Così Amazon frammenta gli interessi dei lavoratori
Mattia Pirulli
13 maggio 2021 Domani
La
vicenda Amazon, anche grazie allo sciopero del 22 marzo scorso, è stata
recentemente oggetto di numerosi dibattiti legati al tema della
precarietà dei contratti, del turnover esasperato, delle condizioni di
lavoro negli stabilimenti e nella filiera.
Qualche giorno fa l’azienda
ha comunicato ai delegati sindacali dei dipendenti diretti di alcuni
stabilimenti la variazione della maggiorazione retributiva applicata ai
lavoratori part-time che svolgono esclusivamente prestazioni di lavoro
notturno. Tale scelta è certamente corretta dal punto di vista della
contrattazione collettiva (Ccnl Trasporto merci e logistica) e si
colloca alla fine di un percorso di approfondimento della situazione
contrattuale dei dipendenti degli hub logistici dell’azienda americana,
che le organizzazioni sindacali portano avanti ormai da ottobre.
Tuttavia, la scelta di applicare la maggiorazione corretta è stata
comunicata ai delegati aziendali e alle agenzie interinali che
provvedono al pagamento delle retribuzioni dei lavoratori in
somministrazione, come una deliberazione unilaterale di Amazon che ha
deciso, in splendida solitudine, di applicare un “trattamento di miglior
favore”. Chissà perché tale trattamento non è stato erogato prima delle
numerose segnalazioni delle organizzazioni sindacali, e chissà per
quale motivo l’azienda ha deciso di pagarla anche retroattivamente a chi
è ancora impiegato presso Amazon.
L’azienda continua a promuovere un
modello paternalistico e arcaico delle relazioni sindacali, che invece
di risolvere i problemi, come Amazon crede di fare erogando liberalmente
una voce della retribuzione prevista dal Ccnl, ne crea di nuovi, come
quello di tutti i fuoriusciti che non percepiranno la variazione
retributiva.
IL CONFRONTO SINDACALE
La
strada per sanare gli errori fatti è quella del confronto sindacale con
tutte le rappresentanze coinvolte nella filiera. Siamo estremamente
stupiti dal fatto che la country manager di Amazon si sorprenda che
Cgil, Cisl e Uil abbiamo scelto il piazzale antistante lo stabilimento
di Passo Corese per festeggiare il primo maggio. Forse non si è accorta
che c’è un problema Amazon.
E che la frammentazione scientifica degli
interessi dei lavoratori coinvolti nella filiera non mette la polvere
sotto al tappeto, si limita a spargerla per la stanza. Vorrà dire che
dovremo impiegare più energie per raccoglierla insieme. La country
manager dovrebbe sedersi a un tavolo con le rappresentanze dei
lavoratori e spiegare perché la metà della forza lavoro è impiegata con
contratti che vanno da un mese a tre mesi e mezzo. Dovrebbe spiegare
perché viene definito “trattamento di miglior favore” ciò che è stato
pattuito in un contratto collettivo nazionale.
Dovrebbe spiegare perché
l’azienda abusa sistematicamente di strumenti contrattuali tradendone
gli scopi per cui sono stati istituiti. Dovrebbe spiegare perché si
usano due badge di colore diverso per interinali e diretti. Dovrebbe
spiegare ai tantissimi fuoriusciti perché si è scelta un’organizzazione
del lavoro che non porta a nessuna valorizzazione delle competenze e
delle conoscenze dei lavoratori facilitandone ancor di più la
sistematica sostituzione. La divisione architettata alla perfezione da
Amazon investe il sindacato confederale del grande compito di
ristabilire una solidarietà autentica tra tutti i lavoratori coinvolti:
non solo tra diretti e interinali, non solo tra dipendenti o
somministrati in Amazon e dipendenti o somministrati nelle ditte della
filiera, ma anche tra chi non è più in forza e chi è ancora sotto
contratto. Al divide et impera noi rispondiamo coniunge et conveni
(unisci e scegli insieme).
Come Federazione dei lavoratori somministrati
della Cisl siamo pronti a fare la nostra parte insieme alle altre
Federazioni coinvolte e con la Confederazione per dare una casa comune a
chi ha visto con i propri occhi che forse non proprio tutto è “a
posto”.