domenica 3 ottobre 2021

MATTONE SELVAGGIO

 IL CONSUMO DI SUOLO È UN ABUSO ISTITUZIONALE IN BARBA ALLA COSTITUZIONE

17 Settembre 2021

Domani

A cosa servono  l’Ispra e i suoi pregevoli rapporti annuali,  giunti alla ottava edizione, intitolati saggiamente e scientificamente: “Consumo  di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”?

Antonio Cederna nel 1984 pubblicava sull’Espresso un articolo dal titolo “Mattone selvaggio” dove stigmatizzava quella che definiva una “distorsione mentale” secondo la quale nel diritto di proprietà è compreso il “diritto di edificare” (e, nell’epoca della catastrofe climatica in corso, il diritto di “tagliare gli alberi”) e il territorio un “res nullius”, una “cosa di nessuno”, come se il suolo naturale e agricolo fossero delle risorse  rinnovabili infinite.

Nel 1984 Antonio Cederna denunciava nel sud d’Italia un “abusivismo edilizio virale”, diffuso, un vettore elettoralistico-clientelare che faceva tabula rasa delle ricchezze paesaggistiche del bel paese, seguito a ruota  dall’italico e incivile fatidico “condono edilizio”.

La denuncia di Antonio Cederna risale a 37 anni fa e gli otto rapporti annuali dell’Ispra sul consumo di suolo purtroppo ci confermano che non è cambiato nulla nella cultura popolare e amministrativa del bel paese.

Ma, forse, in peggio, qualcosa è cambiato nella prassi amministrativa del “governo del territorio”, attraverso una specie di metamorfosi antropologica e politica che ha partorito una sorta di “abusivismo edilizio istituzionale”.

In cosa consiste questo “abusivismo edilizio 4.0”?

Consiste nel “non legiferare” a livello nazionale uno  stop a nuovo consumo di suolo, rinunciando così  a cogliere le indicazioni tecnico-scientifiche-climatiche degli annuali rapporti dell’Ispra o nel “legiferare con leggi regionali ossimoro”  sul consumo di suolo, vanificando i principi e gli obiettivi dell’azzeramento del consumo di suolo attraverso una  mole impressionante di deroghe.

L’Ispra ricorda agli amministratori pubblici che se la velocità di copertura artificiale rimane quella attuale di 2 mq al secondo si può stimare il nuovo consumo di suolo in 1.552 km2 tra il 2020 e il 2050 con una serie di danni trasversali, ecologici ed economici.

Il rapporto Ispra 2021 stima come “dal 2012 al 2021 il suolo consumato non abbia potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155.000 quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori), lo stoccaggio di quasi 3 milioni di tonnellate di carbonio”.

Date le conseguenze ecologiche, climatiche, economiche, paesaggistiche, sanitarie, non è un “abuso istituzionale” di chi governa il territorio “non fermare” o “far finta di fermare il consumo di suolo”?

Questa uniformità di pensiero che vede accomunata tutta la partitocrazia, sia di destra che di sinistra, si fonda su un concetto “consociativamente condiviso”: le attività economiche legate al consumo di suolo creano occupazione, consenso elettorale, visibilità.

Non c’è il “coraggio morale e politico” di posare uno “sguardo” ed avere un “linguaggio” diversi sull’emergenza ambientale tutta italiana del consumo di suolo…

Si rinuncia a priori, pigramente e codardamente, a cercare di creare occupazione, lavoro, benessere, attraverso la manutenzione di grandi e piccole infrastrutture, il restauro architettonico del costruito e in disuso, l’adattamento funzionale del costruito abitativo e infrastrutturale, la difesa idraulico-climatica, la forestazione urbana.

Le conseguenze ecologiche nefaste  del consumo di suolo e delle risorse naturali, svincolato dal suo legame con la natura, con la terra, con il pianeta, con il clima, non vengono percepite dagli amministratori e, di conseguenza, dagli stessi cittadini…

Un “pensiero unico antropocentrico” e “climalterante” che si fa cultura, costume, non osservanza del limite ecologico, prassi amministrativa e urbanistica senza regole e accomodante, stili di vita consumistici di beni e risorse naturali, ricerca del benessere, delle comodità.

Dante Schiavon