sabato 5 giugno 2021

IL TEMPO PER CAPIRE SE STESSI

 Morresi "Fermatevi, a 13 anni è presto E chi si pente non può tornare indietro"

La componente del Comitato nazionale per la bioetica

«L’intera Europa sta tornando indietro sui farmaci bloccanti della pubertà. Addirittura la Svezia. Non si possono fare azzardi sul corpo dei ragazzi e delle ragazze». Assuntina Morresi, membro del Comitato nazionale per la bioetica, è categorica: «Non conosciamo le conseguenze a lungo termine di questi trattamenti ormonali. Sono centinaia i casi di giovani adulti e adulte che vorrebbero tornare indietro dalla loro transizione iniziata in adolescenza, ma non possono più farlo. E si sentono di nuovo prigionieri».

Morresi, lei votò contro il documento del Comitato di bioetica che nel 2018 autorizzò i farmaci bloccanti per i minori.

«Sì. E non ho cambiato idea. Oggi nei Paesi che furono all’avanguardia dei trattamenti per i ragazzi con disforia di genere è in atto una forte autocritica. In Inghilterra, Finlandia e in Svezia, dove, dopo una drammatica inchiesta sui detransitioner , il Karolinska Institute ha fortemente ristretto i protocolli».

In Italia però le regole sono rigide e parliamo di adolescenti con gravi sofferenze, anche a rischio suicidio .

«Protocolli rigidi ma nessuna vera sperimentazione clinica. Quali rischi avranno i bloccanti sulla densità ossea, fermando lo sviluppo di un corpo che cresce? Non è vero poi che si tratta di un percorso reversibile.

Dopo anni di disallineamento tra la crescita fisica e quella cognitiva, non si torna indietro. Infatti nessuno lo fa.

È nel momento della consapevolezza adulta, quando non c’è più niente da fare che scatta il rimpianto».

In realtà si arriva i farmaci dopo un serio iter psicologico.

«L’età però è sempre quella, 13, 14 anni. Si dice che questi farmaci aiutino a prendere tempo, prima di iniziare la transizione. Ma un adolescente è in grado leggere così bene dentro se stesso? Da bioeticista sottolineo l’abuso più grave: al di là dell’aspetto legale, mi chiedo quanto alla vigilia della pubertà si possa parlare di consenso informato da parte dei ragazzi».

Morresi, sono ragazzi che affermano essere prigionieri in corpo "incongruo". Non è abbastanza?

«Sofferenza che comprendo, ma per evitare sofferenze peggiori ritengo che la transizione, se ci deve essere, debba avvenire in età più adulta. E avolte si scopre che non ce n’è più bisogno».

La Repubblica, 4 giugno