Newsletter n. 131 dell'11 gennaio 2019
AI NASTRI DI PARTENZA
Care amiche ed amici,
lo sblocco della prigionia sul mare inflitta ai migranti salvati dalla
Sea Watch (ma il loro calvario è solo all’inizio) almeno una buona
notizia l’arreca: sarà per l’appello lanciato domenica all’Angelus da
papa Francesco, sarà per l’offerta della Chiesa valdese, sarà per
l’imprevista vampata umanitaria del premier Conte, in ogni caso una
decina di naufraghi, uomini donne e bambini, passeranno oltre i porti
chiusi di Salvini ed entreranno in Italia. La buona notizia è che il
cuore di pietra, quando è troppo esposto alla pubblica visione, non
regge: perfino i governanti se ne vergognano, italiani ed europei, e
devono mostrare almeno un lembo del loro cuore di carne. Così una
manciata di profughi, centellinati tra una decina di Paesi, entra ancora
questa volta nel paradiso europeo.
Ma la cattiva notizia è che questo ennesimo caso d’eccezione non fa che
confermare la regola dell’esclusione e del rifiuto, la regola dello
scarto: i salvati e i sommersi, ma si potrebbe anche dire i predatori e i
predati.
I primi, quelli che oggi sono forti, non si contentano più di chiudere
porti e frontiere, di schierare cani ringhiosi e doganieri, tornano ad
alzare muri e cortine. Ormai c’è un muro che corre per migliaia di
chilometri non a dividere Est ed Ovest, ma a barricare il Nord contro il
Sud, a cominciare dal muro col Messico, che Trump è pronto a costruirsi
anche da solo, e che spacca in due l’America. E qui da noi abbiamo il
muro steso attraverso il Mediterraneo, da Gibilterra ad Efeso, il muro
tra Israele e i Territori ancora non del tutto Occupati, che sega la
Terra santa a Betlemme, il muro che, alto otto metri, divide in separate
corsie la strada 4370, tra Gerusalemme e Gerico, in modo che da un lato
corrano le macchine ebree e dall’altro quelle palestinesi, il muro
finanziato dalla Gran Bretagna che sarà costruito lungo l’autostrada che
mena al porto di Calais, per impedire l’imbarco dei clandestini, e il
muro fitto di menzogne, di eserciti invasori e di false guerre civili
che il Nordatlantico ha costruito negli anni e ancora munisce per
predare il cobalto in Congo e il petrolio in Medio Oriente, gettando al
macero Africa, Siria, Iraq e le altre perle della civiltà antica; e
vedremo come andrà a finire in Asia.
Il Nord contro il Sud. Ma chi salverà il Nord da se stesso? Forse un giorno il Sud lo salverà.
Per ora sembra che il mondo sia tornato ai nastri di partenza: il forte
vince, il debole soccombe. È la legge dell’evoluzione scoperta da
Darwin: c’è una lotta per la vita, nella quale sono preservate “le razze
favorite”, i soggetti più atti a sopravvivere, e i più deboli e
malriusciti devono invece soccombere. Ma questo riguardava le leggi di
natura: non la cultura, non la storia. E invece questo principio è stato
trasposto nella politica, nel diritto, nella filosofia; la modernità se
ne è imbevuta, fino alla formulazione di Spencer: “se gli uomini sono
realmente in grado di vivere, essi vivono, ed è giusto che vivano: Se
non sono realmente in grado di vivere essi muoiono ed è giusto che
muoiano”; e su questo principio è stato costruito il capitalismo
selvaggio, il suo vangelo: la competizione, la concorrenza, la moneta
buona che scaccia quella cattiva, il darwinismo sociale.
È gloria dell’Occidente, a partire dal Sud del mondo, avere immesso
nella storia il principio alternativo: il potere del re che compensa
l’impotenza dei deboli, fin dai codici di Ur e di Hammurabi, la
beatitudine dei poveri predicata da Gesù, le cose deboli che confondono
le forti di san Paolo, fino alle rivoluzioni moderne, alle Carte dei
diritti, al costituzionalismo post-bellico, ai grandi messaggi di
eguaglianza e di liberazione, da Gandhi a Mandela alle teologie in
contesto nero e latino-americano, fino al rovesciamento della
retribuzione divina in misericordia di un uomo del Sud come papa
Bergoglio.
La novità consiste nel fatto che questo principio alternativo è oggi
diffamato e negato in via di principio, e questa negazione pretende di
farsi maggioranza, di diventare pensiero comune e prassi di governo al
di qua dei muri che si stanno erigendo per affermare il “prima noi”,
ossia “solo noi”. C’è un’impressionante intervista rilasciata in questi
giorni da un esponente di questo nuovo, e tuttavia vecchissimo pensiero,
un membro del Consiglio d’Amministrazione della RAI, designato dai
Fratelli d’Italia, Giampaolo Rossi, un sintomo autorevole perciò di che
cosa c’è oggi al centro della comunicazione. Dice Rossi che “uno dei
tratti del nostro tempo è la fine irreversibile dei due principali dogmi
ideologici della sinistra mondiale che hanno dominato il dibattito
culturale e l’immaginario simbolico di milioni di persone per circa un
secolo. I due dogmi sono: progresso e uguaglianza. Ma già Ernst Jünger,
una delle più lucide intelligenze del ‘900, in un suo scritto ricordava
che 'gli uomini sono fratelli ma non eguali'.” Ciò vuol dire
che anche nel voto si potrebbe contare più o meno secondo il livello
d’istruzione, come una volta in ragione del censo. E che il progresso
va tolto come speranza dei poveri. E che infierire sui migranti sarebbe
una cosa di sinistra perché, come ci viene spiegato, le migrazioni non
sono un fenomeno storico a cui dare risposta, ma un complotto dei nemici
dell’Occidente per scardinarne i valori e fornire manodopera a basso
costo ai padroni del vapore.
Questo vuol dire essere tornati ai nastri di partenza, è come se di
nuovo dovessimo decidere se gli uomini e le donne, sono eguali e se la
storia non è finita. È questa la grande sfida, la posta in gioco, la
grande responsabilità delle nuove generazioni.
Nel sito pubblichiamo un allarme lanciato da Alex Zanotelli sul riarmo nucleare che comporterà l'introduzione di nuovi missili in Italia, un appello della Chiesa di Pisa sull'accoglienza dello straniero, l'indicazione del giurista Luigi Ferrajoli sulle vie per deferire la legge Salvini alla Corte Costituzionale e una nota di Vittorio Bellavite
in solidarietà con i sindaci per la loro obiezione di coscienza allo
stesso decreto, e un commento di NOI SIAMO CHIESA sulla divisione
intervenuta tra le Chiese ortodosse.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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