giovedì 11 marzo 2021

IL FALSO MITO DE MITO DEL "SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA"

 Siamo su barche diverse

Ma la pandemia non è vissuta da tutti alla stessa maniera. Siamo sulla stessa barca? No, su barche diverse! Per tutti comporta rinunce, responsabilità che limitano le nostre libertà. Resta però vero che alcuni, colpiti dal Covid, vanno soli e abbandonati verso la morte, mentre altri contano su un'assistenza che li salva: lo constatiamo tutti i giorni! Tuttavia la pandemia, come altre volte nella storia, ci obbliga a un'esperienza comune segnata da sofferenza, clausura, quarantena, rinunce. Abbiamo assistito, per esempio, a rivolte per la mancata riapertura delle piste da sci. Eppure è una rinuncia a un divertimento, non a un bene che, se manca, minaccia la nostra vita. Si tratta di rimandare a domani qualcosa a cui si rinuncia oggi per acquistare la salute, per ricominciare a vivere in pienezza relazioni e incontri. Del resto, nelle nostre esistenze quotidiane la rinuncia a volte è necessaria non perché ci mortifica o ci “contiene” ma perché la presenza dell’altro significa un limite reale per noi.

Alcune limitazioni sono pesanti e causano lo scatenarsi di violenze che non sapevamo ci abitassero. Anche qui si tratta però di imparare a conoscere sé stessi, lavorare su di sé, esercitarsi in atteggiamenti che causino relazione, rispetto, amore, e non provochino, al contrario, inimicizia, cattiveria e violenza. Questa la quaresima per tutti, 40 giorni all'anno per vigilare su chi siamo e su cosa siamo diventati. Theodor Adorno ci aveva avvertiti: anche la ragione può diventare folle se non sa interrogarsi sul cammino percorso e sui giorni che si vivono, se non aiuta a radunare le energie per prevenire e reagire.

Enzo Bianchi, La Repubblica 22 febbraio