giovedì 11 marzo 2021

SIAMO SEMPRE ALLE PRESE CON LE RELIQUIE E LA SUPERSTIZIONE

 Nosiglia celebrerà la messa del Sabato

santo davanti alla Sindone in diretta

 televisiva



L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, celebrerà la Messa del Sabato Santo in diretta televisiva e davanti alla Sindone. «In questi tempi tormentati abbiamo bisogno di alimentare e comunicare la nostra speranza. E per noi credenti il modo più efficace di accrescere la speranza è la preghiera comune», ha detto Nosiglia, che del telo che riporta l’immagine di Cristo deposto è anche il custode pontificio, annunciando la celebrazione nella cattedrale di Torino, sabato 3 aprile alle 17, in diretta su TV2000 e sui social.

Monsignor Nosiglia ha poi aggiunto che «la preghiera di fronte alla Sindone in questo 2021 non è una semplice ripetizione di quella celebrata nel 2020. Lo scorso anno - osserva - ci trovavamo in una situazione di emergenza completamente sconosciuta; oggi siamo più consapevoli delle difficoltà da affrontare e degli impegni che possiamo prendere. Soprattutto, abbiamo capito che la prima nostra forza si trova nel continuare con coraggio la vita e aiutare quanti si trovano in difficoltà e necessità».

L’arcivescovo ha anche sottolineato che «per noi, Chiesa di Torino con le altre diocesi del Piemonte, continuare significa mantenere gli impegni presi. Attendevamo alla fine 2020 - ricorda - i giovani di tutta Europa radunati dalla Comunità di Taizé, un impegno che è stato spostato a causa della pandemia ai giorni dopo il Natale 2021. L’ostensione straordinaria della Sindone che era stata pensata per quell’occasione - ha proseguito - era la proposta della Chiesa torinese a tutti i giovani e speriamo vivamente di poterla celebrare a fine anno».

Alla preghiera nel duomo di San Giovanni del Sabato Santo parteciperanno dunque i giovani torinesi coinvolti nel cammino di preparazione a questo appuntamento e i rappresentanti delle istituzioni di Torino e del Piemonte. " Il telo - conclude Nosiglia - è una realtà che parla a tutti, al di là delle differenti convinzioni di cultura e al di là delle diversità di fede. È una testimonianza di dolore e morte ma anche, e con quanta maggiore forza, di risurrezione e di vita eterna che apre alla carità, alla fratellanza di ogni persona».

Diego Longhin, La Repubblica 4 marzo