martedì 15 gennaio 2019

IL PRIMO OBIETTORE DI COSCIENZA ITALIANO

Piscina e Pinerolo possono esserne fieri

BENVENUTA, UTOPIA! – 1

Remigio Cuminetti nasceva il 1 luglio 1890 a Piscina (un comune di circa tremila abitanti della città metropolitana di Torino) nella bassa Val Chisone, vicino a Pinerolo.
Fu il primo obiettore di coscienza italiano. Era un normale metalmeccanico all’alba del Secolo Breve, al tramonto della Belle Epoque. Fervente cattolico, in un passaggio cruciale tra modernità e fedeltà all’Essenziale, aveva maturato la convinzione interiore che il discepolo del Vangelo non può avere nemici, e l’incontro con i Testimoni di Geova lo confermò nella necessità della coerenza assoluta con la propria convinzione.
Scoppiò la prima “Grande Guerra” (“l’inutile strage”) e Remigio rifiutò la cartolina precetto.
La convivenza con la famiglia d’origine era diventata impossibile per contrasti di ordine religioso.
Vai tu in cerca del volto di Dio? Esso ti è davanti agli occhi: è il volto del tuo fratello. Prostrati e adora”. E’ uno degli agrapha di Gesù che Buonaiuti amava citare più spesso leggendo gli Stromata di Clemente Alessandrino.
Forse Remigio, metalmeccanico, non conosceva né Buonaiuti né Clemente Alessandrino, ma la pensava allo stesso modo, e pronunciò modestamente il suo irremovibile Signornò.
Fu processato e condannato per renitenza, ma gli fu offerta la possibilità di lavorare come operaio militarizzato alla RIV per la produzione bellica. “Grazie, Signornò, non produrrò strumenti di morte”. Per evitare la fucilazione accettò di servire, disarmato, nel reparto Sanità in prima linea. Fu ferito e ospedalizzato. Leggendo la Bibbia ho potuto comprendere la verità, Iddio mi ha rivelato che la vita è amore, ed io non debbo far male ad alcuno. Indossando la divisa io mi distinguerei da uomini di altre nazioni che sono miei fratelli”. Lo misero in manicomio.
Era il 1917 e il Piave continuava a mormorare, ma ciascuno lo capiva a modo suo e Gaeta non era una villeggiatura. Remigio morì il 18 gennaio 1939 ma la sua utopia si realizzò con la legge 8 luglio 1998 n. 230. 
Una disciplina organica della materia riconobbe compiutamente per la prima volta il diritto all’obiezione di coscienza, configurando la stessa non più come un beneficio concesso dallo Stato, bensì come un diritto della persona.



Gianfranco Monaca – Tempi di fraternità – n. 1 gennaio 2019