domenica 24 ottobre 2021

DA OSPITALITA' EUCARISTICA

 Verbale dell’incontro del vescovo Derio Olivero con l’Ecumenismo non istituzionale

Casa Valdese . Corso vittorio Emanuele, 23 – Torino – 18 ottobre 2021

Il vescovo Derio Olivero, responsabile nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Commissione Ecumenismo ed il Dialogo Interreligioso, ha accolto l’invito, rivoltogli dalla newsletter ‘Ospitalità Eucaristica’, di incontrare con cadenza semestrale quanti si occupano spontaneamente di ecumenismo, senza nomina istituzionale, all’interno di gruppi, movimenti ed associazioni, perché possa tenere conto anche delle loro opinioni quando lavora con gli altri vescovi sulla politica ecumenica nazionale. La CEI è stata individuata non in via preferenziale, ma in quanto è un organismo particolarmente influente dal punto di vista ecumenico sia per la sua storia, sia per le dimensioni che ha in Italia la chiesa cattolica romana che rappresenta; anche Guido Dotti della Comunità di Bose, segretario della Commissione Ecumenismo e Dialogo, ha partecipato insieme al vescovo ai lavori.

Questo primo incontro, che è stato caratterizzato da un clima aperto, franco ed amichevole fra tutti, si è svolto nella Casa Valdese di Torino e vi hanno partecipato in presenza più di sessanta persone, mentre una ventina vi ha partecipato via web. Fra i partecipanti, numerosi i rappresentanti del Segretariato Attività Ecumeniche dove la NL O.E. è stata progettata, e fra loro era presente anche la presidente neoeletta, la valdese Erica Sfredda.

La presidente della chiesa ospitante Patrizia Mathieu ha portato il proprio saluto, ricordando come l’ecumenismo e l’ospitalità eucaristica sono sempre stati condivisi e promossi dalla chiesa valdese, quindi Margherita Ricciuti della redazione della NL. ‘O.E.’, che ha condotto l’incontro, ha esposto i motivi dell’iniziativa, ed ha sottolineato come finora l’O.E. sia in una situazione di stasi procedendo al passo del minuetto, ora avanzando ed ora retrocedendo. Il tempo dell’attesa è finito e vi è una reale urgenza della condivisione, fra tutti i cristiani, della Cena del Signore, loro segno specifico di unità: partecipare insieme a questo rito, comune al solo ed insieme a tutto il mondo cristiano, è particolarmente attuale nel rilevante momento di trasformazione culturale che, sotto la spinta dell’evoluzione tecnologica e degli attuali problemi ecologici, richiede l’elaborazione di un nuovo modo insieme verbale e non verbale di comunicare come il ‘mangiare insieme’ fra amici comporta; un modo che superi i confini europei per aprirsi al mondo, allo scopo di garantire anche alle generazioni future l’apporto specifico del messaggio cristiano. L’unità ha senso quando ciascuno mantiene la propria identità continuamente da riscoprire, altrimenti a prescindere dalle intenzioni si approda soltanto ad una sbiadita e buonista confusione. Illustrando poi i primi dati della ricerca sull’O.E. promossa dalla NL ‘OE’ ha riferito come, in particolare nel mondo cattolico dove l’O.E. è formalmente proibita, essa è molto più sentita di quanto sia effettivamente praticata: i dati sono ancora pochi per tradurli in percentuali, ma già 65 persone su 91 affermano che l’O.E. è ‘un segno di unità dei cristiani, da praticare già ora’; 23 sottolineano come essa rappresenti ‘un viatico per l’unità’ e solo 4 la considerano da praticare solo quando rappresenterà ‘un punto di arrivo’, dopo l’unità e l’autorizzazione delle diverse Chiese. Si tratta ovviamente di persone particolarmente motivate trattandosi di dati provenienti dalle prime risposte pervenute, ma ciò che hanno espresso è comunque significativo.

Per il SAE è intervenuta Marina Serio, cattolica, responsabile del Gruppo Locale torinese, che ha ricordato come la NL ‘OE’ sia da tempo ospitata sul sito dell’Associazione, per sua natura aperta agli input ed alle diverse e differenti esperienze dei soci, considerate tutte come un cammino di riflessione per tutti i cristiani. Annette Hagel-Bludeau, predicatrice lutarana, ha presentato la sua Comunità ‘come esempio per l'urgenza di trovare una soluzione per l'ospitalità eucaristica: quasi tutte le coppie sono composte da cattolici e luterani che finora vengono separati dal sacramento che Cristo invece ha stabilito per creare in Lui la comunione dei credenti! E’ possibile per tutti i cristiani rivolgersi al prete cattolico e chiedere l'ospitalità eucaristica individuale. Può essere l'inizio di un dialogo ecumenico che occorre tanto per conoscersi! Perciò la comunità luterana e quella cattolica che la ospita nella chiesa di San Francesco d'Assisi di Torino cercano il dialogo incontrandosi e pregando insieme. È necessario questo impegno delle Chiese varie per arrivare a una visione comune, sulla base della diversità riconciliata perché, come è descritto nel testo “Battesimo, Eucarestia, Ministero“ del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Lima 1982: “Benché la presenza reale di Cristo nell'Eucarestia non dipenda dalla fede degli individui, tutti però concordano nel riconoscere che per discernere il corpo e il sangue di Cristo occorre la fede.” Cioè occorre la fiducia nella Sua presenza nella celebrazione di una Chiesa diversa.’

La predicatrice valdese Eugenia Ferreri è intervenuta affermando di non comprendere come mai i cattolici sono ben accolti in ogni chiesa evangelica, mentre purtroppo non succede il contrario, nonostante anche lei desideri essere accolta allo stesso modo. Nonostante se ne parli da anni, non si riesce a realizzare insieme la Cena del Signore, e questo non dipende certo da parte evangelica. Si è chiesta poi se per i cattolici ci sono protestanti di serie A e di serie B, visto che ad alcune iniziative solo i luterani sono invitati ed altri, come i valdesi, non lo sono con un atteggiamento niente affatto ecumenico, che considera i luterani diversamente. Ciò non aiuta, in quanto anche fra i valdesi non esiste un grande interesse ecumenico. Riprendendo il tema dell’O.E., chiede poi al vescovo un po’ per scherzo ed un po’ seriamente se, considerata la propria età, può ancora sperare di vedere qualche cambiamento. Dirà poi, in un intervento successivo a quello del vescovo Derio che, nonostante l’età, anche per lei si profila una nuova speranza!

E’ quindi intervenuto Fredo Olivero, prete cattolico della comunità ecumenica di San Rocco, affermando di praticare regolarmente l’ospitalità eucaristica; da lui, ad ogni funzione domenicale sono presenti 3 o 4 evangelici, qualche ortodosso e perfino qualche islamico; questa sua apertura gli ha causato nel 2018 un richiamo da parte della Curia, e successivamente dal Sant’Uffizio, ma la sua condotta non è cambiata. Affermerà poi di aver riscontrato anche in cattolici di alto livello una grande ignoranza ecumenica, e nessuna conoscenza delle altre Chiese, e che sarebbe necessario un percorso di formazione al riguardo.

Ha preso quindi la parola Annalisa Schiffo del gruppo Strumenti di Pace; spiegandone l’organizzazione, ha parlato di un gruppo non strutturato, ma aperto a quanti intendono formare una rete di cristiani ecumenici, in quanto non si può fare ecumenismo fra ecumenismi separati secondo le chiese. Il gruppo si è formato sul tema della pace a cui rimanda il nome, ed ha poi dato vita a due sottogruppi di cui ‘Insieme leggiamo la Parola’ fu il primo, con l’organizzazione di una serie di incontri annuali a più voci su tematiche bibliche; ha poi proseguito Andrea Bo che ha parlato in modo diffuso del secondo ed ultimo sottogruppo, ‘Spezzare il Pane’, affermando che la persona umana ha bisogno di momenti di ritualità anche per condividere la propria fede; è stata scelta la strada dell’O.E. - da non confondere con l’intercomunione - che viene praticata dal gruppo in chiese diverse.

Teresella Parvopassu, del gruppo Strumenti di Pace, è intervenuta leggendo anche il toccante messaggio del pastore battista emerito Emmanuele Paschetto che, con la moglie Didi, fa parte da anni del gruppo: ‘Mentre ringraziamo ancora il vescovo Derio per la sua bella e generosa partecipazione, desidero darvi una comunicazione ricevuta dal pastore Emmanuele Paschetto, nostro amico, testimone dell’evangelo e dell’ecumenismo. Avrebbe tanto voluto essere con noi e anche intervenire, dopo un’esperienza di quasi 40 anni in campo ecumenico, cammino sempre più largo e inclusivo, condiviso con la sua Didi, cammino a cui entrambi ci hanno educato. Non può esserci per motivi seri, ma chiede di trasmettervi questo suo messaggio.

Ricorda che – cito –“proprio dopo la lunga e solida comunanza con Didi, l’ecumenismo è stata l’esperienza più preziosa della mia vita”. E aggiunge che “per questi due percorsi della mia esistenza, non posso non rendere lode e gloria a Dio che mi e ci ha benedetti!”

Mi chiede di portare il loro affetto a tutte le amiche e gli amici con cui ha condiviso la propria strada.

E, con riferimento irrinunciabile alla Parola, “ corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (lettera agli Ebrei 12,1-2).

E ancora dice: “speriamo di poter – noi tutti – fare nostre le parole dell’apostolo: Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede” (I Timoteo, 4,7).

Emmanuele così conclude:

Il Signore vi benedica e vi protegga e sia con tutti voi”.

Con gratitudine e commozione, anche noi invochiamo per lui, per loro, la benedizione del Signore’.

Si uniscono agli auguri di Teresella anche quelli di Margherita per Michele Dosio, prete cattolico della Comunità cristiana di via Germanasca, anche assente per motivi di salute e collegato via web.

La pastora della chiesa valdese ospitante, Maria Bonafede, ha illustrato l’esperienza vissuta in merito alla questione di ammettere o meno i bambini alla Cena del Signore ed alle relative discussioni durate nella chiesa valdese per circa trent’anni; la precedente normativa infatti prevedeva che la 1° comunione avvenisse in occasione della professione di fede, dopo 4 anni di catechismo, e quindi intorno ai 16 anni. Ha successivamente affermato che è stato complicato anche giungere alla stesura del documento sui matrimoni misti e poi superare le difficoltà della sua applicazione pratica.

Enrico Peyretti, della Comunità cristiana di via Germanasca e direttore de ‘Il Foglio’, dopo aver premesso di intervenire a titolo personale, ha affermato che ‘l’ospitalità eucaristica non deve essere considerata una fuga in avanti, ma un rimedio a divisioni ingiustificate, su questioni puramente teoriche o di potere; non c’è una differenza tra le chiese; la chiesa è una sola, con differenze interne, alcune positive, che sono ricchezza, alcune negative, che sono ferite alla testimonianza del vangelo. E' fuori dalla chiesa chi scomunica gli altri. La Cena è del Signore, e non è a disposizione delle chiese dire: "no, tu no!". C'è un prete a Torino che, se va un musulmano, non gli nega la comunione: se per lui non è il pane di Gesù, è il pane dell'amicizia. Diceva Turoldo: "L'amicizia è il sacramento di tutti i sacramenti". Questa nostra riunione sulla via di Gesù è un sacramento, anche se non è scritto nei sacri canoni;nella pandemia, chiuse le chiese, eravamo forse senza eucarestia? Si sperimentarono preghiere domestiche. Erano eucarestie? Senza il ministro autorizzato? Mi scrisse il vescovo Bettazzi che, come c'è il battesimo di desiderio, c'è una eucarestia di desiderio. Mi dico: posiamo chiudere la vita dello Spirito nei codici, così che vale solo se è detta con le parole scritte e prescritte nei libri liturgici?’ 

Jean Felix Kamba Nzolo, pastore valdese della chiesa, interviene sull’unità nella diversità.

Marco Odifreddi, battista, afferma di provenire da una famiglia in cui convivevano diverse appartenenze religiose a cui si è quindi abituato, ma di avere una grande difficoltà a partecipare, in particolare, ai funerali cattolici per le convinzioni teologiche che li sostengono.

Sophie Langenek, pastora valdese della chiesa, richiamando l’intervento di Fredo afferma che la formazione è necessaria in tutto e che sarebbe utile pensare ad alcuni percorsi formativi in quanto manca l’ascolto nel dialogo e l’interesse a conoscersi di più.

Prende la parola il vescovo Derio Olivero, presidente della Commissione Ecumenismo e Dialogo Interreligioso della CEI, affermando di essere lì soprattutto per ascoltare. Si dice preoccupato per l’esculturazione del cristianesimo; in molte famiglie è venuta meno la trasmissione della fede e questo è vissuto da alcuni con molto disagio. Ha continuato dicendo che la Cena è ‘del Signore’, concetto che nella pratica dovrebbe essere preso seriamente in considerazione. L’ospitalità eucaristica rappresenta un punto di partenza per capire le reciproche differenze, e per fortuna che esistono delle diversità dalle quali chiunque può apprendere qualcosa di buono!

Nella sua agenda dell’ecumenismo metterebbe al primo posto la capacità di dialogo. Una particolare attenzione va rivolta al mondo attuale dove si può constatare una progressiva irrilevanza delle nostre singole chiese nel mondo moderno, chiese che dovrebbero essere motori di dialogo, in quanto possiamo aiutarci l’un l’altro per dire insieme ‘cristianesimo’.

Per quanto riguarda l’O.E., la questione rituale è doppiamente rilevante. Essa sottolinea il valore della ritualità e dovrebbe anche aiutarci nel rivalutare le nostre eucarestie.

Il mio programma di lavoro è di sentire nei prossimi mesi tutti i vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta sulla questione ecumenica in generale e sull’ospitalità eucaristica in particolare. E di giungere entro la scadenza del mio mandato di 5 anni ad un’assemblea della CEI sull’ecumenismo e di presentare (entro un anno) al papa una proposta comprendente anche l’ospitalità eucaristica’.

Guido Dotti, monaco di Bose, che già aveva affermato di ritenere ritiene paradossale che si constati la propria divisione celebrando l’unica cosa che dovrebbe trovarci uniti tutti insieme, conclude il dibattito esponendo una sua seria e divertente dottrina sulla successione apostolica, condizione, nella chiesa cattolica, per l'ordinazione di chi solo può presiedere l'eucaristia; ricorda che gli apostoli litigavano tra loro per chi doveva avere i primi posti, affermando che possiamo stare tranquilli, perché dove i cristiani litigano su quelli che devono essere i primi, lì c'è la successione apostolica! Ha proposto una dottrina misericordiosa, confortante, liberante, umile, invitando tutti a tornare all’ascolto della Parola, ma ‘ascoltandola’ e non solo ‘sentendola’.

Matteo Ricciardi, pastore della Chiesa del Nazareno, in conclusione della serata esegue un breve stacco musicale al clarinetto, e si conclude con il canto comune del Padre Nostro.

Il prossimo incontro si terrà in aprile 2020 presso la chiesa cristiana di San Rocco a Torino affidata a Fredo Olivero, prete cattolico, proseguendo lo scambio sul percorso ecumenico nel frattempo realizzato.