martedì 16 marzo 2021

L'ARROGANZA DEL VATICANO

 Il passo indietro del Vaticano “Non benedite le coppie gay”

L’ex Sant’Uffizio: “Pratica illecita, non possiamo tollerare il peccato” 

E blinda il documento: “Consultato il Papa, ha dato il suo assenso”

CITTA' DEL VATICANO — Lo scorso gennaio due leader della Conferenza episcopale tedesca, fra loro il cardinale Reinhard Marx, avevano offerto sostegno alle benedizioni della Chiesa per le coppie dello stesso sesso. Ma ieri la Santa Sede ha risposto indirettamente a loro e ai diversi sacerdoti che hanno fatto propria la stessa pratica. Con un responsum in merito, infatti, l’ex Sant’Uffizio ha dato il proprio parere e questo è negativo. Il testo, corredato da una nota esplicativa firmata con tre asterischi, una modalità usata l’ultima volta ai tempi di Benedetto XVI, è stato reso pubblico dopo una consultazione con Francesco che, dicono, «ha dato il suo assenso». «Non è lecito — afferma la Congregazione guidata dal cardinale gesuita Luis Ladaria — impartire una benedizione a relazioni o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso ».

Il dibattito nella Chiesa è aperto da tempo. Per una parte accogliere gli omosessuali significa anche benedire le loro unioni. E anche se nessuno aveva mai equiparato queste benedizioni al matrimonio, l’ex Sant’Uffizio ha voluto dire la sua ricordando che queste stesse benedizioni sono dei «sacramentali», e cioè «segni sacri» che richiedono che «ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella creazione e pienamente rivelati da Cristo». In sostanza, è il motivo del responsum , «non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso».

Il tono del documento vaticano cerca di essere conciliante. Seppure si sente nel sottofondo la paura per un eventuale strappo che in merito il cammino sinodale tedesco è pronto a fare. Non c’è nessuna «discimininazone », ha assicurato l’ex Sant’Uffizio. Ladaria ha spiegato nel testo che «la comunità cristiana e i pastori sono chiamati ad accogliere con rispetto e delicatezza le persone con inclinazione omosessuale, e sapranno trovare le modalità più adeguate, coerenti con l’insegnamento ecclesiale, per annunciare il Vangelo nella sua pienezza». Ma «la Chiesa — ha insistito — non benedice né può benedire il peccato».

Fuori dalla Chiesa non tutti hanno compreso l’uscita vaticana. Parte del mondo gay ha reagito duramente: «La scelta del Papa di non benedire le coppie omosessuali è un passo indietro per quei credenti che speravano nel nuovo Papa, ma non deve influenzare la politica italiana”, ha detto Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay per i diritti Lgbt+. 

Mentre Andrea Rubera, portavoce di Cammini di Speranza, ha spiegato: «Il documento mi sembra intempestivo, fatto in fretta. C’è un lavoro di riflessione che dura da anni anche da parte di teologi. Lo si è liquidato così. Mi sarei aspettato che vi fosse una riflessione più approfondita, che venissero ascoltate anche le persone omosessuali credenti. E invece nulla. Avremmo spiegato loro che una benedizione può aiutare molti a sentirsi parte di una comunità». — p.rod.


La Repubblica, 16 marzo