domenica 23 maggio 2021

VERSO IL SINODO DELLA CHIESA CATTOLICA DEL 2023

 «È l’ora della partecipazione. Di tutti»

di Giacomo Gambassi

in “Avvenire” del 22 maggio 2021

Il segretario del Sinodo: la modalità di vivere la comunione ecclesiale non può passare soltanto dalla gerarchia.

Il Sinodo dei vescovi si trasforma «da evento in processo». E se «all’inizio tutto era circoscritto a un’assemblea di vescovi», anche Paolo VI che l’aveva istituito nel 1965 e aveva voluto l’attuale configurazione «aveva chiarito che il Sinodo, come ogni organismo ecclesiale, è perfettibile». 

Il cardinale maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, spiega il Documento sul processo sinodale che partirà dal basso e che dà attuazione alla riforma delle modalità di celebrare la prossima Assemblea generale ordinaria sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Lo fa in un’intervista ad Andrea Tornielli per Vatican News.

«La storia del Sinodo – afferma il porporato – illustra quanto bene queste assemblee hanno arrecato alla Chiesa, ma anche come fossero maturi i tempi per una più larga partecipazione del popolo di Dio a un processo decisionale che riguarda tutta la Chiesa e tutti nella Chiesa». Il primo segnale è stato «piccolo ma significativo»: il questionario inviato ovunque in occasione della prima Assemblea sinodale sulla famiglia nel 2014. Ora l’iter prevede come prima fase la consultazione di tutte le diocesi nel mondo che Grech definisce «l’atto fondante del Sinodo» e «ne costituisce ilprimo e imprescindibile » momento dove «tutti hanno il loro posto e la possibilità di esprimersi».

Quindi aggiunge: «Il Papa insiste tanto sull’ascolto del sensus fidei del popolo di Dio. Si può dire che è questo uno dei temi più forti del pontificato attuale: molti interpreti sottolineano giustamente il tema della Chiesa come popolo di Dio; ma quello che maggiormente caratterizza questo popolo per il Papa è il sensus fidei, che lo rende infallibile in credendo. 

Si tratta di un dato tradizionale in dottrina, che attraversa l’intera vita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II dice che il popolo di Dio partecipa alla funzione profetica di Cristo. Per questo bisogna ascoltarlo, e per ascoltarlo bisogna andare là dove vive, nelle Chiese particolari. Il principio che regola questa consultazione è l’antico principio che “da tutti deve essere discusso ciò che interessa tutti”». Poi il cardinale tiene a chiarire: «Non si tratta di democrazia, di populismo o qualcosa del genere; è la Chiesa ad essere popolo di Dio. E questo popolo, in ragione del battesimo, è soggetto attivo della vita e della missione della Chiesa». Grech cita il discorso tenuto nel 2015 da papa Francesco per il 50 anni dell’istituzione del Sinodo quando il Pontefice parlava di «Chiesa costitutivamente sinodale» e chiariva che «il Sinodo dei vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della Chiesa ». 

Il cardinale osserva che il  rafforzamento dell’autorità dei pastori non poteva «essere la

modalità ordinaria di vivere la comunione ecclesiale, che domanda circolarità, reciprocità, cammino insieme nel rispetto delle rispettive funzioni nel popolo di Dio. 

La comunione dunque non può che tradursi in partecipazione di tutti alla vita della Chiesa, ciascuno secondo la sua specifica condizione e funzione. Il processo sinodale mostra bene tutto questo». L’incontro dei vescovi in Vaticano  che si svolgerà nel 2023 sarà il «momento di discernimento» finale. 

E, precisa Grech, «a mio parere la forza del processo sta nella reciprocità tra consultazione e discernimento».

Nota Bene

Belle parole, ma il Sinodo continua a chiamarsi "Sinodo dei vescovi in Vaticano" e già questo linguaggio sembra in contraddizione con la vera sinodalità del popolo di Dio. Nel 2022 avremo il sinodo italiano, se si decide.

Franco Barbero