venerdì 5 marzo 2021

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA7 MARZO 2021

Gesù di Nazareth in piena sintonia con i profeti d'Israele

13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. 15 Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». 17 I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. 18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19 Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23 Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24 Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti 25 e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo. (Giov. 2, 13-25).

Il tempio può diventare il primo nemico della fede

Questo brano, per i contesti diversi in cui è collocato nei quattro vangeli, ha suscitato numerose ricerche e non poche interpretazioni da parte di diversi studiosi della Bibbia.

Mentre i sinottici, più attenti al dato storico del viaggio di Gesù a Gerusalemme al termine del suo passare da villaggio a villaggio, lo collocano verso la fine del Vangelo, Giovanni lo pone quasi come premessa, come una delle chiavi interpretative dell'intero evangelo.

Il "tempio", già dal progetto della sua costruzione fino alla grande celebrazione per la sua dedicazione ai tempi di Salomone, è sempre stato al centro di inquietanti interrogativi, di ondeggianti e fluttuanti riflessioni.

Se al versetto 29 del capitolo 8 del Primo Libro dei Re si legge: "Custodisci giorno e notte questo tempio, questa casa dove hai scelto di manifestare la Tua presenza", al versetto 27 Salomone prega così: "O Dio, come è possibile che Tu abiti sulla terra? In realtà nè i cieli nè l'universo intero Ti possono contenere; tanto meno questo tempio che ho costruito".

I profeti Geremia, Isaia, Michea, Amos, si sono scagliati contro tutto l'apparato religioso e ritualistico con una violenza verbale inaudita: vere e proprie invettive. Il vangelo di Giovanni, pur mettendo sulla bocca di Gesù l'espressione "casa del Padre mio", sembra rimettere in radicale discussione la funzione del tempio.

E' bello questo Gesù che, sia pure in un episodio difficile da ricostruire nella sua precisa storicità, perde le staffe davanti allo spettacolo del tempio ridotto a "casa di commercio". Anche questo Gesù passionale ci è stato negato. Ce lo hanno sempre presentato come una immaginetta. Il Gesù profetico è davvero una persona diversa.. Lentamente ce lo hanno "sollevato" fino a farne la seconda persona della Trinità.

Il tempio diventa per Gesù una realtà scandalosa. In questo, il Gesù storico, è in perfetta consonanza con i profeti del cui messaggio si era nutrito fin dalla prima giovinezza. E' fin troppo facile lasciarsi andare a considerazioni sul mercato del tempio che oggi è dilagante: Lourdes, Fatima, Medjugorie, San Giovanni Rotondo, Sindone di Torino, Madonna delle Lacrime, Oropa, e migliaia di santuari di madonne multicolori, vergini ed extravergini, santi, apparizioni, reliquie. Le botteghe del sacro con pellegrinaggi, radio Maria e rosari vari sono in fiore... Non mi dilungo in questi elenchi fin troppo noti con tutta l'espansione del turismo religioso.

Al punto in cui siamo

Da più anni, in presenza di questa espansione religiosa di mariolatria, popolatria e santomania, sempre più in profondità mi nasce l'interrogativo: "Ma tutto questo sta in qualche rapporto con la fede del Dio di Gesù?". Siamo ancora credenti nel Dio di Gesù o si è fabbricato un dio vaticano, un dio madonnaro, un dio tra gli idoli?

Sono sempre più convinto che questo tipo di religione è il primo nemico di Dio, la prima causa dell'ateismo. Fatta salva l'intenzione delle persone, resta il fatto che questa religione crea idolatria, repressione delle coscienze, illibertà, ignoranza, superstizione. Adesso capisco meglio l'indignazione dei profeti e di Gesù. La sento crescere dentro di me perché debbo constatare ogni giorno che questa boscaglia di superstizione idolatriche nasconde sempre di più la realtà straordinariamente liberante della nostra bella fede nel Dio di Gesù. Va a finire che il sangue di san Gennaro e la Sindone di Torino sono messe sullo stesso piano o addirittura diventano più importanti della figura e della persona di Gesù.

Alcuni possibili esiti

Ovviamente, una persona psicologicamente matura e documentata sul terreno biblico, può liberarsi senza fatica di credenze che sono pure invenzioni. Ripugna all'intelligenza storica dover necessariamente credere alla verginità di Maria, all'infallibilità del papa, alle apparizioni, alla Sindone, al culto dei santi, alle reliquie, alle indulgenze, al potere sacro del clero, alle "regole etiche" dettate dal vaticano fino al "caso Eluana".

Per chi ha la fortuna di fare un percorso di fede comunitaria, libera, documentata, biblicamente nutrita, il magistero ufficiale non è più neanche un problema. E' una delle tante costruzioni storiche che il potere si dà ma esso non ha alcuna rilevanza per la vita di un credente.

I gerarchi diventano delle persone, di cui si rispettano i percorsi e le idee, ma di cui non si riconosce alcun potere sulle nostre coscienze e sulle nostre comunità. A questo punto diventa sempre più rilevante una fede nutrita di vangelo, confrontata con i tanti cristiani che cercano di seguire le tracce del nazareno.

La lettura biblica, le riflessioni delle teologie della liberazione e delle teologie femministe, la preghiera e l'impegno laico nel mondo diventano la struttura portante di questa fede libera dalle oppressioni religiose. L'importante è costruire non dei templi, ma dei luoghi di confronto comunitario davvero "nutriente".

Un esito devastante

Oggi il "tempio", cioè il nostro apparato religioso ufficiale cattolico romano, si è talmente infoltito, talmente sviluppato da porsi come il centro. Il tempio ha spodestato il vangelo. La ritualità sacrale ha reso invisibile il cammino di fede facendone un percorso religioso a suo di sacramenti e di adempimenti liturgici. I fumi degli incensi e le pomposità sacerdotali suscitano nausea, avversione, senso di estraneità dalla vita reale.

Molte donne e molti uomini, nel loro comprensibile bisogno di certezze e di un clima sacral-protettivo, si abbandonano come cullati da questi spettacoli religiosi che sembrano loro tranquillizzanti e si lasciano ricondurre a quel paesaggio fatto di madonne, di certezze, di routine, di rosari, di visite ai santuari... La responsabilità non ricade tanto su queste persone quanto sull'istituzione ecclesiastica e i loro gestori. Si tratta infatti di uno stravolgimento del ministero pastorale che deve alla comunità il servizio di formazione e di informazione. Questi pastori amano la tranquillità della ripetizione anzichè l'impegno della ricerca e della innovazione.

Ma moltissimi/e altri/e cresciuti e positivamente maturati nella cultura critico-costruttiva o semplicemente delusi dal mercato del tempio, lasciano ogni contatto con l'esperienza comunitaria cristiana. Spesso è difficile trovare altri spazi in cui esperimentare un "cristianesimo altro", rispettoso dell'intelligenza e della dignità delle persone. E' un esito oggi molto diffuso.

Che fare?

Intanto questo fatto può avere anche un risvolto positivo. Senza per nulla sentenziare sulle persone irretite in questa "prigione cattolico romana vaticana", diventa possibile acquisire la consapevolezza che si può lasciare tutto questo oceano sacrale senza perdere la fede.

Anzi, la fede matura lo rifiuta, ne fa a meno. Dio non è vincolato al tempio, al papa, al parroco. Per nulla! Ritorniamo al Vangelo, alla testimonianza quotidiana della prassi di Gesù.

Però, attenti: non camminiamo da soli, isolandoci. Cerchiamo luoghi, spazi, esperienze, momenti ecumenici, confronti biblici, celebrazioni comunitarie in cui nutrire la nostra fede. Oggi tramite la rete abbiamo mille opportunità di conoscere, di muoverci, di confrontarci, di leggere libri di qualità. Stiamo attenti alla nostra pigrizia perché è troppo semplice mettere tutto sul conto dell'istituzione ecclesiastica. C'è una responsabilità tutta mia, tutta nostra.

Il profondo travaglio di questo tempo può essere molto fecondo, se sappiamo andare all'essenziale: pregare Dio e fare la giustizia. Una "frasetta" che comporta mille piccole cose quotidiane.

Io sento che questa "libertà dal tempio" mi aiuta a concentrarmi nella ricerca del "regno di Dio" e mi regala tantissimi impegni e occasioni che hanno trasformato la "delusione del tempio" in nuova opportunità di vita e di fede. Con grande gioia dei loro cuori, con grande gratitudine a Dio.

Proprio per questo possiamo guardare con fiducia al cammino dei credenti nelle vie del mondo. Possiamo percorrerlo fidandoci di Dio. Attenti però: non serve passare una vita a polemizzare contro il tempio. Non serve lasciarci prendere dalla rabbia e lasciarci vincere dalla delusione. Non serve chiuderci in un angolino di amici intimi....Viviamo la nostra vita di fede ovunque essa è possibile con gioia, con spirito costruttivo, con tante proteine bibliche , in una parrocchia, aperta, in una comunità di base, in una comunità ecumenica e liberatrice.

Se cerco uno spazio di fede liberante, vicino o lontano lo troverò.