mercoledì 19 maggio 2021

UN'AZIENDA CHE PROVOCA MORTE

 SÌ, IL FUMO FA MALISSIMO

(E NON PARLO DI SALUTE)

C’È UN’AZIENDA che provoca la morte di quasi metà dei consumatori dei suoi prodotti. Eppure non mostra nessun segno di crisi. Che quei prodotti siano pericolosi lo sanno tutti: lo sanno i clienti, lo sanno le autorità sanitarie e lo sa l'azienda stessa. Che però continua a produrre, a vendere, a fare utili. Avete indovinato: stiamo parlando di Big Tobacco. Sette milioni di vittime all'anno e quasi tutte sapevano benissimo che fumare fa male. Se comunque non hanno smesso significa che continuare a parlare di salute non serve a niente. Di certo non convince nessuno, o quasi, a spengere la prossima sigaretta, C'è bisogno dunque di un'altra strategia, tanto più durante una pandemia da virus respiratorio che è (ovviamente) più feroce coi polmoni dei fumatori. E il libro di Giulia Veronesi ne propone una che guarda lontano.

Figlia di Umberto, che è stato uno degli oncologi più famosi del mondo, Veronesi è tra i maggiori esperti di chirurgia del polmone, dirige il programma strategico di Chirurgia robotica toracica dell’ospedale San Raffaele di Milano, e di fumatori ne ha visti molti. Soprattutto in sala operatoria.

Il suo libro, in uscita il 13 maggio per Sonzogno, si intitola Hai da spegnere? Dieci ragioni che non vi hanno mai raccontato per abolire il fumo. E non si limita a dire che «il fumo fa male»: quello lo sappiamo già.

L’IMPRONTA (NERA) AMBIENTALE

«Dopo anni di tentativi di far smettere i fumatori» racconta «mi sono detta che bisognava ripensare tutto. E che bisognava parlare anche del resto. Cioè di quello che gira intorno all’industria del tabacco». Per Veronesi infatti bisogna "abolire il fumo" tout court, anche in ragione dei danni che provoca al Pianeta intero. Uno studio di ricercatori dell’Imperial College di Londra e dell'Oms, racconta, «ha mostrato che per produrre una sigaretta servono 3,7 litri di acqua e 3,5 grammi di petrolio, e si emettono 4 grammi di anidride carbonica». Alla fine dei conti, significa che l’industria del tabacco si beve 2,5 volte il fabbisogno d'acqua dell'intera popolazione della Gran Bretagna, consuma la stessa energia dell'Ungheria, provoca un'emissione di anidride carbonica paragonabile a quella di Israele o del Perù. E riempie il mondo di rifiuti tossici e di microplastiche coi suoi mozziconi (che, peraltro, non proteggono affatto la salute di chi fuma). «Eppure non ne parliamo mai»,

Ad accendere l'attenzione di Veronesi sul tema, il lavoro del fotografo Rocco Rorandelli, che da anni gira il mondo per denunciare la realtà della filiera di coltivazione del tabacco: lo sfruttamento dei coltivatori.

Silvia Bencivelli, Il Venerdì 7 maggio