Terre rare e colpi di Stato frequenti
17-05-2021 - Fulvio Perini
Volerelaluna
Gli
strumenti che usiamo quotidianamente, come lo smartphone o il notebook,
molto probabilmente contengono indio, stagno e terre rare (minerali
definiti green, volutamente ignorando le attività inquinanti svolte per
accumulare e usare energia a basse emissioni) sullo schermo; litio,
cobalto e grafite nella batteria; metalli preziosi e semipreziosi come
oro, argento o rame per le connessioni; tantalio, gallio, arsenico,
fosforo e antimonio nei circuiti integrati e nei loro componenti
semiconduttori e tungsteno e terre rare come disprosio, promezio,
neodimio, per altoparlanti e unità di vibrazione. Oltre che
nell’elettronica di consumo, ritroviamo questi materiali in tecnologie
come pannelli solari, veicoli elettrici e turbine eoliche. Il litio è
presente nelle batterie dei prodotti elettronici di consumo e nelle auto
elettriche o ibride.
La fonte più
importante di sua estrazione e produzione al mondo sta nel cosiddetto
“Triangolo del Litio”, situato tra Bolivia, Cile e Argentina.
L’estrazione di questo minerale richiede un uso intensivo di acqua
dolce, problema gravissimo in una delle regioni più aride del pianeta
dove parte della popolazione dipende direttamente dall’agricoltura di
sussistenza. I problemi legati all’esaurimento delle falde acquifere
hanno già creato un movimento di opposizione che, ad esempio, è
recentemente riuscito a paralizzare le operazioni di SQM (il secondo più
grande estrattore di litio al mondo e principale fornitore di batterie
per i prodotti Apple) nei depositi di Atacama in Cile . Le ultime
elezioni politiche in Bolivia hanno ripristinato in modo democratico ed
esemplare il governo del MAS, il Movimento al Socialismo, sconfiggendo
lo schieramento che aveva sostenuto il golpe dopo la vittoria di Evo
Morales alle elezioni presidenziali dell’ottobre 2019. Questa volta Evo
non ha potuto candidarsi perché esule all’estero e si è candidato un suo
giovane ministro, Luis Arce. Secondo molti commentatori una delle
ragioni era il controllo della estrazione del litio, metallo essenziale
per i nuovi accumulatori di energia. Anche in Messico sono presenti dei
giacimenti di minerali di litio.
I
presidenti del Messico e della Bolivia pongono in evidenza la necessità,
ma anche le difficoltà, di affermare la sovranità dei loro paesi su una
risorsa essenziale per la riorganizzazione di parte importante della
fase del consumo di energia . In una conferenza stampa assieme al
presidente boliviano Luis Arce, il presidente messicano Andrés Manuel
López Obrador ha evidenziato l’interesse del suo governo a sfruttare i
giacimenti di litio di cui dispone il Paese, valutando la possibilità di
una maggiore partecipazione all’estrazione del metallo le cui riserve
sono concentrate a Sonora. La Bolivia, va ricordato, ha le maggiori
riserve del cosiddetto petrolio del futuro, tanto ambito oggi nel mondo.
Arce ha ricordato che il controllo delle risorse naturali è una
questione strategica e ha affermato che il predominio sul litio era
l’obiettivo economico alla base del colpo di Stato che nel novembre 2019
ha costretto l’ex presidente Evo Morales e membri del suo gabinetto ‒
lui compreso ‒ all’esilio in Messico. López Obrador ha riconosciuto che
il ruolo del governo nel settore sarà inevitabilmente limitato dalla
resa sfrenata dei suoi predecessori, che hanno concesso vasti tratti del
territorio nazionale per produrre oro, argento, rame, litio e,
principalmente, per speculare sul mercato finanziario. Per entrambi i
leader, la gestione di questo minerale altamente strategico non può
essere lasciata all’arbitrarietà del mercato mondiale, ma deve essere
soggetta a meccanismi di regolamentazione nazionale per garantire un
contributo allo sviluppo industriale e tecnologico delle aree in cui si
trovano i depositi e per favorire il paese nel suo insieme, la sua
sovranità energetica e il benessere di tutti i cittadini. López Obrador
ha sottolineato che la sfida sarà trovare la formula per stabilire un
quadro normativo virtuoso in un contesto in cui 35 dei 36 progetti
esistenti per la produzione di litio a livello messicano sono in mano a
società straniere. Si dovrà inoltre evitare di fornire un pretesto alle
aziende interessate per organizzare campagne di boicottaggio legale come
quella che si sta svolgendo contro la legge sull’industria elettrica.
Durante l’incontro, entrambi i presidenti hanno espresso la loro
comunione di intenti sulla giustizia, la libertà, la liberazione dal
classismo e dal razzismo per affermare l’uguaglianza, la sovranità dei
loro paesi e rifiutare il neoliberismo. Arce ha ricordato i progressi
sociali della Bolivia prima del complotto del 2019 e del freno ai
progetti di industrializzazione del litio a causa del colpo di Stato:
«per noi era assolutamente chiaro che l’obiettivo economico del colpo di
stato era controllare il litio. Ora i negoziati sono stati riavviati,
soprattutto con la Germania, perché il controllo delle risorse naturali è
una questione strategica per garantire un meccanismo di ridistribuzione
del reddito».
Leggiamo in queste
settimane del golpe dei generali in Myamar ma è difficile ritrovare nei
commenti e negli articoli degli organi di informazione la notizia che in
quel paese c’è oltre il 10% delle riserve mondiali di terre rare,
detenute per i due terzi da Cina (il 40% delle riserve), Usa e
Australia. Se, poi, approfondiamo le ragioni dei conflitti armati nella
Repubblica democratica del Congo scopriremo che una di queste è proprio
il controllo di alcune delle terre cosiddette “rare” e di altri minerali
come il cobalto (le miniere in Congo sono tra le più importanti al
mondo).
Si tratta, in tutti questi casi,
di materiali indispensabili per la riorganizzazione delle produzioni di
energia e degli strumenti per la produzione, trasporto e consumo ormai
svolti sempre più con le tecnologie della digitalizzazione. Per il loro
controllo, in tempi moderni, non sono necessarie le cannoniere degli
Stati coloniali, basta il potere finanziario internazionale e fornire le
armi alle oligarchie locali, solo come extrema ratio si usano i
bombardamenti aerei. Comunque è politica coloniale. E solo nel 2019 sono
stati assassinati 212 attivisti in difesa della terra e dell’ambiente .