giovedì 20 maggio 2021

NESSUNO CERCA LA PACE : TROPPE ARMI

 "Nessuno cerca la pace

 Nella violenza si rischia una terza Intifada"

di Paolo Rodari
La Repubblica 16/5
«Speriamo non si arrivi alla disperazione totale, allora sarebbe una terza Intifada, disastrosa per ambo le parti. Bisogna assolutamente evitarla ». È un grido di aiuto, quello che lancia il vescovo Giacinto-Boulos Marcuzzo, Vicario patriarcale del Patriarcato Latino di Gerusalemme per la Palestina e la Città Santa. Un grido, il suo, che scuote il mondo occidentale da una apatia che dura da troppo tempo nei confronti della Terra Santa.
Nessun Paese viene in vostro aiuto?
«Se l’Egitto sembra poter intervenire per calmare gli spiriti, si spera tanto nella prossima riunione dell’Onu.
Mentre l’America, l’Europa, e il famoso Quartetto cosa fanno? Anche l’Unione Europea si è data da fare contro lo sfratto delle famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah, e dopo?».
Lei è nato in Italia, ma è divenuto sacerdote in Terrasanta. Conosce bene il territorio di cui parla. Come si è arrivati a oggi?
«In quest’ultimo tempo c’è stata una coincidenza, infelicissima, di tanti e diversi fattori. Il piano di Trump chiamato curiosamente "accordi dei figli di Abramo"; la proibizione di tenere elezioni a Gerusalemme Est il 22 maggio; gli sfratti di alcune famiglie palestinesi nel quartiere Shekh Jarrah (vicino e a Nord del patriarcato); numerosi altri sfratti, più o meno legali, lo sfruttamento cinico di casi sociali di numerose famiglie in difficoltà per occupare quartiere palestinesi (per esempio Siloè); gli interventi violenti della polizia nella Spianata delle moschee, la proibizione ai musulmani di recarsi a Gerusalemme per compiere la preghiera in un’occasione sacra; le sfilate oceaniche provocatorie, anche se intenzionalmente pacifiche, nella "giornata di riunificazione di Gerusalemme"».
Tutto ciò ha esacerbato gli animi?
«Alla fine nel clima di non pace e di non ricerca di soluzioni che si trascina da decenni, questo accumulo ha provocato quasi spontaneamente insoddisfazione, poi insofferenza, quindi violenza, con morti e infine ribellione locale, e lo scontro militare tra Israele e Hamas di Gaza, con centinaia, forse migliaia, di missili e razzi che si gettano a vicenda!».
Si arriverà a una terza Intifada?
«L’auspicio è che non ci si arrivi.
Alcuni razzi di Hamas sono arrivati in diverse città d’Israele, fino alla pianura di Esdrelon, e persino vicino a Gerusalemme. Pensiamo che Gerusalemme stessa sia nel mirino».
Prima di queste ore com’era la situazione?
«Il rammarico è che tutto questo sta accadendo quando Israele sembrava aver trovato una sua stabilità dopo i mesi difficili della pandemia: il Paese sembrava riprendersi. In Israele quasi tutto oggi è normale, basta mostrare il certificato di vaccinazione. In Palestina e Giordania non ancora. Ma con l’arrivo di diversi vaccini la situazione dovrebbe migliorare».