sabato 13 novembre 2021

SAPER DISCERNERE

 Sorgenti vere, sorgenti illusorie

Il credente adulto sa vedere la sorgività della vita e della fede in mille spazi diversi, ma la fonte non va scambiata con i mille ruscelli che finiscono nel secco, nell'illusione, nella dispersione, nelle mille "singolarità" oggi di moda.

Ma cercare altre acque, dissetarci ad altre sorgenti, abbeverarci ad ogni torrentello oppure seguire altre stelle o scaldarci ad altri fuochi può essere illusorio e sterile: "Chi tra voi vive al cospetto del Signore ed ascolta la voce del suo servo, chi cammina nelle tenebre senza alcuna luce, confidi nel nome del Signore e si appoggi al suo Dio! Ecco, voi tutti che accendete un fuoco, che attizzate braci ardenti, andate nelle fiamme del vostro fuoco e dai tizzoni che avete fatti bruciare" (Isaia 50, 10-11a).

La parola del profeta risuona negli anni dell'esilio: ovunque c’è freddo e tenebra. La tentazione è quella di cercare luci fatue, ingannevoli e di scaldarsi a fiamme artificiali oppure di credere di trovare in se stessi il fuoco al quale riscaldarsi. Agli uomini che confidano nel loro proprio fuoco interiore per illuminarsi il profeta rivolge l'ammonimento a stare attenti perché questo fuoco si trasformerà in un incendio divoratore.

Come i sapienti di cui ci parla il vangelo di Matteo (2, 1-12), nel nostro incerto pellegrinare è essenziale tener gli occhi fissi alla stella del cielo e calcare la terra. La stella, come documenta la leggenda dei magi, ha le sue eclissi, ma ritorna a splendere e indica la direzione del viaggio.

Possiamo essere stanchi e disonorati, mille volte delusi/e, ma sulla strada di Gesù risuona vera anche per noi la voce del profeta dell'esilio: “Ascoltatemi...guardate la roccia da cui siete stati tagliati e la casa da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, nostro padre, a Sara, che vi ha generato. Levate gli occhi al cielo e guardate in basso la terra: il cielo si dissolve come fumo e la terra si logora come una veste, ma la mia salvezza durerà per sempre" (Isaia 51).
Ecco il Dio che nutre i nostri cuori e ritorna dopo ogni eclisse. Non sempre la sua parola sarà "dolce come il miele" (
Ezechiele 3, 3), ma certamente diventerà lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino. O Dio, fammi vivere delle parole che escono dalla Tua bocca. Che io cerchi, o Signore, il Tuo volto, che io cerchi il nutrimento che viene da Te. Possano essere vere per me le parole del salmo:

"Come una cerva anela verso rivi di acqua
così il mio cuore anela verso di Te, o Dio.
Io ho sete di Dio, del Dio vivente" (42, 1-2).
"Dio, Dio mio, Te io cerco fin dall'aurora;
di Te ha sete il mio cuore;
verso di Te anela la mia carne
come una terra deserta, arida, senz'acqua" (63, 2).
"Protendo verso di Te le mie mani...
verso di Te è proteso il mio cuore" (143,6).

Franco Barbero, 1991