mercoledì 19 maggio 2021

LA COMUNITA' INTERNAZIONALE IGNORA TOTALMENTE LA QUESTIONE PALESTINESE

"Un diluvio di fuoco sul nemico sionista per liberare Gerusalemme"

"La comunità internazionale ci ignora come ha fatto anche durante la pandemia"

ASHKELON — «Questa escalation è iniziata per sostenere i palestinesi di Gerusalemme e per fermare le politiche di apartheid praticate dall’occupazione israeliana, in particolare ciò che sta accadendo nella moschea di Al Aqsa e nel quartiere di Sheikh Jarrah». A parlare al telefono da Gaza City è Tareq Al Salmi, portavoce della Jihad islamica palestinese (Pij), che come Hamas si oppone agli Accordi di Oslo e al riconoscimento di Israele, ed è definita organizzazione terroristica da Ue e Usa. Considerata la fazione palestinese più vicina all’Iran, molto meno popolare di Hamas - che dal 2007 governa la Striscia di Gaza dopo la rottura con Fatah nell’escalation attuale sta avendo un ruolo di primo piano, rivendicando centinaia di lanci di missili e perdendo già diversi comandanti.

La questione di Sheikh Jarrah va avanti da 30 anni, perché riesplode ora? L’equazione Gaza-Gerusalemme rischia di essere deleteria per Gaza.

«Riteniamo Israele responsabile.

Divoreremo il nemico con un diluvio di fuoco. La nostra resistenza durerà fino a quando il regime sionista non fermerà i crimini a Gerusalemme: è una linea rossa per tutti i palestinesi e non resteremo a guardare mentre è attaccata. Gaza oggi combatte per liberare Gerusalemme».

Siete coordinati con Hamas?

«Tutti le fazioni palestinesi sono unite in questa escalation sotto l’ombrello del comando operativo congiunto per la resistenza palestinese. Abbiamo pianificato insieme come combattere Israele. Siamo uniti quando si tratta dei diritti dei palestinesi e di Gerusalemme».

Che cosa dite rispetto alla decisione di Fatah di rinviare le legislative del 22 maggio?

«Questo non è il momento opportuno per affrontare la questione».

In 24 ore Israele ha eliminato tre vostri comandanti importanti: che cosa succederà ora?

«Le brigate Al Quds (l’ala militarendr) sono pronte a rispondere alla recente uccisione di massimi comandanti della Jihad islamica e Israele ne pagherà le conseguenze. Non ci sconfiggerà nemmeno prendendo di mira i nostri leader. Continueremo a fare della resistenza il nostro modo di difendere la Palestina e Gerusalemme».

Qual è il suo messaggio alla comunità internazionale?

«Siamo disillusi dall’esperienza del passato, non contiamo sulla comunità internazionale per salvare i palestinesi, ma sì le chiediamo di costringere Israele a fermare gli attacchi ad Al Aqsa, di condannare i crimini israeliani contro i palestinesi. È assurdo parlare di democrazia e diritti umani sostenendo allo stesso tempo crimini disumani contro il nostro popolo. La comunità internazionale durante la pandemia non ha fornito le assistenze mediche necessarie per la Striscia e abbiamo affrontato il Covid con capacità e strutture mediche limitate. Siamo di fronte a una politica della morte lenta che mira a indebolire i palestinesi. I palestinesi non hanno altra scelta che sfidare Israele».

Conferma le voci su mediazioni in corso tramite Paesi musulmani?

«Dal primo momento di questa escalation ci sono stati molti tentativi di raggiungere una mediazione attraverso l’Egitto e il Qatar, ma finora senza successo».

La Repubblica, 12 maggio