lunedì 26 luglio 2021

QUESTA FORMAZIONE NON S'HA DA FARE

Il lieto fine del corso per aspiranti volontarie di Mai + Sole

di Marilisa Rosso

 

"Questa formazione non s'ha da fare" così pareva destinato il corso per aspiranti volontarie di Mai + Sole interrotto nel marzo del 2020 a causa del Covid. Come nel romanzo manzoniano, non è mancato il lieto fine.

Finalmente giovedì 17 e venerdì 18 giugno siamo riuscite a riprendere e concludere un percorso iniziato 15 mesi prima…

Silvia Vanni, Petra Senesi e Manuela Devalle (psicoterapeute che collaborano con Mai +Sole) riannodando i fili del discorso sospeso hanno riportato il gruppo a riflettere, confrontarsi, immedesimarsi in situazioni che la pandemia ha contribuito ad amplificare.

È stato più volte ribadito come la sospensione del giudizio, la capacità di ascolto, l'empatia, il darsi tempo siano basilari per accogliere le donne vittime di violenza. Le soluzioni di chi cerca aiuto non sempre corrispondono a quelle di chi cerca di aiutare. Spesso raccontare la propria storia costellata di abusi e violenza rende più chiara la situazione in cui si convive da anni e il silenzio di chi ascolta si dimostra più efficace di molte parole. Dar voce a pensieri ed emozioni mai espresse, per vergogna e sensi di colpa, può aprire spiragli di consapevolezza mai provati prima, in grado di scardinare percorsi faticosi e aprire varchi di rinascita.

La parte teorica del corso è stata intervallata da momenti in cui siamo state invitate a esprimere, attraverso diagrammi, le nostre caratteristiche personali intese come risorse o percepite come limiti. L'empatia, la capacità di ascolto, la resilienza, l'ottimismo, la forza, la sincerità, la capacità di fare rete, l'importanza della relazione, la consapevolezza, il non avere fretta contrapposte al timore di non essere all'altezza della situazione, non saper dire di no, lasciarsi coinvolgere troppo, aver la presunzione di poter risolvere ogni problema, la frustrazione sono le caratteristiche emerse con maggior frequenza e sulle quali ci siamo interrogate e discusso.

Oltre a prendersi il tempo necessario occorre che le volontarie si pongano ad una giusta distanza dai problemi che possono emergere durante i colloqui, riuscendo a distinguere le emozioni e i sentimenti che appartengono a chi chiede aiuto, da quelli che si innescano in chi ascolta.

Le partecipanti al corso hanno prodotto dei cartelloni utilizzando immagini ritagliate da riviste per sintetizzare l'esperienza vissuta.

 

MARILISA ROSSO

 

 

Ogni donna che si rivolge all'Associazione deve essere accolta ed ascoltata con la massima disponibilità ed empatia. Sospendere il giudizio è il primo passo per farla sentire al centro di un percorso in cui diventi la protagonista delle proprie scelte.

Il compito delle volontarie è di mettere la richiedente d'aiuto a proprio agio, osservando attentamente il linguaggio del corpo, regalandole il tempo necessario per raccontare la propria storia, grazie ad un ascolto attivo, basato sull'empatia e sull'accettazione. La donna deve sentirsi compresa, non giudicata, non forzata a prendere decisioni. Un aspetto importante delle relazioni interpersonali è rappresentato dalla capacità di stabilire confini sani ed equilibrati con l'altro. Ciò ha una valenza bi-direzionale ed è essenziale per entrambe le parti. Chi chiede aiuto, senza un'adeguata distanza, potrebbe sentirsi nuovamente manipolata e non aiutata ad intraprendere scelte autonome, mentre per la volontaria potrebbero porsi problemi di confluenza, ovvero difficoltà a distinguere i propri sentimenti da quelli altrui.

Importante è la consapevolezza che aiutare un'altra persona non significa stabilire a priori le modalità da intraprendere per l'altro, ma accettare le scelte che l'altro, in quel momento, ritiene  più opportune.

Consigli preziosi se "conditi" da delicatezza e rispetto.


(da Insonnia mensile di Racconigi, luglio 2021, pag. 1 e 8 - contatti@insonniaracconigi.it)