mercoledì 2 giugno 2021

AL SENATO IMPOSSIBILE DISCUTERE DEL DDL ZAN

 Omofobia: «Impossibile discutere la legge, si vada subito in aula»

«Impossibile esaminare il ddl Zan in commissione Giustizia, chiediamo quindi di poter andare in aula con il testo entro la prima settimana di luglio». La richiesta arriva dai capigruppo al Senato di Pd M5S, LeU e Autonomie che ieri hanno scritto alla presidente Elisabetta Casellati per denunciare le continue manovre del Carroccio, e in particolare del presidente della commissione, il leghista Andrea Ostellari, per fermare il disegno di legge contro l’omofobia. Lettera che segna però anche una vistosa crepa nel fronte dei sostenitori della legge, vista l’assenza tra le firme di quella del capogruppo di Italia viva. «Perché Davide Faraone non ha firmato la lettera sottoscritta da Pd-LeU-M5S-Autonomie per portare il testo in aula entro i primi di luglio?», ha chiesto il dem Alessandro Zan, relatore del ddl alla Camera dove è stato approvato a novembre dello scorso anno. E per oggi Ostellari ha convocato l’ufficio di presidenza per fare il punto sullo stato dei lavori anche alla luce della lettera a Casellati.

Lo strappo era nell’aria. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e fatto perdere la pazienza ai sostenitori del ddl è arrivata però martedì, quando Ostellari ha annunciato l’elenco delle personalità da audire in commissione: 170 nomi tra giuristi, femministe, esponenti delle associazioni gay e trans, ma anche delle varie religioni, dai mormoni agli ebrei passando per i musulmani e, ovviamente, per i cattolici. Con le prime audizioni fissate per oggi pomeriggio, sempre ammesso che a questo punto il calendario venga rispettato.

Un numero di audizioni comunque talmente alto da rischiare seriamente di affossare la legge. «Il presidente della commissione, il senatore Ostellari – scrivono Pd, LeU, M5S e Autonomie a Casellati – fin dall’inizio dell’esame del disegno di legge ha adottato comportamenti palesemente ostruzionistici in aperta violazione del suo ruolo e delle sue funzioni di garanzia, impedendo il funzionamento della commissione e l’inizio dell’esame del provvedimento per ben quattro mesi».

La decisione di scrivere alla presidente del Senato è stata presa nel corso di una riunione che si tiene nel pomeriggio e alla quale partecipa anche il capogruppo di Italia viva. La possibilità di andare direttamente in aula è prevista dal regolamento del Senato e resa possibile da un voto a maggioranza interno alla commissione. «Abbiamo partecipato alla riunione perché crediamo che il ddl Zan vada approvato in temi rapidi – si giustifica Faraone – abbiamo ribadito che per superare lo stallo politico c’è la necessità urgente di una riunione di maggioranza e un tavolo con tutti i presidenti di gruppo». Il problema è che un eventuale accordo con il centrodestra, come auspica il capogruppo di Iv, comporterebbe la modifica del testo con il conseguente rinvio alla Camera e la perdita di altri mesi prima della sua approvazione. Che poi sarebbe l’approvazione di una legge diversa da quella attuale che le persone Lgbtq attendono ormai da 24 anni.

Leo Lancari, Il Manifesto 27 maggio