giovedì 20 maggio 2021

IL MUTISMO DI BIDEN SUL DRAMMA PALESTINESE

 Biden dice poco e male. Per fortuna c’è Sanders: «E i diritti dei palestinesi?»

Marina Catucci
Il Manifesto
16.05.2021

Di fronte alla crisi in corso, il presidente americano Joe Biden continua a rimanere per lo più muto, spettatore dell’escalation della crisi. Fino ad ora Biden durante i suoi interventi pubblici ha affrontato la questione solo quando i giornalisti hanno chiesto espressamente la sua posizione al riguardo e sempre soppesando ogni parola e abbracciando un tono di cautela ormai imbarazzante.
«LA MIA  ASPETTATIVA e la mia speranza è che tutto questo verrà chiuso prima o poi», ha detto Biden alla Casa Bianca. «Israele ha il diritto di difendersi quando ha migliaia di razzi che volano nel tuo territorio», ha aggiunto. Questo approccio pubblico di basso profilo, si sostiene alla Casa Bianca, è in realtà una mossa politica ben definita, in quanto l’amministrazione Biden starebbe dando la priorità all’approccio diplomatico che si svolge dietro le quinte, guidato e gestito dal Segretario di Stato Antony Blinken e del consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. «Sono in contatto costante» ha detto Biden ai giornalisti, ripetendo di aver parlato personalmente con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mentre Blinken ha parlato con il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Un inviato del Dipartimento di Stato, Hady Amr, da giorni è nella regione, ma il suo basso profilo racconta già molte cose dell’attuale approccio dell’amministrazione americana.
Anche quando un attacco aereo israeliano ha distrutto, a Gaza City, un importante edificio dove hanno sede molte testate giornalistiche, tra cui l’Associated Press e Al Jazeera, la risposta Usa è stata affidata a una dichiarazione dell’addetta stampa Jen Psaki: «Abbiamo comunicato direttamente agli israeliani che garantire la sicurezza e l’incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità fondamentale». Questo approccio però non soddisfa né le piazze né l’ala a sinistra del partito democratico, e di tutt’altro tono sono state le dichiarazioni di Bernie Sanders.
«IL RUOLO DEGLI STATI UNITI dovrebbe essere quello di riunire i popoli della regione, non semplicemente di sostenere un governo israeliano di destra – ha twittato Sanders – Mentre il presidente Biden sta valutando la scelta di un ambasciatore in Israele, lo incoraggio a scegliere qualcuno che possa rappresentare il nostro Paese in modo imparziale e che possa impegnarsi non solo con Israele ma anche con i palestinesi».
In un editoriale pubblicato sul New York Times Sanders ha declinato anche meglio la sua posizione, affermando che gli Stati Uniti devono incoraggiare un cessate il fuoco immediato in Medio Oriente e adottare un «approccio imparziale» che riconosca ai palestinesi e agli israeliani il diritto di «vivere in pace e sicurezza».
«Siamo chiari. Nessuno sostiene che Israele, o qualsiasi governo, non abbia il diritto all’autodifesa o alla protezione del suo popolo – ha scritto Sanders – Allora perché queste parole vengono ripetute anno dopo anno, guerra dopo guerra? E perché non si chiede mai quali sono i diritti del popolo palestinese? Sembra che ci accorgiamo della violenza in Israele e Palestina solo quando i razzi cadono su Israele. Il conflitto di oggi non è iniziato con quei razzi. Il nocciolo della questione è che Israele rimane l’unica autorità sovrana nella terra di Israele e Palestina, e invece di prepararsi per la pace e la giustizia, ne ha rafforzato il controllo ineguale e antidemocratico. Gli Stati Uniti devono riconoscere che i diritti dei palestinesi contano».
ALLA VOCE DI SANDERS ha fatto eco quella di Rashida Tlaib, unico politico americano-palestinese, che in un intervento al Congresso, con la voce rotta, ha detto: «Nel leggere le dichiarazioni del presidente, del segretario di Stato e dei leader di entrambe le parti, difficilmente capiresti che i palestinesi esistono. Nessuna menzione di bambini detenuti o assassinati. Nessun riconoscimento di una prolungata campagna del terrore da parte della polizia israeliana contro i fedeli che pregano, nessuna parola del fatto che la moschea di Al-Aqsa sia circondata da violenza, gas lacrimogeni, fumo, mentre dentro la gente prega».