossa. Tap, Ilva, trivelle: storie diverse; parabole simili. E ora si aspetta la Tav.
Jacopo Iacoboni

(La Stampa 31 dicembre 2018)