venerdì 4 giugno 2021

L'amaca

Ottanta sindaci rivoluzionari

di Michele Serra   


Senza averne alcun titolo, sottoscrivo con entusiasmo la lettera-appello di ottanta sindaci e amministratori del Pd contro l'orrore burocratico che zavorra la vita del Paese. Spero si rendano conto, gli ottanta, che la loro è una richiesta rivoluzionaria, che sovvertirebbe secoli di convenzioni, brucerebbe foreste di faldoni, distruggerebbe il potere di veto di uffici munitissimi, e soprattutto costringerebbe alla responsabilità personale migliaia di pubblici decisori che sovente, per evitare grane, demandano "ad altro ufficio".

C'è un non detto, nella lettera di quei sindaci, che dico io per loro conto: il pubblico amministratore che, esasperato dalle lungaggini, dai controlli sui controlli, dalle verifiche delle verifiche, decide di accelerare i tempi pur di chiudere una pratica, rischia di brutto. Anche la galera, come se la legge non fosse capace di distinguere tra il mascalzone che favorisce l'azienda del cognato e il servitore della sua comunità che cerca di arrivare in tempi decenti alla soluzione di un problema. "La velocità è democratica", dice la lettera. "Il rispetto delle regole può e deve convivere con la semplicità e il dinamismo". In questo Paese sono parole dal retrogusto marinettiano, futurista, come se gli anni venti fossero ancora quelli di un secolo fa.

Scrissi, pochi anni fa, su questo giornale, un editoriale contro lo stalking burocratico. In quaranta e rotti anni di giornalismo non ho mai ricevuto tante lettere di consenso. Storie di persone annichilite dalla burocrazia, di sindaci dimissionari per frustrazione, anche di sindaci mandati a processo perché, dopo anni di palude, avevano cercato di portare a compimento, con una firma coraggiosa e magari incauta, un iter ammuffito.

Probabilità che il grido di dolore di questi ottanta trovi ascolto: molte. Probabilità che ottenga risultati: poche.


la Repubblica 20 maggio