venerdì 28 maggio 2021

PER UN PO' DI CHIAREZZA

LA TATTICA DI ENRICO LETTA

Perché ha senso spingere Salvini fuori dalla maggioranza

Per una volta Matteo Salvini non ha tutti i torti. Il governo ha di fronte una stagione di riforme che richiede una chiara direzione marcia. È improbabile che un -percorso riformatore così ampio e incisivo come quello che il Recovery impone sia di gradimento urbi et orbi. La politica dovrà riprendere il bandolo della matassa. Il governo Draghi è nato con una doppia missione: mettere sotto controllo la pandemia e preparare al meglio il Pnrr. Su entrambi i fronti l'esecutivo sta raggiungendo gli obiettivi. Le vaccinazioni finalmente marciano con il ritmo previsto e il Piano è stato inviato a Bruxelles. Chiusa questa prima fase istruttoria, il governo deve improntare un gigantesco piano di riassetto del paese. E qui viene la provocazione di Salvini, perché si dovranno operare scelte chiare, nette e inevitabilmente divisive. Tutto si può chiedere al presidente del Consiglio ma non di mettersi a mediare tra i partiti. Mario Draghi è anche un fine politico, e l'ha dimostrato alla guida della Bce, quindi sa come trovare alleati e formare maggioranze.

Ma un conto sono i più o meno compassati governatori centrali, un altro sono i politici (italiani, in particolare). I partiti, al contrario dei banchieri centrali, sono inseriti nel circuito della rappresentanza: devono ottenere il consenso dell’elettorato dimostrando di essere in grado di ottenere provvedimenti in linea con i loro impegni. Proprio a questo fine si scontrano. Ora, oltre agli interventi sul piano economico che il governo è in procinto di attivare, e che certo accontenteranno alcuni più di altri, nei prossimi mesi l'agenda politica si popolerà di molti altri temi. Su molti, moltissimi, dei quali i partiti dell’attuale maggioranza divergono. Quanto vediamo in questi giorni sul ddl Zan, relativo al contrasto dell'omofobia, con la Lega che si oppone e Pd e Cinque stelle che premono a favore, non è che una anticipazione di quanto accadrà nel prossimo futuro. Il governo non può rimanere in surplace tra la destra di governo (per non parlare di quella di lotta) e la sinistra. Deve scegliere tra le varie alternative, e dovrà farlo sempre più spesso. Il segretario del Pd Enrico Letta si muove su questa faglia incalzando la Lega e mettendo in rilievo quanto siano diverse le loro visioni. In tal modo ha implicitamente invitato il presidente del Consiglio a indirizzarsi più nettamente verso la "maggioranza Ursula": Pd, M5s, Leu e Forza Italia sono sufficienti a reggere il governo: la Lega è numericamente superflua La polemica avviata dal segretario democratico con la Lega cerca di raggiungere due obiettivi: orientare a sinistra l'esecutivo spingendo possibilmente fuori dal recinto della maggioranza Salvini, e incrinare il rapporto tra Forza Italia e gli altri partiti di destra. Una strategia ambiziosa quanto opportuna.

Piero Ignazi, Domani 19 maggio