Biden dice poco e male. Per fortuna c’è Sanders: «E i diritti dei palestinesi?»
Marina Catucci
Il Manifesto
16.05.2021
Di
fronte alla crisi in corso, il presidente americano Joe Biden continua a
rimanere per lo più muto, spettatore dell’escalation della crisi. Fino
ad ora Biden durante i suoi interventi pubblici ha affrontato la
questione solo quando i giornalisti hanno chiesto espressamente la sua
posizione al riguardo e sempre soppesando ogni parola e abbracciando un
tono di cautela ormai imbarazzante.
«LA
MIA ASPETTATIVA e la mia speranza è che tutto questo verrà chiuso prima o
poi», ha detto Biden alla Casa Bianca. «Israele ha il diritto di
difendersi quando ha migliaia di razzi che volano nel tuo territorio»,
ha aggiunto. Questo approccio pubblico di basso profilo, si sostiene
alla Casa Bianca, è in realtà una mossa politica ben definita, in quanto
l’amministrazione Biden starebbe dando la priorità all’approccio
diplomatico che si svolge dietro le quinte, guidato e gestito dal
Segretario di Stato Antony Blinken e del consigliere per la sicurezza
nazionale Jake Sullivan. «Sono in contatto costante» ha detto Biden ai
giornalisti, ripetendo di aver parlato personalmente con il primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu mentre Blinken ha parlato con il
presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Un inviato del
Dipartimento di Stato, Hady Amr, da giorni è nella regione, ma il suo
basso profilo racconta già molte cose dell’attuale approccio
dell’amministrazione americana.
Anche
quando un attacco aereo israeliano ha distrutto, a Gaza City, un
importante edificio dove hanno sede molte testate giornalistiche, tra
cui l’Associated Press e Al Jazeera, la risposta Usa è stata affidata a
una dichiarazione dell’addetta stampa Jen Psaki: «Abbiamo comunicato
direttamente agli israeliani che garantire la sicurezza e l’incolumità
dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità
fondamentale». Questo approccio però non soddisfa né le piazze né l’ala a
sinistra del partito democratico, e di tutt’altro tono sono state le
dichiarazioni di Bernie Sanders.
«IL
RUOLO DEGLI STATI UNITI dovrebbe essere quello di riunire i popoli della
regione, non semplicemente di sostenere un governo israeliano di destra
– ha twittato Sanders – Mentre il presidente Biden sta valutando la
scelta di un ambasciatore in Israele, lo incoraggio a scegliere qualcuno
che possa rappresentare il nostro Paese in modo imparziale e che possa
impegnarsi non solo con Israele ma anche con i palestinesi».
In
un editoriale pubblicato sul New York Times Sanders ha declinato anche
meglio la sua posizione, affermando che gli Stati Uniti devono
incoraggiare un cessate il fuoco immediato in Medio Oriente e adottare
un «approccio imparziale» che riconosca ai palestinesi e agli israeliani
il diritto di «vivere in pace e sicurezza».
«Siamo
chiari. Nessuno sostiene che Israele, o qualsiasi governo, non abbia il
diritto all’autodifesa o alla protezione del suo popolo – ha scritto
Sanders – Allora perché queste parole vengono ripetute anno dopo anno,
guerra dopo guerra? E perché non si chiede mai quali sono i diritti del
popolo palestinese? Sembra che ci accorgiamo della violenza in Israele e
Palestina solo quando i razzi cadono su Israele. Il conflitto di oggi
non è iniziato con quei razzi. Il nocciolo della questione è che Israele
rimane l’unica autorità sovrana nella terra di Israele e Palestina, e
invece di prepararsi per la pace e la giustizia, ne ha rafforzato il
controllo ineguale e antidemocratico. Gli Stati Uniti devono riconoscere
che i diritti dei palestinesi contano».
ALLA
VOCE DI SANDERS ha fatto eco quella di Rashida Tlaib, unico politico
americano-palestinese, che in un intervento al Congresso, con la voce
rotta, ha detto: «Nel leggere le dichiarazioni del presidente, del
segretario di Stato e dei leader di entrambe le parti, difficilmente
capiresti che i palestinesi esistono. Nessuna menzione di bambini
detenuti o assassinati. Nessun riconoscimento di una prolungata campagna
del terrore da parte della polizia israeliana contro i fedeli che
pregano, nessuna parola del fatto che la moschea di Al-Aqsa sia
circondata da violenza, gas lacrimogeni, fumo, mentre dentro la gente
prega».