giovedì 3 giugno 2021

Comunità  cristiana di base di  via Città di Gap, Pinerolo

NOTIZIARIO DELLA CASA DELL'ASCOLTO E DELLA PREGHIERA

N°80 giugno '21



In evidenza:

     INCONTRI DI COMUNITA' IN VIDEOCONF.

- 1, 8, 15, 22 e 29/6: gruppi biblici 

- 6, 13, 20 e 27/6: eucarestie

-  27/6: assemblea comunitaria

    NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

- Collegamenti nazionali Cdb

- Monumento immigrati morti in mare a Pinerolo

     RECENSIONI E SEGNALAZIONI

- F Barbero, Senza chiedere permesso…   

- F. Barbero (a cura di), Amori consacrati   

     SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

- Lettera ai vescovi da rete per sinodo italiano

- Cestinare l'"inutile fardello" per credere

- Vescovi italiani, un Sinodo censurato

    DALLA NOSTRA COMUNITA'

- Questa comunità

APPUNTAMENTI DI COMUNITA' IN VIDEOCONFERENZA

NB: per partecipare alle eucarestie della domenica cliccate su meet.google.com/vpu-vkkh-wfm; per i gruppi biblici del martedì cliccate su meet.google.com/qpe-wfjz-cdp (link attivi da 15' prima)

     MARTEDI' 1 GIUGNO h 21 – Gr. biblico: Mc 13 (prepara Gilda P.)

     DOMENICA 6 GIUGNO h 10 – Eucarestia: predicazione di Fiorentina C.

     MARTEDI' 8 GIUGNO h 21 – Gruppo biblico: Mc 14 e 15 (prepara Franco B.)

     DOMENICA 13 GIUGNO h 10 – Eucarestia: predicazione di Antonella I. e Sergio S.

     MARTEDI' 15 GIUGNO h 21 – Gruppo biblico: Mc 16 (prepara Francesco G.)

     DOMENICA 20 GIUGNO h 10 – Eucarestia: predicazione di Stefania P. e Esperanza O.

     MARTEDI' 22 GIUGNO h 21 – Gruppo biblico: Franco B. introduce il tema "che cosa significa la pratica della sinodalità".

     DOMENICA 27 GIUGNO h 10 – Eucarestia: predicazione di Franco B.

     DOMENICA 27 GIUGNO h 11:30 – Assemblea comunitaria

     MARTEDI' 29 GIUGNO h 21 – Gruppo biblico: Franco B. introduce sul tema "che cosa significa e comporta il non chiedere permesso".

ALCUNI APPUNTAMENTI con F. Barbero (on line e in presenza)

     GIOVEDI' 3 GIUGNO ore 20:45 – Franco B. racconta la sua esperienza con la realtà LGBT, segue pubblico dibattito organizzato in collaborazione con il gruppo lgbt ed etero di Verona "Mille Risorse" (sito www.millerisorse.it). L'incontro sarà svolto utilizzando la piattaforma meet. Per informazioni contattare Ermanno Marogna: info@ermannomarogna.it.

     SABATO 5 GIUGNO ore 10Gruppo biblico della cdb di Chieri. Ci incontriamo in presenza per una valutazione del lavoro di ricerca biblica svolta quest'anno e per impostare il lavoro del prossimo anno. Per informazioni contattare Maria Zuanon (3497206529) o Anna Campora (3487136965).

     VENERDI' 11 GIUGNO ore 17Gruppo Primavera di Rivalta. Ci incontriamo in presenza, presso la cascina "Filo d'erba" in via Roma a Rivalta. Per informazioni contattare Antonella Gagnomego (3475561882).

     GIOVEDI' 24 GIUGNO ore 20:45Incontro sul tema "A disobbedire si impara". Utilizzeremo la piattaforma meet. Per informazioni contattare Maria Grazia B. (giorgio.grazia@gmail.com; 3388885799).

NB: nel mese di giugno sono previsti ulteriori incontri in videoconferenza di cui non sono ancora stati definiti data e orario (per avere informazioni si consiglia di seguire il blog di Franco Barbero).

 

NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

Collegamenti nazionali CdB

All'ultimo coordinamento, che si è tenuto il 28 maggio, abbiamo discusso il seguente ordine del giorno: 1) Bilancio e prime valutazioni sul seminario CdB. 2) Proposta di giornata seminariale in autunno. 3) "Visitazioni" – testo elaborato dai "Gruppi Donne CdB e le molte altre". 4) Costituente Terra. 5) Incontri per il Sinodo d'Italia; lettera ai vescovi.

Il prossimo collegamento si terrà venerdì 25 giugno ore 17,30, sempre utilizzando zoom, per individuare il tema per l'incontro seminariale previsto per il 4 e 5 dicembre 2021. Nell'ultimo coordinamento sono emerse come tematiche possibili la "sinodalità" e "il sabato". Le Cdb sono invitate a elaborare le proprie ulteriori proposte.

Gruppo dell'amicizia islamo – cristiana: posa manufatto a ricordo degli immigrati morti in mare

Sabato 19 giugno alle ore 18 a Pinerolo (il luogo è ancora da definire), alla presenza di rappresentanti delle istituzioni religiose e civili, sarà collocato in un luogo significativo della nostra città un manufatto realizzato su iniziativa del nostro gruppo di amicizia islamo-cristiana, a ricordo degli extracomunitari che hanno visto naufragare il loro sogno di libertà e giustizia.

RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Franco Barbero, "Senza chiedere permesso. Piccoli passi possibili" + "Preghiere d'ogni giorno. Pregare e lottare: una sintesi vitale"

"Senza chiedere permesso" era il titolo di una riflessione che Franco Barbero aveva pubblicato nel 2001, in occasione della due giorni di spiritualità "Amore e libertà-gay e lesbiche in cammino nella società e nelle Chiese". Ma è anche l'espressione che forse meglio identifica lo stile, il pensiero, la prassi di questo biblista e teologo diventato negli anni punto di riferimento per tutta la Chiesa progressista e conciliare, oltre che per il cammino delle Comunità cristiane di Base di cui è da oltre 40 anni animatore. "Senza chiedere permesso" significa infatti pensare e agire nella parresia, senza infingimenti, ritrosie, subalternità verso l'autorità ecclesiastica che revoca e concede, che stabilisce chi è dentro e chi è fuori, chi ha diritto di parola e chi non lo ha. "Senza chiedere permesso" significa esercitare con pienezza la libertà dei figli di Dio, che cercano assieme, senza chiedere tutoraggi, senza sentirsi "pecore" bisognose di "pastori". Senza chiedere permesso è ora un libretto di 156 pagine (edizioni Mille, pp. 145, 14€: il libro può essere richiesto anche ad Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@ adista.it) che intende proporre "piccoli passi possibili" (come recita il sottotitolo) dentro il cammino comunitario di donne e uomini cristiani. Lo scrive un presbitero che negli ultimi '50 anni ha cercato con ostinazione e coerenza di aprire percorsi diversi da quelli ufficiali. E per questo l'istituzione ecclesiastica lo ha punito con la sospensione a divinis e la riduzione allo stato laicale, decretata nel 2003 da Giovanni Paolo II, su istanza della Congregazione per la Dottrina della Fede, senza alcuna possibilità di ricorrere contro il provvedimento. Il tema affrontato da don Franco è quello dei necessari cambiamenti di una Chiesa che annuncia, ma non realizza. E di persone e comunità chiamate a rompere già da ora il blocco dell'ubbidienza. «Ho sentito il dovere di scrivere queste proposte perché, mentre i percorsi ufficiali trovano sempre spazio e pubblicità, quelli minoritari, o perdenti e esiliati, spesso vengono dimenticati o cancellati». Si tratta di passare dal dire al fare, dalla denuncia alla pratica alternativa alle ingiunzioni del potere. Perché non solo l'obbedienza non è più una virtù, come recitava don Milani, ma non può nemmeno essere considerata la via maestra per riformare la Chiesa. Ecco quindi l'invito a non arrendersi, a non integrarsi, a testimoniare un modo "altro" di essere Chiesa. In concreto, Barbero propone (lui lo fa da decenni) la scelta della disobbedienza evangelica, che porta a benedire le coppie gay in chiesa, nonostante il divieto vaticano, a celebrare i loro matrimoni, a dare alle donne la possibilità di svolgere il ministero della predicazione. A rinnovare le liturgie. A confutare dottrine ormai anacronistiche, come quella del peccato originale, del suffragio, della dannazione eterna, delle indulgenze. A indagare il Gesù storico oltre la cristologia. A pretendere la sinodalità vera. A impegnarsi per una Chiesa fuori dalla logica concordataria. Quindi, non si tratta tanto di segnalare errori e contraddizioni della Chiesa, quanto di costruire realmente e concretamente nelle comunità ecclesiali pensieri e pratiche nuove da proporre e diffondere. Il teologo-biblista lo definisce itinerario con tre "F": faticoso, fecondo, felice. In realtà, racconta, «uno dei giudici del tribunale ecclesiastico dei miei numerosi processi circa le mie "eresie", al termine di una lunga seduta mi aggiunse due "F" e mi disse: con queste posizioni sarai "folle e fallito"». Questo processo non può essere disgiunto, ammonisce Barbero, da una radicale messa in discussione della «struttura dogmatica, cristologica, mariologica e trinitaria»: «Non credo – scrive nell'introduzione – che sia possibile per me dire oggi la fede dentro le categorie arcaiche e ellenistiche dei secoli passati». Ma l'albero della disobbedienza evangelica va coltivato e innaffiato ogni giorno con la preghiera e l'ascolto della Parola, sostiene Barbero. Ecco allora un altro prezioso libro, che il biblista-teologo ha pubblicato quasi negli stessi giorni: Preghiere d'ogni giorno. Pregare e lottare: una sintesi vitale (ilmiolibro, pp. 224, 19€: richiedilo ad Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it). Una raccolta delle preghiere che don Franco ha scritto nei tanti anni del suo ministero, nei suoi libri, nelle eucarestie, nel suo blog e in molte altre occasioni. Anche in questo caso, la chiave per comprendere il testo sta in una riflessione, riproposta nel libro, che Barbero fece anni fa, precisamente nel 1975, in una temperie ecclesiale e politica molto diversa. Ma quelle parole Barbero le ritiene ancora più valide di quanto lo fossero già allora: «L'assiduità della Parola pregata è uno dei primi segni della nostra disponibilità al Regno di Dio. Questo non avverrà se non si impara a pregare in modo perseverante nella comunità e personalmente. Forse questo è, con la lotta per la giustizia, il programma massimo della fede oggi».

("Senza chiedere permesso…": edito da Mille, pp. 145, € 14)

("Preghiere di ogni giorno…": edito da Il mio libro, pp. 224, € 19)

Recensione a cura di Valerio Gigante (tratta da "Adista notizie", n.20/2021)

NB: entrambi libri sono reperibili presso le librerie Volare e Mondadori di Pinerolo, oppure inviando una mail a "Adista" (info@adista.it) o telefonando a Fiorentina (3394018699) e Maria Grazia (3388885799). Il libro "Senza chiedere permesso" si può anche richiedere inviando una mail all'editore Mille di Torino (info@edizionimille.eu).

Franco Barbero (a cura di), Amori consacrati

Si tratta di una raccolta di testimonianze di suore, di frati e di preti omosessuali in Italia. Queste persone raccontano la difficile situazione in cui vengono a trovarsi come omosessuali e lesbiche dentro le istituzioni ecclesiastiche cattoliche. Spesso la solitudine, l'impossibilità di parlarne apertamente, il nascondimento, l'assenza di dialogo rendono la vita quotidiana ricca di tensioni.

Franco Barbero, presbitero della comunità Cristiana di base di via Città di Gap a Pinerolo, ha mantenuto in tutta la sua vita un rapporto molto intenso con le persone Lgbtq dentro e fuori delle istituzioni ecclesiastiche e dal 1978 benedice le coppie omosessuali.

Il libro è in diffusione presso l'editore Gabrielli (tel. 045/7725543) oppure presso la comunità di Pinerolo (339/4018699 – 340/8615482).

(In libreria per Gabrielli edizioni, Verona 2019, pp. 248, € 16)

Recensione a cura di Franco Barbero

SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

Lettera ai vescovi dalla rete per il sinodo italiano

Carissimi fratelli vescovi,

il cammino sinodale, di cui la Conferenza episcopale ha nelle scorse settimane annunciato l'avvio e di cui discuterete nella vostra Assemblea generale del 24-27 maggio, ci pare una grande opportunità, un vero kairós, per rimettere in movimento una comunità ecclesiale che da tempo nel nostro paese vive una situazione di stanchezza e di fatica a comunicare la fede in un mondo in continuo mutamento.

Perciò siamo convinti che tale occasione vada colta con gioia e speranza, con coraggio e impegno, con spirito costruttivo e autocritico, con parresia e voglia di percorrere strade nuove, sotto la guida dello Spirito, e sentiamo urgente la necessità di contribuire fin da principio al cammino sinodale, che non può prescindere dall'apporto di tutte le componenti ecclesiali.

Ciò richiede, a nostro parere, prima di tutto, che il percorso sinodale sia il più aperto, inclusivo e partecipativo possibile, coinvolgendo non solo chi frequenta abitualmente le nostre parrocchie e associazioni, ma pure quanti, per diverse ragioni (anche di visione etica o teologica), sono stati messi ai margini o si sono allontanati dalle nostre strutture pastorali. Solo un processo di profondo ascolto, di autentica discussione, di dialogo sincero, di ricerca comune e di deliberazione condivisa, che implichi tutte le componenti del corpo ecclesiale e tutte le voci (comprese quelle ferite o critiche e interpellando anche i fratelli e le sorelle delle altre Chiese cristiane), chiamate a esprimersi su un piano di parità, con piena libertà e senza argomenti "proibiti", può, infatti, innescare quella conversione pastorale sempre invocata.

A ciò dovrebbe servire prima di tutto una consultazione che parta dal basso, comunità per comunità, diocesi per diocesi, ecc. per costruire un consenso forgiato a partire dalle esperienze, dalle preoccupazioni, dalle proposte emergenti dalla base ecclesiale, e destinato a tradursi in decisioni assunte di comune accordo.

Questa autentica esperienza di comunione, corresponsabilità e discernimento dovrebbe avere come filo conduttore un interrogativo di fondo: come la nostra Chiesa può ripensare la propria presenza e missione evangelizzatrice nella società italiana di oggi e di domani?

Non potremmo, infatti, non partire da alcune constatazioni, vissute nell'esperienza quotidiana prima che rilevate dalle indagini sociologiche:

-          l'esaurimento del modello ecclesiologico della Chiesa italiana; questo è nella sostanza ancora espressione di un regime di cristianità che non risponde più alla realtà del nostro paese, ma sopravvive nell'immaginario o nelle nostalgie, per cui va rivisitato criticamente, riconoscendo anche quanto di esso nei decenni scorsi ha oscurato il messaggio evangelico

-          l'insufficienza, confermata dalla pandemia, della parrocchia tradizionale quale canale di evangelizzazione/trasmissione della fede

-          la distanza sempre più percepita tra insegnamento della Chiesa e vita delle persone

-          la difficoltà della nostra Chiesa, pur capace di promuovere innumerevoli e lodevoli iniziative di carità, a "dire una parola rilevante" nelle gravissime crisi vissute dall'Italia nel 2008 e oggi, che hanno accresciuto le disuguaglianze sociali e indotto anche molti cattolici ad avallare spinte xenofobe e antisolidali.  

Ciò implica affrontare almeno due questioni decisive:

-          la forma con cui i credenti vivono la fede insieme oggi (quindi l'organizzazione della comunità, la centralità della Parola, i ministeri ecclesiali, il ruolo delle donne, la visione della sessualità e la presenza delle persone lgbt, il rinnovamento delle modalità celebrative, la formazione del clero, gli abusi di potere, coscienza e sessuali sui più fragili, la trasparenza delle finanze e la gestione dei beni ecclesiastici, ecc.)

-          il come la comunità ecclesiale può offrire un servizio significativo alla nostra società, (quindi la centralità di ultime e ultimi, il pluralismo religioso, la presenza delle comunità immigrate, il rapporto con la politica, la laicità dello Stato, l'impegno per la pace, la giustizia e l'integrità del creato, il dialogo ecumenico e interreligioso, ecc.)

Un compito impegnativo, ma entusiasmante. Un cammino da percorrere tutte e tutti insieme.

19 maggio 2021

La lettera è stata firmata da una rete di gruppi e movimenti del cristianesimo conciliare italiano, che comprende le seguenti realtà:

Adista – Costituzione Concilio e Cittadinanza. Per una rete tra cattolici e democratici (c3dem) - Cammini di speranza – Centro interconfessionale per la pace (Cipax) - Comunità cristiane di base (Cdb) – Comunità di via Germanasca (Torino) - Coordinamento teologhe italiane (Cti) - Donne per la Chiesa - Il foglio - La tenda di Gionata – Noi siamo Chiesa - Pax Christi - Pretioperai - Progetto giovani cristiani lgbt+ - 3VolteGenitori - Viandanti

Cestinare l'"inutile fardello" per credere

Ho pubblicato una più articolata riflessione su «che cosa abbiamo lasciato e che cosa possiamo costruire e inventare» nel nostro cammino di Chiesa di base. Accenno qui ciò che ritengo più urgente lasciare, ma esprimo anche un cammino già compiuto o in atto in parecchie comunità che accompagno.

La necessaria ablatio

Una persona adulta che partecipi alla vita di una comunità cattolica avverte un disagio di fronte all'"incremento" del castello religioso. La fabbrica del sacro devozionale produce a ritmo continuo: madonne, santi, demoni, reliquie, processioni che trovano legittimazione nel Catechismo della Chiesa cattolica. È necessario aprire gli occhi sull'ambiguità di questa adiunctio e sulla necessità di dissociarsi da quella "religione" che non è a servizio della fede, ma funzionale alla sopravvivenza di un'istituzione ecclesiastica.

L'inversione di marcia è una rigorosa ablatio: togliere, portare via. Una coraggiosa opera di essenzializzazione: «Riformare allora (…) assomiglia a un atto di ablatio, analogo a quello che compie lo scultore che deve solo liberare e far emergere la statua dal masso informe di marmo che ha davanti: il suo lavoro sarà quello di togliere perché si manifesti la nobilis forma già presente nel masso» (Luciano Manicardi). Ratzinger, giovane teologo, scrisse parole "rivoluzionarie" sull'urgenza di questa operazione. Senza deporre questo «inutile fardello», per dirla con Ortensio Da Spinetoli, ogni passaggio verso il futuro è sbarrato.


La contrastata ablatio

Questa coscienza adulta della fede non trova ostacolo solo in quella maggioranza silenziosa che non avverte la necessità di sfoltire la foresta devozionale e "catechistica", ma anche in un immaginario religioso, catechistico, liturgico, dogmatico difeso in modo "autorevole" dal magistero. Paolo VI il 5 giugno 1967 disse: «Le formule dogmatiche sono così strettamente legate al loro contenuto che qualsiasi alterazione nasconde o provoca un'alterazione nel contenuto stesso». Al di là di diffuse retoriche buoniste, il magistero, anche quello di Francesco, come vediamo nelle conclusioni dopo il Sinodo panamazzonico o nelle recenti dichiarazioni della Cdf circa la benedizione alle coppie omosessuali, davanti ad alcuni nodi della modernità difende un Catechismo ufficiale che va interamente archiviato, una "lingua straniera" per l'uomo e la donna contemporanei.

La necessità della disobbedienza

Oggi credo che l'amore per la vita e per la fede, anche per la Chiesa, di cui mi sento ereticamente parte, imponga il dovere di percorsi responsabili, capaci di creare esperienze, linguaggi e simboli fuori dall'ortodossia, senza affatto sentirsi fuori dalla Chiesa, tanto meno dalla fede. Alcuni passi che provengono da un nuovo immaginario di Dio e da nuove ipotesi scientifiche, da nuove visioni del mondo, mi sembrano rendere la mia fede molto più vitale, liberante, riconciliata con ciò che vivo: «C'è una realtà che chiamiamo Dio che è la sorgente della vita che viviamo, il Fondamento dell'essere che ci chiama ad essere tutto ciò che possiamo essere. Io oggi vivo nella convinzione che non sono separato da questo Dio. L'alterità mi viene incontro. La trascendenza mi chiama. Dio mi abbraccia. Questo Dio non si identifica con le dottrine, i credo e le tradizioni» (J. S. Spong, Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, Massari Editore, p. 126). È il congedo dal Dio interventista e dalla sacralizzazione del testo biblico che mi apre il sentiero verso alcune "uscite dal dogma". Vivo questa esperienza con realtà comunitarie e con persone che, per quanto marginali e marginalizzate, danno corpo a una fede feconda e felice.

 

Alcuni "abbandoni"

In nome della piena compatibilità tra amore e ministero, tra amore e vita consacrata si possono abbandonare la legge del celibato obbligatorio e i voti di verginità perpetua. Se hai il dono di amare, non lasciare che ti sia precluso da una legge ecclesiastica, dal fatto che sei omosessuale o transessuale o prete, o suora o separato/a. Queste regole disumanizzanti devono essere cestinate.

In nome della pari dignità personale e della pari opportunità di ministero occorre lasciare alle spalle la legge patriarcale che vieta a donne e laici la predicazione e la presidenza dell'eucarestia o cena del Signore. Occorre passare dal ministero ordinato ai ministeri eletti dalla comunità, valorizzando esperienze di base che già realizzano la prassi ecclesiale dello spezzare il pane in una celebrazione animata dalla lettura biblica e dalla preghiera. Ciò non elimina il ministero pastorale o presbiterale, ma mette al centro la vita della comunità

A livello di cammino ecumenico, non può essere impedita l'ospitalità eucaristica tra Chiese cristiane che possono anche celebrare la cena del Signore in intercomunione facendo centro sulla fede comune con le differenze da valorizzare. Occorre passare dal discutere al fare, in aperta disubbidienza, anche per superare la dottrina della presenza reale e fisica di Gesù nell'eucarestia.

Rispetto al Battesimo, negata la dottrina del peccato originale e rifiutata una liturgia che mette al centro il peccato e la lotta contro Satana, la comunità può accogliere festosamente i genitori che desiderano presentare il bimbo o la bimba per ringraziare Dio del dono di una nuova vita. L'intera celebrazione deve "vestire" i linguaggi della gioia.

Alla luce degli studi biblici e storici, poi, il Credo niceno ha fatto il suo tempo. È oggi impronunciabile e consolida la pratica, non solo cattolica, di ripetere parole e segni senza interrogarsi sul loro significato nel contesto culturale di oggi. Molte formulazioni della fede sono nate negli ultimi decenni in varie esperienze comunitarie con linguaggi propri della cultura contemporanea.

Ritengo urgente il rifiuto di tutto l'arsenale liturgico e teologico del suffragio. Il credente che, come me, ha fiducia nel Dio della vita che accoglie anche oltre la morte, non può più accettare il linguaggio sacrificale delle esequie. Non esiste nessun Gesù Cristo che ha espiato i peccati del mondo, non c'è nessun Dio contabile e giustiziere, nessun potere di una Chiesa che, con rosari e indulgenze, apra le porte del paradiso. La pratica del suffragio è una bestemmia contro l'amore gratuito e inclusivo di Dio, che supera ogni nostra comprensione.

È scandaloso e anti-evangelico il concordato tra Stato e Chiesa cattolica in Italia, espressione di benefici e privilegi. A oltre 70 anni dalla nascita della Repubblica non è ancora approvata una legge generale sulla libertà religiosa che consenta l'uguaglianza tra diversi credenti e fedi. In forza di questa situazione vige in Italia la struttura dei cappellani militari con annessi e connessi, compresa la benedizione delle armi (negata alle persone lgbtiq+).

Occorre passare da una struttura della Chiesa patriarcale e piramidale a una sinodalità vera. Si enunciano grandi progetti di partecipazione alla vita ecclesiale, che alla fine si riducono a una retorica immobilista. La struttura gerarchica è inconciliabile con una sinodalità reale che comporta un cambiamento strutturale. I fatti parlano: in Querida Amazonia nn.85-90 Francesco ribadisce la struttura sacrale e vincolante per tutta la Chiesa cattolica. Le diffidenze verso la sinodalità sono visibili nell'operazione vaticana di sorveglianza del Sinodo della Chiesa cattolica tedesca. Sinodalità significa che il popolo di Dio assume responsabilità e potere deliberativo, non solo consultivo. Altrimenti la parola sinodalità è svuotata del suo significato.

La dignità della nostra fede esige di congedarci dal madonnismo, da una devozione diventata mariolatria, impresa commerciale, esaltazione di una donna per umiliare le altre. La mariologia è una cancellazione di Miriam, donna ebrea, sposa di Giuseppe e madre di una numerosa famiglia. E non parliamo del "santo subito" e "santo a tappe": abbiamo bisogno di testimoni, non di santi e sante.

 

Non mi sentirei discepolo del nazareno se... .

...Se dovessi credere che Gesù di Nazareth è Dio, cioè il Creatore, la sorgente della vita, il fondamento dell'essere, anziché il profeta e "figlio" che mi indica la strada verso il mistero di Dio. Se dovessi credere secondo il Credo di Nicea e Calcedonia con le due nature di Cristo e con le tre persone divine distinte che formano la santissima Trinità.

Se dovessi credere che Maria di Nazareth è stata vergine prima, durante e dopo il parto e che è diventata nel 431 anche madre di Dio.

Se dovessi credere che i comportamenti omoaffettivi sono peccaminosi e che le donne non possono condividere appieno la ministerialità della Chiesa.

Se dovessi credere che il "suffragio" della Chiesa ci libera da un supposto purgatorio, perché rinnegherei la mia fede nel Dio dell'amore e del perdono che ci accompagna in vita e ci accoglie come solo Lui sa dopo la morte.

Se pensassi che il mistero di Dio ha privilegiato una religione su tutte le altre o se pensassi che esiste un'immagine, una teologia, un simbolo che esprima tutto di Dio.

Se dovessi credere che Gesù è morto per espiare i nostri peccati, per saldare il conto con un Dio ragioniere anziché adorare quel Dio che è amore gratuito. Se dovessi credere che la messa è rinnovazione del sacrificio espiatorio e salvifico della croce con cui Gesù ci libera dai nostri peccati.

Se dovessi credere che il papa, quando parla con somma autorità su questioni di fede, è infallibile.

Se dovessi credere che fuori dalla Chiesa o di Gesù non c'è salvezza o che noi cristiani siamo il "compimento" verso il quale vanno le altre religioni.

Per dono di Dio, mi sento parte delle Sue creature, trovo la Sua presenza in tutto ciò che esiste, credo al Suo amore che ci accompagna, ci sospinge verso un mondo solidale, mi sento parte della casa comune dei credenti che adorano il Suo mistero e lottano perché fiorisca la giustizia sulla terra. Ringrazio Dio per il fatto che, incontrando la testimonianza di Gesù di Nazareth, la fede ebraico-cristiana ha dato un senso alla mia vita e mi aiuta a scoprire la Sua presenza nel creato e nella storia, e un po' anche nelle religioni. 

 

Franco Barbero (tratto da "Adista Documenti" n°16 del 01/05/2021)

Vescovi italiani, un Sinodo censurato

"Vescovi italiani, un Sinodo censurato" di Luigi Sandri in "L'Adige" del 31 maggio 2021. I temi tabù - come il celibato dei preti e il sacerdozio alle donne - non saranno all'ordine del giorno del "Cammino sinodale" italiano, come invece accade nell'analoga iniziativa in Germania con il "Synodaler Weg". Lo ha affermato il cardinale Gualtiero Bassetti. Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha lasciato così sconcertati quanti pensavano che fosse giunto il momento anche nel nostro Paese di affrontare apertamente argomenti che al di là delle Alpi sono assai sentiti sia dai semplici fedeli che da molti vescovi. "Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita – Per avviare un cammino sinodale": questo il tema della 74ª Assemblea generale della Cei svoltasi la settimana scorsa a Roma, e introdotta da un intervento del papa che, pur con dolcezza, ha apertamente lamentato la "amnesia" dei vescovi. Questi, infatti, per ben cinque anni avevano lasciato cadere nel dimenticatoio l'invito alla celebrazione di un Sinodo, da lui lanciato nel 2015 al Convegno ecclesiale di Firenze. Allora Francesco aveva suggerito che "in ogni comunità, in ogni parrocchia, in ogni diocesi" si cercasse di "avviare, in modo sinodale", un approfondimento dei problemi che la Chiesa deve oggi affrontare. A proposito dei temi dell'Evento, Bassetti ha invece precisato: «Quelli del celibato dei preti e del sacerdozio alle donne non sono i problemi fondamentali che in questo momento attanagliano la Chiesa e l'umanità... Il cammino sinodale che sta iniziando la Chiesa italiana parte da condizioni molto diverse da quello della Germania, che ha affrontato alcune problematiche molto particolari. I problemi di fondo della nostra gente sono ben altri: la solitudine, l'educazione dei figli, le difficoltà di chi non arriva a fine mese per la mancanza di lavoro, l'immaturità affettiva che porta le famiglie a disgregarsi». Secondo il porporato, dunque, in Italia i "temi scomodi" non devono essere nemmeno abbordati: singolare concezione di un "Sinodo dal basso" che non potrà affatto uscire dai binari predisposti dalla Cei. Ma chi l'ha detto che i temi "tedeschi" siano estranei al sentire dei fedeli italiani? Del resto, una rinnovata teologia dei ministeri impone radicali domande sul "sacerdozio" tradizionale e maschilista (estraneo al pensiero di Gesù che, semmai, parlava di "ministeri", cioè di "servizi") e sullo "status" del clero; e il problema Chiesa-donna è talmente dirimente che nessun serio "Cammino sinodale" potrebbe bypassare. Bassetti ha escluso dalla futura agenda i temi "tabù" perché così desidera il papa? Ma negare l'evidenza non aiuterà la Chiesa romana ad affrontare argomenti ardui, che la "inclemenza dei tempi" (o la Provvidenza?) pongono sul suo cammino. Del resto, se i vescovi della nostra Regione andassero per tre giorni a Monaco di Baviera, a farsi illustrare dal cardinale Reinhard Marx il "Synodaler Weg", forse potrebbero poi portare a Bassetti saggi consigli su cosa sia, e come sia, un "Cammino sinodale" che voglia inverare, e non seppellire, il Concilio Vaticano II.

Luigi Sandri (da "L'Adige" del 31 maggio 2021)

Anche papa Bergoglio se ne è accorto

Dopo l'ennesima sferzata ai vescovi italiani affinché si decidano di aprire il cammino sinodale in Italia (tanto fumo e niente arrosto), Francesco ha richiamato un fatto davvero sconcertante: le diocesi italiane non generano più vocazioni al ministero e prendono qua e là seminaristi, preti e religiosi che piovono in una diocesi dall'estero senza essere conosciuti e senza far parte della storia di quella chiesa locale. Riporto dal giornale cattolico "Avvenire" del 25 maggio:

"Papa Bergoglio si è soffermato sulla questione Seminari. In questo momento, ha ricordato, c'è un "pericolo" molto grande. Sbagliare nella formazione e anche nella prudenza nell'ammettere i seminaristi. Abbiamo visto con frequenza seminaristi che sembravano buoni, ma rigidi. E la rigidità non è del buon spirito. E poi ci siamo accorti - ha proseguito - che dietro questa rigidità c'erano dei grossi problemi.

Seminaristi accolti senza chiedere informazioni, che sono stati mandati via da una congregazione religiosa o da una diocesi".

La sottolineatura finale è per la formazione "Credo che su questo il cardinale presidente (Bassetti ndr) ha ricevuto una lettera del prefetto della Congregazione per il clero (il cardinale Beniamino Stella ndr), sulla preoccupazione circa la formazione sacerdotale. Questo dobbiamo averlo presente. Non possiamo scherzare come i ragazzi che vengono da noi per entrare in seminario…".

Si tratta di un problema molto grave. Le "vocazioni" che arrivano e cercano i vari seminari sono in genere persone fragili, bisognose di una tonaca per coprire i loro i loro enormi problemi. Sono persone insicure, bisognose di certezze dogmatiche, di identificarsi in un ruolo sacro.

Sono madonnari, tradizionalisti, sessuofobici, liturghi, poco avvezzi allo studio critico.

Sono persone di cui prendersi cura in altre sedi, non nei seminari.

Franco Barbero

Il rapporto diretto con Dio

"Ogni tanto Gesù si allontanava da tutti. Dopo i bagni di folla e i pressanti incontri che si susseguivano giorno dopo giorno, aveva bisogno di fermarsi, di allontanarsi dal mondo circostante. Dopo aver dialogato con tante persone, sentiva la necessità di sottrarsi alle sollecitazioni esterne cercava di concentrarsi in sé, in un proprio spazio interiore. Si isolava per pregare, per cercare un rapporto diretto con Dio.

Questa sua abitudine di pregare da solo svela un aspetto incredibilmente profondo della sua identità. Pur cercando un rapporto con tutti, egli era un uomo sostanzialmente solo, perché autonomo e indipendente. Trovava tutto il sostegno di cui aveva bisogno esclusivamente in un appello al soprannaturale. E' questa pratica dell'idea dell'invocazione e dell'abbandono incondizionato a Dio che gli dà forza e sta alla radice della sua solitaria vita personale. La visione finale che ci trasmettono i racconti della preghiera  nell'orto del Monte degli Ulivi rivela un carattere costante della sua esistenza. 

Al termine della sua vita la situazione che Gesù si trova ad affrontare è irrisolvibile. Aveva assunto, in modo personale, pesi e fatiche, desideri e attese, aveva sperato in Dio, aveva attivato forze incontenibili. Giunto al compimento del suo dramma, al momento di massima tensione emotiva, riaffiora la fedeltà allo stile di vita che aveva abbracciato. Gesù rimane solo, con le sue sole forze, faccia a faccia con Dio. Continua a essere obbediente. Non chiede nulla che non sia quello che deve avvenire. E tutto avverrà davanti a un mondo che non può dominare e che gli è sostanzialmente lontano ed estraneo. Uomo della mobilità e della convivialità, rimarrà totalmente solo e immobilizzato sul legno".

(tratto da A. Destro e M. Pesce, "L'uomo Gesù", ed. Mondadori, p.211 e p.214)

Guardarsi da tre semplificazioni ricorrenti

Anche Autori che sono ritenuti studiosi seri cadono, rispetto alla lettura della figura storica di Gesù, in luoghi comuni dai quali finalmente la ricerca più rigorosa ha preso congedo.

Santiago Villamayor, parlando della interpretazione liberatrice e postreligionale di Gesù di Nazareth, scrive: "Si tratta di un processo simile a quello seguito dallo stesso Gesù nel suo superamento dell'ebraismo. Gesù ha trasformato il concetto di persona religiosa, ha messo da parte il culto, ha centrato il suo sguardo sui più deboli e si è servito del linguaggio popolare e metaforico. Benché, come ebreo e come figlio del suo tempo, partecipasse del teocentrismo e della religiosità dell'epoca, le sue esperienze interiori e la sua compassione lo avrebbero condotto a un paradigma etico e spirituale totalmente inedito nella storia" (Una spiritualità oltre il mito, Gabrielli Editori, pag,178).

Che Gesù abbia superato l'ebraismo era un'affermazione comune fino a 50 anni fa. Oggi è una barzelletta. Affermare che Gesù abbia messo da parte il culto costituisce un travisamento totale: Gesù ha, come i profeti, condannato le perversioni religiose del culto, non il culto in sé.  Che Gesù sia giunto "a un paradigma etico e spirituale totalmente inedito nella storia" oggi viene chiarito come un processo di magnificazione agiografica, di singolarizzazione che si è costruito attorno al "mito del fondatore" (Fernando Rubio). Altri percorsi religiosi hanno espresso livelli etici di non minore validità e innovazione. L'affermazione che Gesù di Nazareth abbia superato l'ebraismo resta comunque molto diffusa e lenta a morire. Ha causato nella storia dei tragici travisamenti e delle profonde rotture.

Franco Barbero

Sono molto ebreo, ma non sono per niente sionista

La politica di questo governo israeliano è il peggio del peggio. Non ha giustificazioni, è infame e senza pari. Vogliono cacciare i palestinesi da Gerusalemme est, ci provano in tutti i modi e con ogni sorta di trucco, di arbitrio, di manipolazione della legge. È una vessazione ininterrotta che ogni tanto fa esplodere la protesta dei palestinesi, che sono soverchiamente le vittime, perché poi muoiono loro, vengono massacrati loro. La politica di Israele è segregazionista, razzista, colonialista e la comunità internazionale è di una parzialità ripugnante.

Tranne qualche rara eccezione, paesi come la Svezia e qualche paese sudamericano, non si ha lo sguardo per vedere che la condizione del popolo palestinese è quella del popolo più solo, più abbandonato che ci sia sulla terra perché tutti cedono al ricatto della strumentalizzazione infame della shoah.

Tutto questo con lo sterminio degli ebrei non c'entra niente, è pura strumentalizzazione. Oggi Israele è uno stato potentissimo, armatissimo, che ha per alleati i paesi più potenti della terra e che appena fa una piccola protesta tutti i Paesi si prostrano, a partire dalla Germania con i suoi terrificanti sensi di colpa.

Io sono ebreo, anch'io vengo da quel popolo, ma la risposta all'orrore dello sterminio invece che quella di cercare la pace, la convivenza, l'accoglienza reciproca, è questa? Dove porta tutto questo? Il popolo palestinese esiste, che piaccia o non piaccia a Nethanyau. C'è una gente che ha diritto ad avere la propria terra e la propria dignità, e i bambini hanno diritto ad avere il loro futuro, e invece sono trattati come nemici.

Ci sono israeliani coraggiosi che parlano, denunciano. Ma la comunità internazionale no, ad esempio l'Italia si nasconde dietro la sua pavidità, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ci dovrebbe essere una posizione ferma, un boicottaggio, a cominciare dalle merci che gli israeliani producono in territori che non sono loro. La pace si fa fra eguali, non è un diktat come vorrebbero gli israeliani.

Io non sono sul foglio paga di nessuno, rappresento me stesso e mi batto contro qualsiasi forma di oppressione, è il mio piccolo magistero. Sono con tutti quelli che patiscono soprusi, sopraffazioni e persecuzioni e questo me l'ha insegnato proprio la storia degli ebrei.

Io sono molto ebreo, ma non sono per niente sionista.

Moni Ovadia

Commento al Padre nostro: Dio non è per noi un "lui" ma un "tu"

Una straordinaria pagina del biblista Paolo De Benedetti

(da rivista QOL/201)

 

"Questa preghiera, se voi fate solo un minimo di attenzione, potrebbe essere recitata da un credente di qualsiasi religione, non politeista, ovviamente: da un ebreo, da un musulmano, da un cattolico, da un protestante, ecc. Ed è, non dimentichiamocelo, il frutto culturale dell'esperienza fatta da Gesù stesso, da lui stesso: le cose che dice nel Padre nostro sono tutte frutto della sua esperienza. Ecco perché il Padre nostro è forse la forma più alta del rapporto di qualunque uomo, di qualunque essere umano, compreso Gesù, con Di. E sottolinea una cosa su cui non riflettiamo mai abbastanza, ossia che Dio è il nostro 'tu', infatti nel Padre nostro diamo del tu a Dio. Nella preghiera del qaddìsh si dice: 'sia santificato il suo nome', nel Padre nostro, invece, diciamo: 'sia santificato il tuo nome'. Questo ci conferma la concezione sia dell'Antico Testamento sia del Nuovo Testamento che Dio è il nostro 'tu' e noi siamo il suo 'tu'. Ossia, si fa un grande uso del parlare di Dio in terza persona, nella teologia, nella letteratura, ecc., ma quando noi abbiamo a che fare con Dio, ricordiamoci sempre che non è un 'lui', ma un 'tu'; e di conseguenza - questo non è detto, ma lo si deduce - noi non siamo per lui un 'lui', ma siamo un suo 'tu'.

Commento di Franco Barbero

 

Oggi va di moda, in certi settori che non hanno mai fatto i conti con l'ebraismo antico e con il giudaismo del tempo di Gesù, la eliminazione del "tu" nella relazione con Dio.

Questa riflessione dell'indimenticabile Paolo De Benedetti ci aiuta a leggere la Bibbia e a vivere la nostra vita in chiave di relazione con questo "Tu" e superare alcune critiche

banalizzante e ideologiche che confondono il Tu relazionale con il teismo dogmatico.

È per paura

È per paura di essere criticati ed emarginati

che rinunciamo ad essere profeti.

È per paura di perdere consenso

che mettiamo da parte la coscienza critica.

È per paura di affrontare gli oppressori

che permettiamo ai potenti di chiudere la bocca agli esclusi.

È per paura di essere perseguiti

che non denunciamo le ingiustizie e i corrotti.

È per paura di creare polemica

che lasciamo un fratello sotto attacchi ingiusti.

È per paura di perdere le nostre sicurezze e privilegi di oggi

che non rischiamo il nuovo che viene dalla lotta e dall'impegno, per un mondo differente e giusto.

Carlos Alberto Libanio Christo, domenicano

Piccoli passi possibili

Il mio compito è farmi portavoce fedele di alcune riflessioni e proposte che sono emerse nelle comunità cristiane di base di Piossasco e di Pinerolo Via città di Gap.

Le frasi bibliche di Luca 9,57-62 "Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio» Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Matteo 18,8 e Marco 9,43-47, con la loro coloritura e con la loro tonalità apocalittica, possono aiutarci a sottolineare che questa, per la nostra fede, è la stagione, il tempo di puntare all'essenziale.

Gesù di Nazareth, in viaggio con i discepoli e le discepole verso Gerusalemme, esperimentò in sé e nei discepoli disagio e incertezza. In questo tempo il richiamo evangelico, con espressioni così radicali, può costituire un appello particolarmente significativo, pungente e propositivo, anche per il nostro cammino.


A noi è parso di individuare tre doni e due proposte. Ecco i tre doni:

1) Nel nostro cammino di decenni di vita comunitaria si è fatto più chiaro l'essenziale, la sintesi vitale: stare sempre dalla parte dei deboli, emarginati/e e oppressi e vivere tutto questo al cospetto del mistero di Dio, alla Sua presenza.

Questo per noi negli anni si è articolato ed espresso in tante lotte politiche e teologiche. In questo difficile cammino ci ha accompagnato un radicamento costante nella lettura biblica e abbiamo deposto alcuni fardelli e abbiamo creato nuovi percorsi comunitari, liturgici, che hanno permesso a tanti nuovi soggetti di diventare protagonisti dentro la realtà comunitaria (donne, soggetti lgbtiq+, teologi dissenzienti…).

 

2) Un secondo dono, favorito anche dall'età media elevata dei componenti delle cdb, ha stimolato un processo crescente di contaminazione, difficile ma feconda, con altre realtà ecclesiali, ecumeniche, di impegno sociale. Abbiamo operato questo "slargo" entrando in empatia con tante altre realtà dei nostri territori, nel difficile impegno di non perdere certe acquisizioni per noi vitali, ma di dare spazio all' esperienza delle necessarie differenze e mediazioni.  Abbiamo percepito questa "contaminazione" come parte essenziale della nostra testimonianza, ma anche come una scelta necessaria per la nostra sopravvivenza come movimento.

 

3) Un terzo dono di questa stagione è stata la scoperta delle possibilità che provengono dal buon uso delle tecnologie.  La "rete" e il lavoro in rete, con gli aspetti dolorosi e faticosi che abbiamo sperimentato, hanno donato alle nostre comunità l'opportunità di entrare in relazione con altre realtà e con persone esterne del nostro circuito. Sì, la tecnologia ci ha permesso relazioni prima impossibili e assai più estese.

In una situazione segnata da forti limiti, abbiamo scoperto ed attivato una opportunità che sarà utile anche per il futuro, nel tempo successivo alla pandemia.

 

E vengo alle due proposte

 

1) Vista la probabile imminenza del Sinodo della Chiesa Cattolica italiana, non potremo mancare a questo appuntamento.  A nostro avviso, sarà bene cercare le strade più percorribili per lavorare ad una struttura e ad un cammino ecclesiale il più vicino ad una "vera" sinodalità. Attorno ai sinodi esiste, a nostro avviso, una retorica, un discorso alato che però compromette in larga misura una coerente sinodalità.

Anche la recente vicenda del sinodo Panamazzonico parla chiaramente: il documento con cui Papa Francesco ha risposto alle richieste sinodali ha sostanzialmente affossato le proposte confermando, ancora una volta, che la sinodalità reale è tutta da costruire. Il potere deliberativo è tutto ben saldo nelle mani gerarchiche. 

Il "caso Italia", dove esiste un episcopato sordo agli appelli del papa, sostanzialmente estraneo ai problemi reali delle comunità e soprattutto molto determinato nell'evitare un dibattito sui temi nodali, avrà bisogno di una base ecclesiale che sappia farsi sentire e sappia dissentire. L'ho espresso a chiare lettere nel mio ultimo libro "Senza chiedere permesso".

A mio avviso, manca nella chiesa italiana una rigorosa riflessione sul significato della sinodalità e non esistono concrete ricerche teologiche e pastorali che promuovano sentieri percorribili verso una sinodalità degna di questo nome e fuori dalle consuete e bonarie riflessioni sulla comunione ecclesiale.

 

2) La seconda riflessione che proponiamo all'attenzione di questa assemblea e delle comunità cristiane di base è questa: ci sembra utile riscoprire e praticare la dimensione sabbatica nella nostra vita di fede.  Non si tratta di ripetere il sabato ebraico, ma di ripensare il significato dell'eresia anticapitalistica del sabato e la sua valenza di lotta senza quartiere al monoteismo del mercato. Il sabato ebraico apre i nostri occhi e i nostri cuori sulla multidimensionalità della vita, del nostro essere in relazione con il mistero di Dio, al senso e alla realtà del Creato.

Finisco questa comunicazione con una constatazione che spesso emerge nelle nostre comunità e si traduce in una profonda gioia e in una calda canzone d'amore al Dio della vita.

La nostra fede ebraico-cristiana costituisce, a nostro avviso, una incontenibile spinta a contaminarci e a coinvolgerci con tutto ciò che l'ethos dell'amore universale va creando nei passi, multiformi e parziali, della storia: una fede amica della vita.

Franco Barbero

(intervento al Seminario delle comunità cristiane di base del 1-2 Maggio 2021)

Anno nuovo… vita nuova?

Per anni sono stato un nevrotico. Ero ansioso, depresso ed egoista. E tutti continuavano a dirmi di cambiare. Ciò che mi faceva più male era che anche il mio migliore amico continuava a dirmi quanto fossi nevrotico. Anche lui continuava a insistere che cambiassi. E io ero d'accordo anche con lui, e non riuscivo ad avercela con lui. E mi sentivo così impotente e intrappolato.

Poi, un giorno, mi disse: "Non cambiare. Rimani come sei. Non importa se cambi o no. Io ti amo così come sei; non posso fare a meno di amarti". Quelle parole suonarono come una musica per le mie orecchie: "Non cambiare. Non cambiare. Non cambiare... Ti amo". E mi rilassai. E mi sentii vivo. E, oh meraviglia delle meraviglie, cambiai! Ora so che non potevo cambiare davvero finché non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe amato, che fossi cambiato o meno.

Anthony De Mello, "Il canto degli uccelli" (da "Qualevita", n. 190)

Cresce il numero dei diaconi

Un po' in tutta la chiesa cattolica italiana cresce il numero dei diaconi e crescono i preti che provengono dall'estero. Anche la mobilità da una diocesi all'altra è notevole.

Tutto questo serve a coprire la lenta ma continua diminuzione del clero locale.

Tra tante cose buone, una nota estremamente negativa non può essere nascosta: i ministri ordinati sono sempre maschi e questo favorisce la permanenza e la riaffermazione di

una chiesa patriarcale.

Solo i vescovi non diminuiscono... perché la revisione del numero delle diocesi è impedita da campanilismi e da "amori" per le piccole sedi storiche.

E poi… tra i vescovi... l'idea che ci siano delle donne può ancora attendere qualche secolo.

Franco Barbero

La perfezione

La perfezione si raggiunge non quando non c'è niente da aggiungere, ma quando non vi è più niente da togliere.

Antoine de Saint-Exupéry

Due letture da non perdere

Spero che abbiate letto "Millenium" (maggio 2021) per le accurate riflessioni sulla magistratura italiana con annessi e connessi e sul sinodo delle donne previsto per l'otto marzo 2022.

Spero che abbiate letto un utilissimo libro di Adriana Destro e Mauro Pesce intitolato: "Il Battista e Gesù" (Carocci Editore, pp.268).

Si tratta di due movimenti giudaici nel tempo della crisi. Farò una segnalazione molto presto sul mio blog. La lettura è piacevole, scorrevole e storicamente utile.

Franco Barbero

Salmo 30

"Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia, perché io possa cantare senza posa. Signore mio Dio, ti loderò per sempre".

 

Le solite "buone notizie" dal Vaticano

Il papa ha dato il via al nuovo Codice di Diritto canonico che entrerà in vigore con un documento intitolato "Pascete il gregge di Dio".

Tra i tanti provvedimenti che giungono in estremo ritardo contro gli abusi, figurano poi le solite "carezze" verso le donne: sono scomunicate le persone che consacrano le donne al ministero e le donne stesse che vengono consacrate.

La gerarchia non si smentisce

Franco Barbero

DALLA NOSTRA COMUNITA'

Questa comunità

  • Di buon mattino il sole ci regala i suoi primi raggi... Ci parla di questa nostra vita che ora sembra poter uscire dalla lunga ombra del confinamento... Speriamo di aver portato nella profondità del nostro cuore alcune lezioni utili per il futuro ed entriamo con prudenza nel nuovo giorno. Sarà davvero un nuovo giorno? Probabilmente fra poche settimane, prima della pausa estiva, sarà possibile qualche momento in presenza.
  • Forse stiamo imparando ad accogliere con un po' di serenità limiti e fragilità, a vivere al cospetto di Dio nel nostro quotidiano con maggiore "sapienza" e con accresciuta consapevolezza quanto le nostre esistenze siano connesse ed interdipendenti. La lettura biblica di questi mesi spesso ci ha aiutato ad aprire gli occhi e il cuore su questo "tempo" con le sue incertezze e le sue opportunità.
  • Abbiamo terminato il lungo cammino del seminario nazionale delle comunità cristiane di base: un'esperienza impegnativa e feconda che ci ha regalato una serie di incontri e confronti preziosi. Ora la chiesa cattolica italiana ha dato inizio al sinodo in cui cercheremo anche noi di fare la nostra parte. Ma la "partenza" è piuttosto fiacca.
  • Nell'assemblea di domenica 30 maggio abbiamo scelto le letture bibliche che affronteremo dall'inizio di settembre: Genesi e tutto il libro di Isaia. Nei mesi di luglio e agosto si svolgerà soltanto l'incontro del venerdì alle ore 20:45, alternando eucarestia e gruppo biblico. Chi prepara la serata, sceglie i testi biblici. Per tutto il mese di giugno proseguono regolarmente i gruppi, ma martedì 22 e 29 approfondiremo alcuni temi dell'ultimo libro di Franco. Questo foglio di comunità esce in una edizione speciale per cui ne avremo a disposizione parecchie copie cartacee anche per far conoscere a persone interessate al nostro cammino.
  • Durante l'estate, in alcune settimane darò vita ad un breve vocale quotidiano: "Prego con te - prega con me". Questa iniziativa vuole gettare un ponte di vicinanza anche per chi è lontano in un periodo di ferie. Durante questi tre mesi di estate presenterò alcuni libri in rete o nei vocali. Sarà segnalato nel blog quotidiano e negli altri strumenti di comunicazione. Auguri a tutti e tutte di un po' di riposo, di salute, di felici relazioni e di tanta creatività.

Franco Barbero

Il nostro notiziario

Grazie alla spedizione via e-mail abbiamo ridotto il numero di copie cartacee del notiziario. Per ricevere il notiziario via e-mail contattare Francesco (320-0842573).

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