venerdì 21 maggio 2021

L'opposizione laica a Kaczynski

Se l'altra Polonia si fa sentire


Le notizie sono due. La prima: un pesantissimo scambio di accuse fra l'opposizione di sinistra radicale e quella liberale, in Polonia, circa l'opportunità di appoggiare il governo sovranista nella votazione sulla ratifica del Fondo di ricostruzione europeo, in cambio di certe concessioni. La sinistra ha subito pensato che il gioco valesse la candela, i centristi hanno obiettato che occorreva dire no, e che comunque il prezzo del sostegno andasse alzato e, alla fine nella votazione del 4 maggio, si sono astenuti. La seconda: a causa di una fronda di destra, Pis (Legge e giustizia), il partito di Jaroslaw Kaczynski, non ha una maggioranza stabile in Parlamento e ha bisogno di un appoggio esterno. Ma al di là dei tatticismi della politica polacca c'è un dato di fatto importante. Sotto la superficie di un potere nazionalista che ha stretto l'alleanza con una Chiesa cattolica chiusa nella narrazione fondamentalista e clericale, esiste una Polonia immune dalle campagne di odio nei confronti delle persone Lgbt, delle femministe e di ogni nemico di turno, e che vuole più Europa (in tutti i sondaggi, la stragrande maggioranza si dichiara "legatissima" all'Ue), più libertà civili, rispetto delle regole dello Stato di diritto e dell'indipendenza dei tribunali, talvolta più giustizia sociale, e che non è stata messa a tacere.

Quella Polonia si era vista, per tutto l'inverno, nelle manifestazioni organizzate dalle donne, e che partite dalla rivendicazione del diritto all'aborto si sono trasformate in un movimento di massa, soprattutto dei giovani che ha riempito le piazze, introdotto un nuovo linguaggio (meta) politico, e che sta radicalmente cambiando i termini del dibattito del Paese. In parole povere e senza entrare nei dettagli: i giovani che erano, a centinaia di migliaia in piazza, guardano il futuro; le discussioni sul passato, sui modi della transizione dal comunismo nel 1989 e presunti complotti delle élite, cavallo di battaglia di Kaczynski, non interessano più. Così, come cala la frequentazione delle messe domenicali. E intanto le grandi città sono saldamente governate dalle forze dell'opposizione. A Varsavia, il sindaco Rafal Trzaskowski, illumina gli edifici iconici con i colori dell'arcobaleno, simbolo dei movimenti Lgbt. A Danzica Aleksandra Dulkiewicz mette in atto politiche di inclusione di ogni categoria degli umani. Simile la situazione a Poznan, Breslavia e via elencando. E basta fare un giro per le strade, andare a uno spettacolo teatrale, o guardare su Netflix la serie Sexify, per osservare giovani uomini e donne che nelle grandi città vivono come i loro coetanei in altre metropoli europee, protetti dai sindaci e opinione pubblica.

La Polonia laica è bene raffigurata dai sondaggi. A fine aprile, l'istituto Ipsos registrava per conto di Oko.Press, la volontà del 49 per cento dei polacchi di votare per una eventuale lista unitaria delle opposizioni (invitate a smettere di litigare fra di loro). Pis, il partito di Kaczynski, avrebbe il 32 per cento dei consensi, un calo dell'11 percento rispetto alle elezioni del 2019. Colpisce il dato riguardante i giovani: il 60 per cento degli elettori dell'età compresa fra i 18 e i 29 anni darebbe la preferenza alle opposizioni. Stessa percentuale riguarda le persone fra i 40 e i 49 anni, la vera classe dirigente: manager, animatori del mondo editoriale, quadri aziendali. Nelle città con la popolazione sopra il centomila abitanti, sei polacchi su dieci vogliono l'opposizione al potere; in quelle sopra i 500 mila abitanti si arriva ai due terzi. E se analizziamo le preferenze politiche per genere, scopriamo che il 55 per cento delle donne si augura la fine del potere del Pis. Donne, città, giovani. Sono la scommessa di una nuova Polonia.

Wlodek Goldkom

la Repubblica, 10 maggio 2021