sabato 17 luglio 2021

L'ULTIMA STAGIONE DI PAPA FRANCESCO

 Un papato tribolato, ma aperto al futuro

In questi giorni papa Francesco, da tempo malfermo di salute, dall’ospedale ci parla dei suoi progettati viaggi verso orizzonti nuovi di cura pastorale.

La sua salute non è il solo elemento che accresce le sue tribolazioni.

In curia deve fare i conti con affaristi e ladri, ma soprattutto è ancora vivo l’antipapa Ratzinger e poi Francesco sa che in larga misura l’episcopato e il clero sono di una sconcertante mediocrità. I nuovi preti sono medioevali, liturghi, persone sacrali.

Anche nelle nomine episcopali e cardinalizie regna sovrana una sconcertante continuità. Mancano le voci profetiche. Invano Francesco cerca la “materia prima” di una nuova ministerialità. Vescovi brava gente, ma privi di intelligenza e di coraggio profetico. Nella partita sono giocatori in difesa. Manca l’attacco…

Il papa spinge al sinodo, ma in Italia sembra non partire… E poi, se c’è qualche sinodo audace come quello tedesco, visto il clima generale, anche lui si mette a tirare il freno. Tuttavia papa Francesco, vecchio e malato, non demorde. Se, come è probabile dai suoi progetti, il papa cercherà di reggere fino alla fine del 2023 – inizio 2024, avrà qualche opportunità per alcune scelte importanti:

  1. Avrà l’opportunità di alcuni incisivi cambiamenti nell’episcopato polacco e in quello statunitense. Si rarefanno i vescovi eletti dal papa polacco, ormai quasi tutti in età pensionabile.

  2. Potrà, già a partire dal 2022, creare nuovi cardinali che garantiscano una certa continuità con il suo pontificato, anche se i giochi di un futuro prossimo conclave restano alquanto imprevedibili.

  3. Sepolto il suo predecessore e concluso il sinodo, potrà forse lasciare la chiesa cattolica con alcuni passi aperti verso una certa limitata sinodalità in cui il laicato riprenda un po’ di ossigeno e di coraggio profetico.

La fine di questo pontificato, che io ipotizzo e non vedrò più, lascerà comunque una traccia nella testimonianza di un pastore vero e di una chiesa piuttosto lacerata. In qualche modo invidio le generazioni più giovani che potranno lavorare al progetto di una chiesa più centrata sul Vangelo e più collaborativa con tutti gli operatori e operatrici di pace e di giustizia nel mondo.

La luce del mistero di Dio è una fiaccola che non conosce tramonto. Sono contento di averla anch’io tenuta accesa per qualche “momento”…


Franco Barbero