Cestinare l’«inutile fardello» per credere
Franco Barbero
Tratto da: Adista Documenti n° 16 del 01/05/2021
Ho
pubblicato una più articolata riflessione su «che cosa abbiamo lasciato
e che cosa possiamo costruire e inventare» nel nostro cammino di Chiesa
di base. Accenno qui ciò che ritengo più urgente lasciare, ma esprimo
anche un cammino già compiuto o in atto in parecchie comunità che
accompagno.
1) La necessaria ablatio
Una
persona adulta che partecipi alla vita di una comunità cattolica
avverte un disagio di fronte all'“incremento” del castello religioso. La
fabbrica del sacro devozionale produce a ritmo continuo: madonne,
santi, demoni, reliquie, processioni che trovano legittimazione nel
Catechismo della Chiesa cattolica. È necessario aprire gli occhi
sull'ambiguità di questa adiunctio e sulla necessità di dissociarsi da
quella “religione” che non è a servizio della fede, ma funzionale alla
sopravvivenza di un'istituzione ecclesiastica.
L'inversione
di marcia è una rigorosa ablatio: togliere, portare via. Una coraggiosa
opera di essenzializzazione: «Riformare allora (…) assomiglia a un atto
di ablatio, analogo a quello che compie lo scultore che deve solo
liberare e far emergere la statua dal masso informe di marmo che ha
davanti: il suo lavoro sarà quello di togliere perché si manifesti la
nobilis forma già presente nel masso» (Luciano Manicardi). Ratzinger,
giovane teologo, scrisse parole “rivoluzionarie” sull'urgenza di questa
operazione. Senza deporre questo «inutile fardello», per dirla con
Ortensio Da Spinetoli, ogni passaggio verso il futuro è sbarrato.
2) La contrastata ablatio
Questa
coscienza adulta della fede non trova ostacolo solo in quella
maggioranza silenziosa che non avverte la necessità di sfoltire la
foresta devozionale e “catechistica”, ma anche in un immaginario
religioso, catechistico, liturgico, dogmatico difeso in modo
”autorevole” dal magistero. Paolo VI il 5 giugno 1967 disse: «Le formule
dogmatiche sono così strettamente legate al loro contenuto che
qualsiasi alterazione nasconde o provoca un'alterazione nel contenuto
stesso». Al di là di diffuse retoriche buoniste, il magistero, anche
quello di Francesco, come vediamo nelle conclusioni dopo il Sinodo
panamazzonico o nelle recenti dichiarazioni della Cdf circa la
benedizione alle coppie omosessuali, davanti ad alcuni nodi della
modernità difende un Catechismo ufficiale che va interamente archiviato,
una “lingua straniera” per l'uomo e la donna contemporanei.
3) La necessità della disobbedienza
Oggi
credo che l'amore per la vita e per la fede, anche per la Chiesa, di
cui mi sento ereticamente parte, imponga il dovere di percorsi
responsabili, capaci di creare esperienze, linguaggi e simboli fuori
dall'ortodossia, senza affatto sentirsi fuori dalla Chiesa, tanto meno
dalla fede. Alcuni passi che provengono da un nuovo immaginario di Dio e
da nuove ipotesi scientifiche, da nuove visioni del mondo, mi sembrano
rendere la mia fede molto più vitale, liberante, riconciliata con ciò
che vivo: «C'è una realtà che chiamiamo Dio che è la sorgente della vita
che viviamo, il Fondamento dell'essere che ci chiama ad essere tutto
ciò che possiamo essere. Io oggi vivo nella convinzione che non sono
separato da questo Dio. L'alterità mi viene incontro. La trascendenza mi
chiama. Dio mi abbraccia. Questo Dio non si identifica con le dottrine,
i credo e le tradizioni» (J. S. Spong, Un cristianesimo nuovo per un
mondo nuovo, Massari Editore, p. 126). È il congedo dal Dio
interventista e dalla sacralizzazione del testo biblico che mi apre il
sentiero verso alcune “uscite dal dogma”. Vivo questa esperienza con
realtà comunitarie e con persone che, per quanto marginali e
marginalizzate, danno corpo a una fede feconda e felice.
Alcuni “abbandoni”
In
nome della piena compatibilità tra amore e ministero, tra amore e vita
consacrata si possono abbandonare la legge del celibato obbligatorio e i
voti di verginità perpetua. Se hai il dono di amare, non lasciare che
ti sia precluso da una legge ecclesiastica, dal fatto che sei
omosessuale o transessuale o prete, o suora o separato/a. Queste regole
disumanizzanti devono essere cestinate.
In
nome della pari dignità personale e della pari opportunità di ministero
occorre lasciare alle spalle la legge patriarcale che vieta a donne e
laici la predicazione e la presidenza dell'eucarestia o cena del
Signore. Occorre passare dal ministero ordinato ai ministeri eletti
dalla comunità, valorizzando esperienze di base che già realizzano la
prassi ecclesiale dello spezzare il pane in una celebrazione animata
dalla lettura biblica e dalla preghiera. Ciò non elimina il ministero
pastorale o presbiterale, ma mette al centro la vita della comunità
A
livello di cammino ecumenico, non può essere impedita l'ospitalità
eucaristica tra Chiese cristiane che possono anche celebrare la cena del
Signore in intercomunione facendo centro sulla fede comune con le
differenze da valorizzare. Occorre passare dal discutere al fare, in
aperta disubbidienza, anche per superare la dottrina della presenza
reale e fisica di Gesù nell'eucarestia.
Rispetto
al Battesimo, negata la dottrina del peccato originale e rifiutata una
liturgia che mette al centro il peccato e la lotta contro Satana, la
comunità può accogliere festosamente i genitori che desiderano
presentare il bimbo o la bimba per ringraziare Dio del dono di una nuova
vita. L'intera celebrazione deve “vestire” i linguaggi della gioia.
Alla
luce degli studi biblici e storici, poi, il Credo niceno ha fatto il
suo tempo. È oggi impronunciabile e consolida la pratica, non solo
cattolica, di ripetere parole e segni senza interrogarsi sul loro
significato nel contesto culturale di oggi. Molte formulazioni della
fede sono nate negli ultimi decenni in varie esperienze comunitarie con
linguaggi propri della cultura contemporanea.
Ritengo
urgente il rifiuto di tutto l'arsenale liturgico e teologico del
suffragio. Il credente che, come me, ha fiducia nel Dio della vita che
accoglie anche oltre la morte, non può più accettare il linguaggio
sacrificale delle esequie. Non esiste nessun Gesù Cristo che ha espiato i
peccati del mondo, non c'è nessun Dio contabile e giustiziere, nessun
potere di una Chiesa che, con rosari e indulgenze, apra le porte del
paradiso. La pratica del suffragio è una bestemmia contro l'amore
gratuito e inclusivo di Dio, che supera ogni nostra comprensione.
È
scandaloso e anti-evangelico il concordato tra Stato e Chiesa cattolica
in Italia, espressione di benefici e privilegi. A oltre 70 anni dalla
nascita della Repubblica non è ancora approvata una legge generale sulla
libertà religiosa che consenta l'uguaglianza tra diversi credenti e
fedi. In forza di questa situazione vige in Italia la struttura dei
cappellani militari con annessi e connessi, compresa la benedizione
delle armi (negata alle persone lgbtiq+).
Occorre
passare da una struttura della Chiesa patriarcale e piramidale a una
sinodalità vera. Si enunciano grandi progetti di partecipazione alla
vita ecclesiale, che alla fine si riducono a una retorica immobilista.
La struttura gerarchica è inconciliabile con una sinodalità reale che
comporta un cambiamento strutturale. I fatti parlano: in Querida
Amazonia nn. 85-90 Francesco ribadisce la struttura sacrale e vincolante
per tutta la Chiesa cattolica. Le diffidenze verso la sinodalità sono
visibili nell'operazione vaticana di sorveglianza del Sinodo della
Chiesa cattolica tedesca. Sinodalità significa che il popolo di Dio
assume responsabilità e potere deliberativo, non solo consultivo.
Altrimenti la parola sinodalità è svuotata del suo significato.
La
dignità della nostra fede esige di congedarci dal madonnismo, da una
devozione diventata mariolatria, impresa commerciale, esaltazione di una
donna per umiliare le altre. La mariologia è una cancellazione di
Miriam, donna ebrea, sposa di Giuseppe e madre di una numerosa famiglia.
E non parliamo del “santo subito” e “santo a tappe”: abbiamo bisogno di
testimoni, non di santi e sante.
Non mi sentirei discepolo del nazareno se... .
...Se
dovessi credere che Gesù di Nazareth è Dio, cioè il Creatore, la
sorgente della vita, il fondamento dell'essere, anziché il profeta e
“figlio” che mi indica la strada verso il mistero di Dio. Se dovessi
credere secondo il Credo di Nicea e Calcedonia con le due nature di
Cristo e con le tre persone divine distinte che formano la santissima
Trinità.
Se dovessi credere che Maria di
Nazareth è stata vergine prima, durante e dopo il parto e che è
diventata nel 431 anche madre di Dio.
Se
dovessi credere che i comportamenti omoaffettivi sono peccaminosi e che
le donne non possono condividere appieno la ministerialità della
Chiesa.
Se dovessi credere che il
“suffragio” della Chiesa ci libera da un supposto purgatorio, perché
rinnegherei la mia fede nel Dio dell'amore e del perdono che ci
accompagna in vita e ci accoglie come solo Lui sa dopo la morte.
Se
pensassi che il mistero di Dio ha privilegiato una religione su tutte
le altre o se pensassi che esiste un'immagine, una teologia, un simbolo
che esprima tutto di Dio.
Se dovessi
credere che Gesù è morto per espiare i nostri peccati, per saldare il
conto con un Dio ragioniere anziché adorare quel Dio che è amore
gratuito. Se dovessi credere che la messa è rinnovazione del sacrificio
espiatorio e salvifico della croce con cui Gesù ci libera dai nostri
peccati.
Se dovessi credere che il papa, quando parla con somma autorità su questioni di fede, è infallibile.
Se
dovessi credere che fuori dalla Chiesa o di Gesù non c'è salvezza o che
noi cristiani siamo il “compimento” verso il quale vanno le altre
religioni.
Per dono di Dio, mi sento
parte delle Sue creature, trovo la Sua presenza in tutto ciò che esiste,
credo al Suo amore che ci accompagna, ci sospinge verso un mondo
solidale, mi sento parte della casa comune dei credenti che adorano il
Suo mistero e lottano perché fiorisca la giustizia sulla terra.
Ringrazio Dio per il fatto che, incontrando la testimonianza di Gesù di
Nazareth, la fede ebraico-cristiana ha dato un senso alla mia vita e mi
aiuta a scoprire la Sua presenza nel creato e nella storia, e un po'
anche nelle religioni.